La Lega non si alleerà alle Politiche con il Pdl se quest’ultimo non concederà a Maroni la candidatura alla presidenza della regione Lombardia. E viceversa. Ovvero, se il Carroccio non competerà in coalizione con il Pdl per Camera e Senato, dovrà correre da solo anche in Regione. Con una postilla: a quel punto, Berlusconi – sul quale, per inciso, Maroni a posto il veto per la premiership – richiamerà i suoi dai consigli e dalle giunte di Veneto e Piemonte. E la Lega perderà le uniche due regioni italiane, oltretutto tra le più importanti, che governa. Una partita delicatissima, ove le sorti dei due giocatori sono legate a doppio filo. Mario Mantovani, senatore e coordinatore regionale del Pdl ci svela tutte le variabili in campo.
Crede che l’accordo si farà?
Stiamo lavorando strenuamente per vedere di chiudere al più presto.
A che punto siete?
L’intesa è vicina. Mancano solamente da definire alcuni punti fondamentali del programma. Vorremmo proporre, infatti, cose fattibili; non siamo populisti e intendiamo restare fedeli al patto stipulato con gli elettori in campagna elettorale.
La Lega, in passato, aveva fatto sapere che avrebbe fatto l’accordo se il Pdl avesse staccato la spina al governo Monti e se fosse stato disposto a lavorare per la costituzione della macroregione del nord
Sulla sfiducia sostanziale al governo Monti, mi pare che i fatti si commentino da soli. Abbiamo deciso di non confermare la fiducia, in occasione dell’esame del Ddl sviluppo, consapevolmente. Non tanto per le richieste della Lega, quanto perché era tempo di porre fine all’uso indiscriminato della tassazione. Sulla questione della macroregione, poi, non abbiamo obiezioni di sorta; salvo il fatto che riteniamo opportuno arrivarci attraverso una fase preliminare di autonomia regionale. Non è pensabile che le regioni del nord cedano all’improvviso la propria sovranità ad una nuova entità sovraregionale. Sarà necessario, quindi, riformare anzitutto l’architettura dello Stato.
In tempi recenti, si è aggiunta un’altra condizione: il 75% delle imposte deve restare sul territorio che le ha prodotte
Anche in tal caso, siamo d’accordo; ma l’ipotesi è percorribile esclusivamente attraverso una legge varata dal Parlamento. Altrimenti, cosa facciamo, ci mettiamo tutti a non pagare le tasse? In tal senso, l’alleanza conviene anzitutto alla Lega, per non essere condannata all’irrilevanza.
Infine, Maroni ha fatto sapere: mai con Berlusconi candidato premier
Berlusconi, avendo compreso che il partito, senza di lui, era sceso al 14%, ha deciso di impegnarsi in prima persona nella campagna elettorale. Ora il Pdl si aggira attorno al 20%. Tuttavia, non gli è mai passato per la testa di tornare a fare il premier. Il problema non si pone.
Tremonti potrebbe essere il candidato premier dell’eventuale coalizione?
Guardi, il candidato sarà indicato dal partito di maggioranza relativa. Sta di fatto che l’incarico lo conferisce il presidente della Repubblica. Lasciamo, quindi, che gli eventi seguano il loro corso naturale.
Nel Pdl c’è condivisione rispetto alla candidatura di Maroni in Regione?
Direi di sì.
Anche da parte di Formigoni?
Beh, Formigoni fa parte del Pdl. Siccome abbiamo uno statuto che si è tenuti a rispettare, e l’indicazione del governatore la fa il presidente del partito di concerto con il comitato di presidenza, non mi pare che ci possano essere problemi.
Sta di fatto che Albertini resta in campo. Non teme che la sua candidatura possa spaccare il partito?
Generalmente, le defezioni sono possibili nel caso di persone ambiziose, autoreferenziali, o che pensano di essersi guadagnate il posto che occupano nel partito esclusivamente per propri meriti e non perché facevano parte di un progetto politico generale.
Se Formigoni appoggiasse ufficialmente e definitivamente la candidatura di Maroni, il Pdl lo candiderebbe al Senato come capolista in Lombardia?
Sono decisioni che prende in partito. Credo, in ogni caso, che ne avrebbe pieno titolo.
Cosa succede se l’accordo dovesse saltare?
La candidatura della Gelmini resta un’ipotesi verosimile.
In tal caso, potreste effettivamente staccare la spina alle giunte regionali di Veneto e Piemonte?
Lo abbiamo detto e, col tempo, eventualmente, lo faremo. Non credo, in ogni caso, che se la Lega facesse una scelta di questo genere, il segretario Maroni potrebbe candidarsi; in Regione sarebbe sicuramente e, oltre a perdere le due Regioni che la Lega controlla, il partito sarebbe destinato, come già detto, all’ininfluenza parlamentare.
(Paolo Nessi)