La proposta ha il suo fascino ma la sensazione che si tratti di una banale sortita elettorale è forte. Da tempo la Lega ha un nuovo refrain: se Maroni conquisterà la Lombardia sarà possibile dar vita di fatto, alla macroregione del nord, assieme a Veneto e Piemonte, già a guida leghista. Questo nuovo soggetto, secondo il Carroccio, potrebbe, pretendere da Roma che il 75% delle tasse prodotte in Lombardia resti in Lombardia. Per farne cosa? «Si potrà eliminare nella Regione il bollo auto, il ticket, l’accisa sulla benzina e si potranno dare libri gratis nelle scuole elementari e medie», ha affermato il leader del Carroccio a Radio 24. Abbiamo chiesto a Carlo Buratti, professore ordinario di Scienza delle finanze nella facoltà di Scienze politiche dell’Università di Padova se si tratta di ipotesi verosimili.
Trattenere il 75% della tasse sul territorio che le produce è possibile?
E come finanziamo il resto del Paese? Una certa redistribuzione è inevitabile e bisognerebbe capire, anzitutto, se quel 25% è sufficiente per finanziare i servizi dello Stato centrale.
Lo è?
Ad occhio, direi proprio di no. Non risultano Stati federati che tengano per sé cifre così alte. Per fare un esempio tutto sommato vicino a noi, la Catalogna tiene solo il 50% delle imposte che produce. Le statistiche fiscali degli stati federati ci dicono che da nessuna parte il 75% va agli enti intermedi. I servizi centrali, dalla difesa, alla giustizia, ai rapporti internazionali, non sarebbero sostenibili. Si pone, oltretutto, un altro problema.
Quale?
In qualunque Stato, i cittadini della aree più deboli vanno tutelati. Certo, si può discutere del livello di ridistribuzione attuale. Ma la proposta di Maroni è del tutto impraticabile. Salvo che nelle regioni a statuto speciale come il Trentino dove, per esempio, il 90% resta in mano ai cittadini. Ma, per l’appunto, si tratta di eccezioni che se diventassero norma renderebbero il sistema insostenibile.
In ogni caso, un’ingente riduzione dei trasferimenti sarebbe una strada politicamente praticabile?
Si tratterebbe di una legge adottata dal Parlamento dove la numerosità dei parlamentari del centro-sud difficilmente la farebbe passare. Sarebbe necessario, oltretutto, modificare il nostro impianto istituzionale, rivedendo le funzioni dello Stato e delle Regioni. Se risorse così rilevanti venissero assegnate ad una Regione, sarebbe lecito attendersi che anche le funzioni di quella regione venissero potenziate. Da questo punto di vista, potrebbe avere senso ipotizzare una sorta di federalismo differenziato.
Cosa intende?
Si potrebbe concedere maggiore autonomia di spesa, e maggiori entrate, a quella Regioni che dimostrassero di essere in grado di tenere i propri bilanci in ordine, pur erogando i servizi in maniera efficiente.
Secondo Maroni, le maggiori risorse si potrebbero usare per abolire il bollo auto, il ticket, le accise sulla benzina e per comprare gratis i libri scolastici per la famiglie
Beh, se fosse possibile riassegnare il 75% delle imposte alla Lombardia, ci sarebbe spazio per fare qualunque cosa…
Se, invece, la cifra riassegnata non fosse così elevata, ma più realistica, come dovrebbe essere reimpiegata?
Anzitutto, in questo periodo di crisi e di minor competitività della imprese italiane rispetto a quelle dei Paesi emergenti, andrebbe tutelato il sistema produttivo; incentivando la realizzazione di opere pubbliche e di infrastrutture. Favorendo, magari, impianti energetici dai costi più contenuti. Misure quali l’abolizione del bollo, francamente, possono essere vantaggiose sul fronte elettorale, ma non favoriscono di certo lo sviluppo della Regione.
E le altre misure proposte da Maroni?
Credo che sostenere i ceti più deboli che, in questo periodo, sono particolarmente provati, sarebbe indubbiamente opportuno. Le maggiori risorse potrebbero certamente essere impiegate nei confronti, per esempio, delle famiglie numerose. Ma la priorità, da questo punto di vista, non è rappresentata dalle proposte di Maroni quanto, piuttosto dall’incentivazione degli ammortizzatori sociali o dalla salvaguardia dell’occupazione.
(Paolo Nessi)