Domenica 13 ottobre ad Abbiategrasso il cardinal Angelo Scola ha presieduto al rito solenne della dedicazione della Chiesa di San Gaetano, una chiesa che è stata edificata negli anni cinquanta per rispondere all’esigenza di un nascente oratorio di quartiere e che in questi anni è stata restaurata grazie alla determinazione di mons. Paolo Masperi che vi si è impegnato con tutte le sue energie e alla genialità di mons. Domenico Sguatamatti e dell’architetto Alessandro Rondena che assieme alle maestranze hanno compiuto il capolavoro di far rivivere un’opera altrimenti destinata a cadere in disuso. Quello che invece è apparso agli abbiatensi il 13 ottobre è stato un piccolo miracolo, la chiesa ormai vecchia e fredda, buia e anonima è apparsa un’altra chiesa, irriconoscibile, del tutto nuova, con una bellezza che nessuno avrebbe potuto immaginare. Il cantiere che in questi mesi aveva impedito di vedere quello che stava succedendo pian piano è stato smontato, le impalcature sono state tolte, i muri scrostati, i pavimenti puliti con olio di gomito, le panche ordinate, l’altare liberato da ciò che lo ricopriva, è apparsa la chiesa in tutta la sua bellezza, una chiesa che ha colpito e colpisce per la luminosità che si diffonde a partire dalla linea di luce che ne segna il pavimento attraversando il centro della navata fino ad esplodere verso l’alto unendosi in modo reale con il volto del Cristo risorto, cui la volta ovale concentra l’attenzione.
E’ la stessa chiesa, cui gli abbiatensi si erano abituati in questi anni, ma nello stesso del tutto nuova, a segno che la genialità di una esperienza cristiana può rifare una struttura mantenendola e nello stesso tempo rinnovandola. Questo è quanto è accaduto con la Chiesa di San Gaetano ad Abbiategrasso, chi vi ha lavorato è stato capace di unire la sua genialità architettonica, il suo gusto per i colori, il suo sguardo alla luce con la fede semplice della gente, è stato questa espressione all’unisono di arte e di umanità, di lavoro e di semplicità a creare una armonia meravigliosa, tanto che lo stupore si è aperto ad ammirare forme di una struttura che era sempre sembrata rigida e squadrata e che oggi appare invece morbida e ondulata, con linee che si incontrano e colori che esplodono caldi e attraenti.
E’ il legame con l’esperienza che ha liberato le energie creative dell’arte e dell’architettura, le maestranze non hanno inventato nulla, hanno solo liberato ciò che le strutture portavano dentro e che aveva solo bisogno di essere riscoperto, è stato sufficiente un tocco di colore e delle sinuosità per valorizzare quello che la chiesa stessa è, non un freddo luogo di riti di altri tempi, ma la dimora di una comunità viva che percepisce viva la presenza di Gesù che mette insieme chi lo riconosce e anche chi non lo fa.
Questa è la bellezza di questa chiesa di periferia, una bellezza che si legge nel marmo e sui muri, nei colori e negli intagli, nelle vetrate e nelle volte: tutto respira di una bellezza semplice e attraente, e’ la bellezza che viene dalla vita quotidiana e ad essa rimanda.
E’ una bellezza che la luminosità della chiesa fa scoprire in ogni suo angolo, dalla piccola cappella dedicata a Maria allo spazio dei confessionali dove domina la misericordia, dalla concreta fragranza del leggio al pieno su cui poggia l’altare, dall’abbraccio della chiesa intera a quello del coro come un antico coro medioevale che torna a vivere dentro il bisogno di dialogo che oggi vibra in ogni angolo del mondo. Con la sua consacrazione la Chiesa di San Gaetano torna ad esercitare la sua funzione, è la chiesa di un oratorio, un luogo di educazione alla fede, e oggi ancor di più ogni spazio di questa chiesa, ogni scritta, ogni scultura, ogni disegno, ogni fascio di luce affermano che tutto è del Signore, tutto è reso da lui splendore del vero che la vita concreta del popolo di Dio ha conservato attraverso l’educazione. Per questo bisogna essere grati a chi come mons. Masperi, mons. Sguaitamatti e l’arch. Rondena ha creduto che dentro la vita del popolo cristiano ci fossero le potenzialità di un’opera nuova. Ciò che è stato fatto ad Abbiategrasso è di più di un restauro e di una ristrutturazione, si e’ ridato forma ad un luogo che prende vita da qualcosa di più grande di tutta la capacità creativa dell’uomo, e’ questo che fa bella una chiesa di periferia e di una periferia provinciale, e’ che la sua bellezza attinge da una vita, tanto da sfidare questa stessa vita.