Domenica notte uno studente milanese di 28 anni ha travolto e ucciso una donna egiziana incinta di sette mesi e l’altro suo figlio di 4 anni. L’incidente è avvenuto in Viale Famagosta, alla periferia di Milano. Il giovane si è fermato a prestare soccorso, ma era ormai troppo tardi. Ora è indagato per omicidio colposo plurimo. La lettera di Luigi Ballerini.



Caro giovane uomo,
c’è una cosa che anche Dio non può fare, e per come lo conosco non perché non sia nelle sue facoltà. Non può far sì che ciò che è accaduto non sia accaduto davvero. Non può lui, figurati noi. Il reale è più forte dei nostri desideri, si impone sempre nella sua potenza. Immagino che in questo momento invece daresti tutto per fare un rewind, tornare indietro e cambiare quel tratto di tempo che allora era ancora futuro e adesso solo un tremendo passato. In un istante infatti è cambiato tutto. 



Non so cosa è successo su quella strada, anzi lo so perché ho letto la cronaca, ma non so cosa è successo veramente, con le rispettive responsabilità da valutare con attenzione. Di certo è stato tremendo per tutti, per chi è morto e per chi è rimasto illeso, in diverso grado. Di te non so nemmeno il nome, so solo che sei giovane e che ti è accaduto un fatto grave, che sembra impossibile da portare e sopportare. Eppure mi auguro che lo farai, anzi ci conto.

Non credere a chi ti dice che la tua vita è rovinata per sempre, non crederci nemmeno se lo hai pensato in prima persona e se forse ora te lo auguri persino. Non è così. Il tempo ti aiuterà, ma da solo non basta. Occorre che tu ci metta del tuo per comprendere bene cosa è accaduto e anche per trasformarlo in un sapere acquisito con cui proseguire nella vita, e non in un’assurda maledizione. Cerca delle parole buone, che non sono necessariamente quelle consolatorie o tantomeno quelle che ti invitano a non pensarci. Le riconoscerai come buone perché non ti inchioderanno al passato, ma sapranno rilanciarti in un futuro possibile, senza censure ed omissioni. Se ci sarà qualcosa per cui avrai da pagare, dovrai farlo e vedrai che questa sanzione stessa ti aiuterà ad arrivare a una conclusione. Il diritto in questi casi ci è amico. 



Ora cerca la vicinanza di chi ti guarda per quello che sei e non solo per quello che è successo sulla strada. Se c’è stato un errore da parte tua – e sarebbe un errore dalle conseguenze gravissime di cui dovrai inevitabilmente rendere conto – non lasciargli dire l’ultima parola su di te. Sai, a volte è più facile perdonare gli altri che perdonare se stessi o farsi perdonare. Ma perdono non è dimenticanza, è giudizio compiuto.

Sarebbe davvero un peccato che l’incidente avvenuto desse una martellata anche all’orologio della tua vita, che lo fissasse a un eterno momento senza tempo. Prosegui nel cammino, invece. Nessuno è chiamato a un futuro di infelicità. Ti auguro di sperimentare che è sempre possibile ripartire, anche con qualcosa in più che prima non c’era. Che cosa, lo scoprirai tu, in prima persona, e la scoperta sarà forse una sorpresa. Però in questo viaggio non restare solo, per favore. Cercati dei compagni, degni di questo nome. E prenditi il tempo che ti serve, spenti i riflettori della cronaca.

Ce la puoi fare. So che è possibile.