Ogni tanto una buona notizia sul tema della scuola e della libertà di scelta educativa fa piacere: le Linee di indirizzo sul bilancio discusse dalla VII Commissione Cultura e Istruzione e dalla Giunta Regionale della Lombardia confermano e rilanciano scelte strategiche “a favore della prosecuzione degli studi e dell’inserimento lavorativo dei giovani con limitate possibilità economiche, da un lato, e del pluralismo istituzionale e della libertà di educazione delle famiglie, dall’altro”. Le Associazioni che rappresentano il mondo della scuola pubblica (statale e paritaria), per esprimere la propria soddisfazione e spronare nella prosecuzione del cammino intrapreso, hanno stilato un comunicato stampa congiunto. Ancora una volta insieme. Spesso le abbiamo viste, lungo questo anno, in azioni congiunte al servizio del sistema scolastico integrato di istruzione e formazione. Del resto, solo in una visione di insieme, oltre ogni lettura ideologica, si possono con successo anteporre i diritti dei più deboli, cioè di chi, pur essendo titolare di un diritto garantito dallo Stato, non può esercitarlo a causa di una contraddittoria mancanza di condizioni.



La crisi odierna del welfare domanda ai nostri politici, alle istituzioni, a ciascuno di noi, di riportare la famiglia al centro. Questo salverà l’Italia dalla crisi, sanando quel guasto che altrimenti, con lo scoraggiamento generale, produrrà un’implosione. La risposta di Regione Lombardia, su questo, è stata inequivocabile: “Con questi orientamenti la Regione contribuisce alla riduzione delle disparità di trattamento economico tra cittadini che scelgono canali educativi e formativi autonomi rispetto allo Stato ma pienamente inseriti, con pari dignità e valore, nel sistema pubblico”. Una linea politica che guarda alla famiglia come soggetto di diritti e di azioni che incidono nella società civile, agli studenti come soggetti di diritto, al sistema scolastico di fatto e di diritto pluralista inserito in un contesto europeo. Si legge nel comunicato stampa delle Associazioni quello che ha il sapore di un programma e di una ripartenza: a) le scuole paritarie, ai sensi della Legge 62/2000, come i CFP regionali, svolgono un servizio pubblico e fanno parte a tutti gli effetti del sistema nazionale di istruzione; definirle strumentalmente come scuole “private” per escluderle dagli investimenti pubblici risulta pertanto fuorviante e discriminante; b) la crisi economica e finanziaria ha spinto lo Stato a tagliare i trasferimenti, spingendo la Regione a intervenire con mezzi propri su ciò che è di sua diretta competenza; c) la dote scuola introdotta dalla Regione Lombardia nelle scorse legislature è stata valutata positivamente a livello europeo e considerata una misura all’avanguardia.



Non è un provvedimento assistenzialistico, ma un’azione che favorisce la libertà di scelta e il pluralismo educativo e formativo e dunque la realizzazione di un’alleanza educativa nella società, di cui la scuola è matrice, sostegno, possibilità di vero sviluppo”. La società civile in Lombardia, e di riflesso in Italia, può quindi guardare con speranza e gratitudine alle esperienze positive che si fondano sul dialogo sempre aperto fra istituzioni e cittadini, particolarmente quando è orientato verso la garanzia dei diritti riconosciuti, come la reale e compiuta applicazione della parità scolastica. E anche se il cammino è ancora lungo, la realizzazione effettiva dell’unico sistema nazionale di istruzione, formato dalle scuole statali e dalle scuole paritarie, facenti entrambe parte di un servizio pubblico nell’interesse del bene comune, ha fatto un nuovo passo in avanti.

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