Messi tutti insieme – assicura l’Istat che li ha contati nel suo recente Censimento – i volontari impegnati in sanità sono 340mila, il 7% dei volontari italiani: appartengono a 11mila istituzioni non profit (il 3,6% delle non profit italiane), al fianco di 173mila addetti retribuiti (il 18% dei lavoratori retribuiti di tutto il non profit).
Saranno loro i protagonisti della giornata organizzata da Vita e dal Centro nazionale del volontariato a Milano, per il 5 dicembre (dalle 14,30). La sede scelta per questo appuntamento, realizzato con il sostegno di Unipol, è ambiziosa e insieme emblematica: grazie alla sensibilità del rettore dell’Università Statale di Milano, Gianluca Vago, gli Stati generali del Volontariato in Sanità si terranno nell’Aula Magna di via Festa del Perdono. Una location carica di valenze simboliche, in quanto all’origine la crociera dell’Università era il primo ospedale milanese, nato a fine 1400 e sostenuto per secoli dal flusso ininterrotto delle donazioni dei cittadini. Dalla gratuità di allora si passa quindi a quella di oggi, che prende la forma di una presenza assidua a fianco delle persone malate. Il titolo della giornata, “La relazione salutare”, indica quale sia il valore aggiunto che il volontariato porta al sistema sanitario del nostro paese. È un valore relazionale, un fondamentale accompagnamento alle persone in questi momenti delicati della loro vita.
È un settore del volontariato che non conosce crisi, come spiega Sabrina Stoppiello responsabile del censimento delle Istituzioni non profit dell’Istat, che aprirà i lavori degli Stati generali: “Queste istituzioni hanno vissuto un processo di consolidamento rispetto al censimento precedente, con un +30,9% di addetti retribuiti: fatti cento gli addetti retribuiti nella sanità, nel 2001 quelli del non profit erano 18, oggi sono 24”.
Un’altra caratteristica di questo settore del non profit italiano è la grande capacità innovativa. La giornata milanese non a caso si prospetta densa di best practices che si succederanno nelle tre sessioni. La prima è dedicata al Volontariato negli ospedali, e vedrà ad esempio il racconto dell’esperienza dell’Ospedale del Bambin Gesù di Roma dove la presenza dei volontari è stata strutturata come accompagnamento ai bambini e alle famiglie sin dal primo istante del ricovero, coordinando così il lavoro delle ben 87 associazioni attive in quella struttura. La seconda sessione sarà invece dedicata ai percorsi di deospedalizzazione che vedono il non profit e i volontari in un ruolo strategico. L’assistenza domiciliare è un’opzione fondamentale verso un welfare che debba contenere le spese senza vedere diminuita la qualità delle prestazioni. In questo campo è all’avanguardia l’esperienza di Ant, fondazione bolognese che assiste ogni anno circa 3mila malati a casa loro, anche grazie al supporto di oltre 1600 volontari. Infine la terza sessione si occuperà del tema delicato dell’accompagnamento delle persone con gravi fragilità nei loro percorsi di cura.
Sono migliaia di volontari impegnati e che hanno una funzione insostituibile, grazie anche a itinerari formativi sempre più evoluti. Tra i protagonisti di questa sessione oltre a grandi realtà come la Sacra Famiglia di Cesano Boscone e alla Fondazione don Gnocchi, ci sarà anche la presentazione del progetto DAMA, decollato all’ospedale San Paolo di Milano ma ora allargato a numerose altre strutture. Grazie ai volontari Anffas l’ospedale diventa un luogo accogliente anche per le persone con disabilità intellettive e relazionali, che hanno problemi comunicare i propri sintomi e il proprio dolore.
E ci sono anche esperienze creative, come quelle dei Donatori di Voce, nati per iniziativa di Fondazione Zoé: attori che nelle corsie degli ospedali pediatrici e oncologici, propongono momenti di distrazione ai pazienti leggendo testi scelti appositamente. L’esperienza, nata in Veneto, approderà presto anche a Milano.
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