La sera di Sant’Ambrogio si inaugura come di consueto la nuova stagione  del Teatro alla Scala  con la  Traviata di Giuseppe Verdi. E’ molto attesa perché è la prima volta che Traviata viene scelta per inaugurare una stagione scaligera. La ragione è che un’opera solo all’apparenza “facile”, “accattivante” ed “orecchiabile”, in effetti ci vorrebbero almeno due soprani con differente vocalità (uno lirico di coloratura nella prima parte ed uno drammatico nella seconda; lo spartiacque è l’arioso Amami Alfredo al secondo atto), il tenore ha una cabaletta difficilissima sui suoi ‘bollenti spiriti’ al secondo atto. 



Anche la concertazione non è affatto facile a ragione delle varie tinte che assume l’orchestra e dell’esigenza di un delicato equilibrio tra palcoscenico e buca.

La Scala si affida alla bacchetta di Daniele Gattied e ad un cast vocale di livello: Diana Damrau, Mara Zampieri, Piotr Beczala, Željko Lucic nei ruoli principali. A 43 anni, con vent’anni di palcoscenico sulle spalle, Diana Damrau è una delle rare soprano che può affrontare i trabocchetti del ruolo. Si pensi che al National Theater di Monaco sostiene i quattro ruoli femminili (quattro vocalità differenti) in Les Contes de Hoffmann’ Hoffenbach. Piotr Beczalacanto esegue la parte con successo da vari anni anche al Metropolitan. La nostra Mara Zampieri, un soprano drammatico che con gli anni è passata a ruoli di mezzo soprano ha il piccolo ruolo di Annina, dopo essere stata protagonista di molte opere verdiane.



Prima di andare allo spettacolo (poltrone e prime file dei palchi costano 2400 euro a biglietto) è utile ricordare quanto ‘vale’ oggi il Teatro alla Scala per Milano e per l’Italia. Il centro ASK dell’Università Bocconi ha il compito di effettuare tale valutazione. Lo studio è stato finanziato dalla Fondazione Banca del Monte di Lombardia. Il lavoro ha analizzato la Scala  da due punti di vista complementari: 

Come istituzione culturale prestigiosa, che svolge una funzione pubblica di conservazione, valorizzazione  ed educazione sul patrimonio operistico  in generale e italiano in particolare e che rappresenta il nostro Paese nel mondo; 



Come attore economico, in grado di “stare sul mercato” offrendo spettacoli di qualità  apprezzati dal pubblico, ed essere così  in grado di reperire – attraverso la vendita di biglietti, l’attività commerciale e le sponsorizzazioni – risorse economiche adeguate per finanziare la propria attività.

Attualmente, la Scala è la terza realtà produttiva di spettacoli nel nostro Paese ed è il solo teatro in grado di confrontarsi per dimensioni e volume di attività con gli omologhi internazionali: la Scala ha avuto un volume di attività nel 2011 di 113,8 milioni di euro e il secondo teatro italiano per dimensione dopo la Scala, l’Arena di Verona, ha un fatturato della metà. La struttura di ricavo della Scala è confrontabile con quella dell’Opéra di Parigi e della Royal Opera House.

A fronte di una progressiva contrazione dei fondi pubblici, la Scala ha saputo, prima e più degli altri teatri lirici italiani, aumentare l’incidenza dei ricavi da biglietteria e commerciali, che rappresentano oggi circa il 40% del suo volume di affari.

 

Il pubblico del Teatro (di oltre 400.000 persone) è composto  per il 70% circa da residenti a Milano e provincia; un terzo quasi di loro sono abbonati, a riprova dell’attaccamento del pubblico locale al proprio teatro. La crescita delle vendite online ha permesso  un allargamento del pubblico internazionale, che rappresenta il 45% dei biglietti venduti online. Negli ultimi dodici anni è aumentata la varietà dei Paesi di provenienza del pubblico straniero ed è in particolare cresciuto il pubblico proveniente dalla Russia.

 

L’analisi dell’impatto economico mostra che la Scala genera, oltre al fatturato, ricchezza economica pari a circa 2,7 volte rispetto alle risorse che riceve, risorse che peraltro non sono fornite dallo Stato, dagli enti pubblici e dai donors privati con finalità di ritorno economico. Questa ricchezza deriva dagli acquisti di Scala presso i fornitori, in gran parte localizzati sul territorio milanese, dall’attività economica generata dalla presenza a Milano degli allievi dell’Accademia e delle orchestre ospitate dal Teatro, dall’indotto prodotto dal pubblico italiano e straniero. La Scala è per Milano una risorsa importante, un pezzo di storia e parte del suo orgoglio.

 

Anche sul fronte dei costi, la Scala è confrontabile con i principali teatri europei in termini di composizione dei costi; il contributo dello Stato copre a Milano circa la metà dei costi del personale e a Parigi quasi il 100%. La Scala un costo totale di 118.482.313; Parigi di  191.640.000 e Londra di 137.013.049. Il grado di copertura del finanziamento statale dei costi del personale è rispettivamente del 51%, del 98% e del 63%. 

E’ interessante notare come in un Paese a tradizionale vocazione privatistica nel finanziamento alle istituzioni culturali come l’Inghilterra, in valore assoluto, il contributo statale alla Royal Opera House è superiore di oltre 1,5 milioni di euro rispetto a quello che ottiene la Scala.

 

Il fatto che la Scala stia impegnandosi a massimizzare il numero dei propri interlocutori e ad aumentare la varietà delle proprie fonti di finanziamento, nella direzione di un maggiore orientamento al mercato, non deve far dimenticare la vocazione istituzionale e culturale del Teatro. Da questo punto di vista, il lavoro svolto ha prodotto i seguenti risultati:

 

Una analisi condotta sui cartelloni del teatro alla Scala negli ultimi quattro anni mostra che il teatro è attore di un circuito internazionale di produzionidi spettacoli che coinvolge teatri anche molto prestigiosi

Una ulteriore analisi sui teatri nei quali si sono esibiti i direttori d’orchestra, i registi e i principali interpreti in cartellone alla Scala mostra che La Scala è attore chiave di  una “geografia internazionale” dell’Opera.

 

Questo non significa che la Scala non mantenga un ruolo rilevante nella rete di relazione con gli altri enti lirici e con i teatri di tradizione italiani

La rete internazionale di cui la Scala è parte, sostiene scambi di natura produttiva, culturale, artistica, nella prospettiva di una diplomazia culturale allargata globale. Testimonianza di questo è la crescente vocazione globale del Teatro nelle sue tournée. Circa il 50% delle tournée extra europee è stato organizzato negli ultimi 15 anni,pari a una programmazione del 36% sul totale delle rappresentazioni messe in scena, all’estero. Negli ultimi 15 anni, vi è stata un’apertura di Scala prevalentemente verso il continente asiatico, in primis in Giappone.  Negli ultimi tre anni vi è stata una presenza ripetuta di Scala in America Latina (Argentina 2010, Brasile 2012) e Centrale (Messico, 2005 e 2008).