Macché voto disgiunto. Ieri Monti è stato perentorio nello smentire alcuni dei suoi, da Dellai a Ilaria Borletti Buitoni, che per prima aveva legittimato l’ipotesi. Se qualcuno dice di volerlo fare, ha detto il premier, parla a titolo personale, perché “votare, ciascuno può farlo come crede”; ma “se qualcuno vuole conoscere la posizione del responsabile di questo movimento politico questa è la posizione che ho enunciato”. A casa Monti si vota Albertini, dunque. Eppure, in politica è difficile, molto difficile dire “scusate, ci siamo sbagliati”; e le parole, una volta dette, pesano sempre. Come quelle di Lorenzo Dellai, appunto, che aveva detto: “Votare Ambrosoli alle elezioni regionali in Lombardia e Monti al Senato e Camera è un atto di coraggio, che va nell’interesse di tutta la Lombardia. Si tratta di una scelta coerente con le nostre idee, perché è il momento di voltare pagina”. Votare Ambrosoli, in altri termini, perché Maroni, non può, non deve vincere. E’ anche l’opinione di Piero Bassetti, primo presidente della Regione Lombardia dal 1970 al 1974, che di voto disgiunto non ha proprio bisogno perché voterà Ambrosoli. Soprattutto, però, Bassetti mette in guardia dal votare Maroni tutti coloro che si illudono di replicare in tal modo i fasti di Formigoni: il disegno di Maroni è totalmente diverso, spiega Bassetti.



Quali scenari possibili ci dobbiamo aspettare in vista delle elezioni per le regionali in Lombardia?

La prima cosa che mi preme sottolineare è l’esigenza che non si faccia vincere Maroni. Se dovesse prevalere il leader leghista, la governabilità del Paese diventerebbe molto difficile perché si entrerebbe in una contrapposizione tra Roma e le tre principali Regioni del Nord, Lombardia, Veneto e Piemonte, sotto un unico governo leghista. Maroni sarebbe messo in grado di condurre a compimento il suo disegno, impostando la soluzione della questione settentrionale, che oggi rappresenta il principale problema dell’Italia, in un’ottica secessionista. Ciò vorrebbe dire affermare un punto di vista localista, introverso, e quindi sbagliato, che non era nel disegno di Miglio ma che appartiene certamente a Maroni.



Qual è invece l’ottica in cui si muove Ambrosoli?

Quella di affrontare la questione settentrionale in termini europeisti, di costruzione dell’Europa delle grandi Regioni su cui anche l’Ue punta, tenendo conto che per Bruxelles ciò è un sinonimo di grandi aree metropolitane. Il motivo fondamentale per fare vincere Ambrosoli è che rappresenta il futuro della Regione Lombardia e forse anche dell’Italia.

Maroni però non governerebbe la Lombardia da solo, ma in coalizione con il Pdl.

Se vincesse, Maroni diventerebbe il leader indiscusso, in grado di imporre al Pdl tutto ciò che vorrebbe. Ed è così innanzitutto per la portata del suo personaggio, che è tutt’altro che secondario. Maroni ha fatto bene il ministro degli Interni ed è una figura di primo piano. Ha raccolto pezzi di Pdl allo sbando, che non saranno in grado di condizionarlo in nessun modo.



Il leader leghista comunque garantirebbe una continuità rispetto a Formigoni.

Non sarà così, perché il suo disegno è completamente diverso. Maroni ha in mente realmente il Nord, non gli importa nulla di governare la Lombardia come invece ha fatto il presidente uscente. Formigoni è stato e sarà l’ultimo governatore di una Lombardia come è disegnata dalla Costituzione. Oggi il problema è che le Regioni della Costituzione hanno poco senso, la dimensione reale è quella delle aree metropolitane che in Italia esistono soltanto al Nord. L’integrazione quindi tra Lombardia, Veneto e Piemonte è nell’ordine delle cose. L’alternativa vera quindi è tra la Padania e il disegno europeo della smart city del Nord Italia.

 

Albertini può essere in grado di mediare tra queste due visioni?

I sondaggi danno Albertini tra il 6 e l’8%. L’ex sindaco di Milano andrà in Senato, perché alle regionali non ha nessuna possibilità di vincere.

 

Davvero i montiani giocheranno la carta di appoggiare Ambrosoli?

E’ quanto hanno affermato ieri, quantomeno per bocca di Lorenzo Dellai.

 

Quindi che cosa si aspetta?

Alle regionali le probabilità di vittoria di Ambrosoli ci sono, anche se la partita è tutt’altro che facile. Riuscirà se negli ultimi 20 giorni farà una campagna più dura di quanto ha fatto finora.

 

Come valuta invece la situazione per le elezioni politiche in Lombardia?

Alle elezioni per il Senato il rischio che non scatti il premio di maggioranza per il Pd è innegabile. Il disegno di Monti è proprio questo.

 

Sarebbe il premier uscente a beneficiarne più di tutti?

Sì, Monti ne beneficerebbe perché avrebbe un potere contrattuale che poi potrebbe usare nei confronti di Bersani. Dobbiamo tenere conto anche del fatto che ci sarà il terzo incomodo, Grillo, per non parlare di una serie di altre incognite sulla futura composizione del Parlamento. Se alle elezioni per il Senato in Lombardia Bersani vincerà, riuscirà a governare a livello nazionale. Se al contrario il premio di maggioranza per il Pd non scatterà anche per il Senato, il quadro del Parlamento sarà piuttosto complesso e probabilmente la prossima legislatura durerà poco.

 

(Pietro Vernizzi)