Caro Maurizio,

Le valutazioni sulla mia candidatura contenute nella tua intervista di oggi al Giornale mi dispiacciono perché fanno torto all’esperienza di governo condivisa dal 1997 al 2001 al Comune di Milano.

Se c’è “un progetto politico senza prospettiva”, quello non è il nostro ma quello di un PdL che, dopo aver fallito la grande promessa riformista da cui era nato, prima lascia fare a Monti “il lavoro sporco” a cui Tremonti aveva impegnato l’Italia con il fiscal compact, poi gli toglie la fiducia in tempo utile per incassare gli effetti del malcontento, quindi si butta nella braccia della Lega e le consegna l’unico vero gioiello di famiglia, la Lombardia. Quella stessa Lega che durante il governo tecnico sta all’opposizione, fa cadere la giunta Formigoni e prepara il referendum per uscire dall’euro.



Un progetto politico senza prospettiva è quello di un centrodestra che dopo aver sottovalutato la gravità della crisi economica e del debito italiano ora elargisce promesse scellerate come la restituzione dell’Imu, i condoni tombali, il 75% delle tasse in Lombardia, con un populismo cinico che dovrebbe far sobbalzare la tua residuacoscienza di popolare e di riformista.



Dopo il voto, comunque vada, questo vostro progetto politico imploderà e con lui il PdL, un partito che non ha saputo essere tale ed è totalmente succube del personalismo del suo fondatore. Quello che invece resterà è il contributo di responsabilità che gli eletti della lista Lombardia Civica in Consiglio regionale e di Scelta Civica in Parlamento potranno dare alla ricostruzione di questo Paese.

Lo dici tu stesso, “non si fa politica per far perdere l’altro”: la nostra candidatura è nata ed è rimasta in vita nonostante i voltafaccia altrui e l’impossibilità della vittoria perché preferiamo l’impegno all’egemonia, la costruzione del domani rispetto alla piccola rendita dell’oggi.



Di fronte a una sinistra e a una destra che hanno dimostrato in modo diverso la stessa incapacità di abbracciare fino in fondo la strada delle riforme e della riconciliazione del Paese, preferendo alimentare a oltranza la contrapposizione ideologica e l’immobilismo che ne deriva, gli italiani e i lombardi non si meritano Grillo, ma uno scatto di responsabilità e di coraggio da parte della politica. Mi sarebbe piaciuto vedere questo scatto nel mio ex partito e nei miei vecchi compagni di strada come te. Così non è stato, se non per alcuni. Io, per conto mio, per quello che posso fare, non voglio sottrarmi.

Sine ira et studio,

 

                                                                                                                   tuo Gabriele