“In Lombardia abbiamo vinto sotto le bombe”. E’ il commento liberatorio di Roberto Formigoni, governatore uscente della Regione più popolosa d’Italia e neo-eletto in Senato nelle liste del Pdl. Ieri sera, con 6mila sezioni scrutinate su 9mila, Roberto Maroni risultava in testa con il 43,7% contro il 37,8% di Umberto Ambrosoli. Anche se il vero nodo da risolvere è come trovare una maggioranza in Parlamento. “Io mi auguro che l’apertura di Bersani al dialogo sia sincera – le parole di Formigoni – e che tutte le forze politiche dimostrino un grande senso di responsabilità. Queste elezioni hanno mostrato un Paese diviso in tre, ma rifiuto la definizione troppo sbrigativa di ingovernabilità. Questo è il Parlamento che ci hanno consegnato i cittadini, spetta ora alle forze politiche il fatto di trovare una soluzione”.
Partiamo dalle ultime notizie sul voto in Lombardia. E’ una vittoria dei suoi 18 anni di governo?
Abbiamo vinto sotto le bombe. Noi siamo sotto a un bombardamento incessante, continuo da parte di tutti da un anno. I media, i giornali, le televisioni, le radio, ripetono incessantemente le stesse storie dandole per scontate. Sono in corso indagini della magistratura, le hanno date come già concluse con sentenze di condanna, e le hanno vendute ai loro lettori lombardi decine e decine di volte. La gente ha dimostrato che non crede a certe cose, ha votato ascoltando i fatti e non le storie, le calunnie e gli attacchi infondati. Gli elettori hanno giudicato positivamente ciò che abbiamo realizzato in questi 18 anni di buon governo, e hanno detto sì alla nostra coalizione che si propone di proseguire su questa strada, innovando dove c’è da innovare, soprattutto per quanto riguarda i temi della crisi economica.
Maroni sarà in grado di continuare quanto lei ha realizzare finora?
Noi abbiamo scritto un programma per il Pdl, che ho concordato personalmente con Maroni, e che è molto impegnativo, in quanto per noi è sempre stato cogente in tutte le passate legislature. Nel nostro manifesto si parla di una continuità sulla strada delle grandi riforme intraprese: libertà di scelta nella sanità, buono scuola e sistema delle doti, aiuto alle famiglie, sussidiarietà come metodo di governo regionale, centralità delle piccole e medie imprese. Con la Lega nord governiamo insieme da 12 anni, e vogliamo portare avanti quanto abbiamo fatto finora.
Un consiglio che darebbe a Maroni?
Maroni non ne ha bisogno, sono orgoglioso di consegnare nelle sue mani una macchina amministrativa in perfetto stato di efficienza, che in questi anni ha prodotto dei risultati importanti, come documentato dalle classifiche internazionali. So che Maroni è un buon pilota, e quindi sono convinto del fatto che la saprà guidare al meglio.
Passiamo allo scenario nazionale. Bersani si è detto pronto a dialogare, quale sarà la risposta del Pdl?
Io mi auguro che ci sia davvero questa apertura di Bersani. Mi auguro che tutte le forze politiche dimostrino un grande senso di responsabilità. Queste elezioni hanno mostrato un Paese diviso in tre, anche se il Pd ha preso qualche voto in più del Pdl, ed entrambi hanno preso qualche voto in più di Grillo. Io rifiuto la definizione troppo sbrigativa di ingovernabilità. Questo è il Parlamento che ci hanno consegnato i cittadini, spetta ora alle forze politiche il fatto di trovare una soluzione. Poiché non c’è un chiaro vincitore e non c’è una maggioranza, bisognerà privilegiare i problemi del Paese, con risposte concrete ai problemi concretissimi delle famiglie, delle aziende e delle persone, attraverso un abbandono delle ideologie e una ricerca di soluzioni condivise. Proprio per questo mi rifiuto di parlare di un governo di larghe intese, governissimi o altro, in quanto la priorità deve andare alla situazione del Paese che è critica e necessita di risposte rapide.
Quale sarà la posizione del Pdl per quanto riguarda l’elezione dei presidenti di Camera e Senato e del presidente della Repubblica?
Non devono essere votazioni divisive. Nelle prossime settimane ci confronteremo tra forze politiche. Io ritengo che soprattutto in questo momento noi dobbiamo dare al Paese un segnale di unità e di forza delle istituzioni. Dobbiamo nominare il presidente della Camera, del Senato e della Repubblica. Mi auguro che nessuno voglia imporre una logica di maggioranza. Il Pd ha preso meno del 30% di un corpo di votanti del 75%, e quindi rappresenta il 22/23% del corpo elettorale degli italiani. Mi auguro che non si voglia usare la stessa logica di maggioranza del 2006, quando il centrosinistra vinse per 24mila voti e si prese il presidente della Camera, del Senato e della Repubblica.
Che cosa ne pensa del fenomeno Grillo?
Grillo ha vinto mettendo insieme tutti i no che circolano in questo Paese: no alla Tav, alla Tem, alle centrali, alle auto, alle infrastrutture. Ciò è avvenuto in un momento di grandissima disaffezione della gente nei confronti della politica. Mettendo insieme tutti i no del mondo non si riesce a costruire un sì, una proposta. A me più che interessare il dialogo con Grillo, interessa il dialogo con i suoi elettori. Dobbiamo dare una risposta alla stanchezza nei confronti della politica, e in questo ci metto dentro anche il fatto che il Pdl ha scelto tardissimo il suo candidato premier e non ha potuto sviluppare una lunga campagna. Dopo di che noto con piacere che in Lombardia il risultato di Grillo è stato inferiore di quasi 10 punti alla media nazionale, e quindi che nella nostra regione abbiamo saputo contenere di più l’antipolitica. Lo ritengo un risultato positivo, in quanto di fronte alla buona politica gli elettori lombardi non hanno sentito il bisogno di rifugiarsi nell’antipolitica.
Qual è stato il segreto della rimonta di Berlusconi?
Da un lato la forza dell’uomo che in campagna elettorale si è dimostrato anche stavolta imbattibile. Dall’altra noi che facciamo politica stando tra la gente, sapevamo che i sondaggi erano falsi e che l’aria di vittoria della sinistra era infondata. Noi viviamo in un Paese in cui c’è un’egemonia culturale della sinistra spaventosa. E’ la sinistra che egemonizza i mass media e c’è una componente estremista di sinistra nella magistratura. Tutti costoro hanno dipinto gli elettori del centrodestra come persone inaffidabili. I nostri elettori, che sono gente comune, di fronte all’intervistatore si rifugiavano nel dire che si sarebbero astenuti, o che avrebbero votato per uno dei partiti sostenuti dal grande consenso dei media. Mentre invece in cuor loro sapevano bene che avrebbero votato per noi.
(Pietro Vernizzi)