Caro direttore,

Faccio seguito al mio commento sul programma di Ambrosoli, e anche per Maroni faccio valere la mia identità e la mia lunga esperienza politica.

Inizio dicendo che parto prevenuto, perché 17 anni in Consiglio Comunale a Milano, prima con Formentini e poi con Salvini, mi hanno messo contro la cultura leghista in modo irriducibile. Io sono fondatore della Associazione San Martino, che si è occupata dal 1987 di integrazione degli immigrati, e su questa questione mi sono continuamente scontrato con la Lega. In particolare tenendo conto della falsità che è manifesta nelle campagne e nelle fabbriche del Nord, dove gli immigrati lavorano spesso in nero per imprenditori prevalentemente leghisti, per i quali è utile l’ostilità agli immigrati al fine di tenerli nella zona grigia degli irregolari che si possono sfruttare meglio.



Ma eccomi alla lettura del programma presentato da Maroni. 54 pagine, 26 in meno di quelle di Ambrosoli, e già questo è un punto di merito per Maroni. Poi vedo che nella premessa si riconosce il passato come buon governo della Lombardia nel tempo di Formigoni. Altro punto guadagnato. Poi vedo che si pone la sussidiarietà come criterio. Corro veloce ai capitoli e vedo il buono scuola e la dote per sostenere la formazione professionale. Dunque sono in crisi, è evidente che parti del programma sono scritte da Formigoni, e che nella  lista regionale del PdL ci sono persone meritevoli in ogni provincia, che conosco e che verrei sostenere. Sono in crisi perché entro nel dubbio di votare per Maroni, lista PdL. Volevo votare Albertini.



Ma andiamo avanti a leggere il programma, ed ecco tutta la posizione sulle tasse e sulla macroregione del Nord. E la questione diventa enorme, in sintesi si dice: tagliamo i contributi allo Stato centrale e aumentiamo la spesa nelle regioni. A questo sono votati la gran parte dei capitoli del programma, e dunque devo decidere se vale di più l’affermazione di buoni principi o l’indirizzo leghista del Nord che va da solo.

I capitoli sul programma sono redatti nell’idea che le politiche nazionali saranno fatte dalla macroregione del Nord, che si confronterà con l’Europa.

Ci sono due conseguenza gravi: 1) il taglio della spesa che si deve fare in Italia viene abbandonato, e anzi si propone l’aumento della spesa al Nord, quindi non si riconosce che in Italia occorre una grande coalizione per fare riforme fondamentali; 2) la chiusura nel Nord non risolve le riforme del lavoro, dell’università, e tante altre, che non è possibile fare solo a livello regionale. Inoltre Maroni non porta a compimento la bellezza dell’Italia, nella sua ricchezza di esperienze e di culture.



Io penso che il Nord dovrebbe decidersi a produrre una presenza nazionale autorevole, ridurre la prevalenza dei politici del Sud tradizionalmente attori di uno Stato debole verso i grandi gruppi economici del Nord. Riconosco dunque che esiste una questione nazionale, ma questa si affronta con l’apertura generosa, non con la chiusura egoistica.   

Si pensi all’ultimo capitolo del programma Maroni dedicato all’Expo. Ricordo che il tema conduttore sarà quello dell’alimentazione. Che l’Italia si deve presentare tutta insieme dentro questo grande tema. Ma nel programma non c’è una riga sul tema dell’Expo, si parla solo di valorizzare le attività dei giovani e di fare le infrastrutture.