Mentre a Milano, in piazza XXV Aprile, fervono i preparativi per i festeggiamenti di quella che lo stesso Maroni ha definito “una grande vittoria politica”, qualcuno si pone delle domande. Quanto può essere considerata soddisfacente la vittoria leghista in Lombardia, a fronte di un disastroso risultato nazionale? E quanto ha influito la presenza e l’influenza di Formigoni nel trionfo del leader del Carroccio? “Siamo l’unico partito che ha vinto. Si può diminuire nel consenso ma ottenere una vittoria politica. Abbiamo preso la Lombardia”. Probabilmente, tra queste tre asserzioni di Maroni, solo l’ultima è vera. E’ così per Luigi Moncalvo, ex direttore de La Padania, che abbiamo contattato per un commento.



Cosa pensa della vittoria di Maroni?

Chiariamo una cosa: le elezioni regionali non le ha vinte Maroni.

No?

No, le ha vinte Roberto Formigoni e tutto ciò che ha rappresentato in questi tanti anni di governo lombardo. Le ha vinte Formigoni dietro le quinte, con il suo apparato di voti e con i grovigli di interesse. Se adesso Maroni si trova a governare la Regione, è perché lo ha voluto e permesso Formigoni, o comunque quel gruppo di potere a cui fa capo.



Come crede sarà quindi la Lombardia del segretario della Lega?

E’ ancora presto per dirlo, ma capiremo molte cose già dalla composizione della giunta. Vedremo poi quali e quanti sono gli assessorati che spetteranno alla Lega, anche se immagino siano pochi proprio perché possono contare già sul presidente. Ma, soprattutto, vedremo quali sono i passi che verranno compiuti, perché c’è un aspetto in particolare che è stato totalmente sottovalutato in questa campagna elettorale.

Quale?

Quando Maroni ha descritto il “tridente d’attacco” composto dalle tre Regioni guidate dalla Lega, molti osservatori politici hanno dimenticato che il presidente della Regione Piemonte, Roberto Cota, si è candidato alle recenti elezioni.



Crede quindi possa trasferirsi a Roma?

Senza dubbio dobbiamo prima capire se Cota preferirà andare a Roma a fare il deputato, oppure se resterà a guidare una Regione come il Piemonte che brilla per assenza e che è raramente sulle prime pagine, se non per i vari scandali e inchieste di cui sappiamo.

Quali scenari si potrebbero aprire?

Se Cota decidesse di andare a Roma, davvero non so come Maroni potrà contare sul tridente di cui parla, visto che in Piemonte si dovrà necessariamente tornare al voto e visto che, con l’aria che tira in Regione, probabilmente vincerà il centrosinistra.

Cosa pensa dell’atteggiamento di Maroni dopo la vittoria?

Festeggiando la vittoria, Maroni ha detto di aver preferito una vittoria politica, cioè la conquista della Regione, a una vittoria elettorale. Un giudizio del genere, secondo me, è assolutamente ingiusto.

Come mai?

Perché, di fatto, Maroni ha accettato che il suo partito perdesse voti e subisse quindi la sconfitta elettorale solo per privilegiare la vittoria politica, una vittoria personale. Significa, allora, che altrettanto personale è l’uso che sta facendo del suo partito politico.

Come crede sarà l’alleanza Lega-Pdl in Regione?

Credo che si metteranno facilmente d’accordo, anche perché è stato proprio il Pdl a tirare la volata a Maroni. Il Pdl sarà senza dubbio “l’azionista di maggioranza” in Lombardia e imposterà condizioni che, a mio giudizio, saranno particolarmente rigide.

Per quale motivo?

Perché Formigoni parte da una posizione di grande vantaggio, garantita dal fatto che la Lega, dal punto di vista elettorale, è totalmente in rovina. Non dimentichiamo infatti che il partito di Maroni ha preso esattamente 75 mila voti in meno del minimo storico del 2001, vale a dire un vero disastro, mitigato parzialmente dalla vittoria in Lombardia. Di fronte a un partito ridotto ai minimi termini, è ovvio che sarà il Pdl a manovrare la macchina regionale.

Quanto si dimostrerà “fatale” per la Lega questa alleanza?

L’alleanza è stata voluta da Maroni e si rivelerà suicida. Il vero problema, però, è che Maroni ha preso questa decisione non per il bene della Lega, ma solo per garantirsi una poltrona per altri 5 anni.

 

(Claudio Perlini)