Un incontro particolarmente interessante per l’attualità delle scelte che la politica deve fare in questi giorni. I relatori, Mario Mauro, Piero Ostellino e Luciano Violante, cercano di trovare le cause della crisi della politica in Italia. Una sala piena e di varie età. A coordinare Alessandro Banfi. In corsivo i commenti di Aldo Brandirali.
Banfi: Si potrebbe togliere il punto interrogativo del tema dell’incontro. Perché la democrazia è davvero bloccata. Il dibattito fra di noi propongo si svolga su due problemi:
1) lo stato della rappresentanza politica ,e l’assenza di una reale autorità nel potere. Mai come oggi é difficile riconosce l’autorità.
2) Quali riforme istituzionali e strutturali per rimettere in circuito l’azione e l’agire della polis.
Violante: la difficoltà odierna é nel venir meno della costituzione materiale del nostro Paese, questo rende difficile il suo futuro. Nella politica italiana ci sono state , a partire del 1980 tre fratture: assassinio di Aldo Moro, Tangentopoli e muro di Berlino, ultime elezioni. La prima é stata superata con una intesa difensiva (convergenze parallele) non colta completamente dai partiti e dai sindacati. Il sistema politico si è chiuso su sé stesso, ed è venuta meno la comprensione su tematiche che erano innovative (femminismo, ambientalismo, etc.) La seconda ha avuto risposte come quella di Occhetto sulla gioiosa macchina da guerra che ha portato al nascere, in contrasto, di un nuovo soggetto politico ( Forza Italia, n.d.a ) al quale non ha interessato per nulla la politica. Era solo affermazione di potere.
Infine l’ultima frattura, quella di oggi : insofferenza nei confronti del sistema politico. Mutamenti e mutatori: emerge una forsennata ricerca di chi é innovatore. Di chi realmente rappresenta questo. Come rimettere in moto la democrazia ? E’ ancora presto per dirlo. Siamo pronti a un compromesso costituzionale? Perché di questo si tratta. Sulle regole di fondo serve uno sforzo di coinvolgimento dell’intero sistema politico. Costruire una visione comune nel sistema del Paese e su questa visione individuare le regole comuni. Se riflettiamo, per avere la convergenza delle parti sulla costituzione formale occorre un costituzione sostanziale, ovvero un senso delle cose comuni. Citando Platone, darei questa definizione: rispetto ed equità. Se non c’é rispetto tra le persone ed equità nella convivenza non possono esserci regole precise.
Mi sembra che Violante si ponga il problema dell’apertura al cambiamento, ma resta come sulla soglia, lo vuole favorire ma senza spingere eccessivamente.
Banfi: Certo è dannosa la chiusura pregiudiziale. Serve una reale costruzione con l’aiuto di tutti.
Ostellino: Siamo davanti prima di tutto a una crisi culturale, é una crisi che é premessa di tutte le altre crisi: politica, economica. La ricostruzione avviene inevitabilmente dalle macerie. É in crisi la democrazia rappresentativa, quella formale, quella delle prassi quotidiane (materiale). Introduco la riflessione sulla situazione attuale con delle ragioni storiche.
1) Osserviamo la nascita della democrazia (rivoluzione francese che impone un nuovo sovrano: popolo) è l’idea di sovranità del popolo che mette già in crisi la democrazia, perché essa in ogni caso deve essere esercitata da una delegazione di rappresentanti. Nasce allora la democrazia rappresentativa, che diventa un modello a cui delegare la rappresentanza del popolo. Risultato: in nome del popolo hanno sottratto al popolo la sovranità e operano e governano in funzione loro propria. La casta è un termine oggi abusato, ma che sottolinea questo. La crisi della democrazia rappresentativa produce un eccesso di legislazione che si ritorce sulle libertà del popolo stesso.
2) La democrazia rappresentata dalla nostra Costituzione formale (percorso storico costituente) Ci si illuse che fosse stato firmato un trattato di pace ma in realtà si firmò solo un armistizio. La nostra democrazia é bloccata perché non é avvenuta la pace ed ognuno ha un proprio modello. Italia spaccata in due: chi voleva la rivoluzione e chi non la voleva. “Una rivoluzione promessa in cambio di una rivoluzione mancata” (Calamandrei). Un compromesso evidente che fa della nostra Costituzione un ibrido non sufficiente a rendere possibile un sistema politico stabile. La nostra democrazia vive di un armistizio precario. Il nostro paese é una democrazia burocratica amministrativa e non rappresentativa.
3) Politica entrata in crisi, politici non sufficiente abili. Dunque crisi della politica. Ma la colpa é sopratutto nell’oscillare del pendolo fra rivoluzione mancata e rivoluzione promessa. Abbiamo così questi prodotti Politicizzazione della giustizia, giuridicizzazione della politica: incapacità del sistema di far prendere le decisioni alla politica, e allora si fa decidere il potere legislativo. Ci si affida al terzo potere che ha finito con l’occupare uno spazio superiore a quello che gli compete. Esempio tipico: Riforma del Lavoro; non ha risolto chiaramente quale sia il mercato del lavoro. Licenziamenti: dovrà decidere il giudice, perché la legge non é stata capace di creare regole. Produce una distorsione che nasce, ancora una volta, dalla Costituzione formale: il lavoro é un diritto. Questo principio contraddice tutta l’economia di mercato. Il lavoro, in un sistema capitalistico, é una merce come un’altra (domanda, offerta). L’occupazione sale e scende a seconda dell’andamento dell’economia. L’affermazione del diritto al posto di lavoro comporta un costo sociale smisurato, ma non risolve la piena occupazione. Il compromesso socialdemocratico, è anch’esso in crisi; tentativo di supplire attraverso un eccesso di spesa pubblica che si sostituisce alle ferite che produce il mercato, in tal modo deficit e accumulazione del debito, mettendo in pericolo molti stati, il nostro compreso. Dunque, riassumando, la democrazia rappresentativa in crisi nel momento i cui é nata. La democrazia formale non c’é la fa più a reggere la sfida della modernità (globalizzazione). La democrazia materiale non riesce più a sostenere le spese e produce effetti collaterali, spesso negativi. Crisi politica, messa in discussione della autonomia dei poteri, e ora questo M5S: analogo ai movimenti di protesta che furono alla base della rivoluzione francese.
Il ragionamento di Ostellino ha un difetto fondamentale, non vede la lotta politica come si svolge, vede solo le origini culturali, ma nella sua cultura non contiene l’dea di composizione delle ragioni, che è appunto l’arte della politica.
Banfi: concretezza sugli spunti emersi, rispetto alla situazione attuale. Un compromesso possibile purché non sia solo autodifesa.
Mauro: lo Stato é una banda che ha vinto, dice S. Agostino. Suggerisce che di fronte al potere vale il “ Patto di Libertà”, se non esiste si pone una domanda, che diventa un imperativo: come evolvere senza perdere la speranza. Mentre S. Tommaso dice : l’uomo é un’unità. Per rappresentare il popolo si pone una esigenza educativa. Educazione del popolo come garanzia del giudizio sulla pace fra gli uomini. Oggi hanno vinto coloro che pensano al peggio dell’uomo. E basano tutto sul conflitto. Oggi si confonde un idealismo con il modo di pensare delle ideologie. L’ideologia è realmente il freno alla possibilità di creare un reale Patto di Libertà per le persone. Esempio Gaza: fare la guerra é molto più conveniente che fare la pace. Con la vicenda di Moro, la ragione di Stato é prevalsa sulla fondamentale idea del bene della persona. Oggi interrogati dalla inconsistenza delle ragioni delle singole parti politiche,serve mettere in campo tutto il possibile per evitare di precipitare nella logica della ideologia, ascoltando i corpi intermedi. Serve una visione lungimirante per tornare a quel Patto di Libertà, per fare assieme quello che serve per il nostro Paese. Le circostanze oggi impongono ai partiti che hanno ottenuto maggiori consensi, per il bene del paese, devono riconoscere l’altra parte politica per quello che è, accettando di assumersi la responsabilità di trovare una soluzione oltre i propri interessi. Scommettere non sui propri progetti ma sul proprio destino.
L’amico Mario Mauro chiede una educazione del popolo, ma ricordiamo che si tratta di una dimensione in cui sono messi in campo i fatti comunitari e ciò che genera popolo. Dunque va guardata prima della politica, perché non sarà certo la politica ad educare.
Banfi: Europa? Due famiglie abbastanza evidenti ma anche qui il problema “anti europeo”. Riflessione sulle politiche economiche europee ma anche dovere di chiedere maggior protagonismo sulle politiche di fondo. “non siamo soli” : quali decisioni, quali influenze?
Violante: La crisi é un problema di tutta l’Europa occidentale. Ormai oggi i programmi si riducono a indirizzi per la velocità di cambiamento. La democrazia rappresentativa deve prevedere la partecipazione dei cittadini, come poter accentuare la capacità di rappresentanza dei cittadini. Serve cambiare metodologia di rappresentatività, per esempio riflettere sul ruolo dei referendum, sulle consultazioni di parti sociali, etc. Meccanismi cui serve individuare maggior potere dei cittadini, tematiche da affrontare con molta forza e determinazione per evitare che il rancore prenda il posto della ragione. Integrazione della sintassi politica, per evitare di andare avanti con falsi pregiudizi (liberista, conservatore, moderato, etc.). La democrazia italiana ha funzionato benissimo sino agli anni ’60, non possiamo dimenticare la nostra storia. Quando manca la visione lungimirante sopraggiunge un sistema di autodifesa e contrapposizione verso l’altro.
Corsi e ricorsi storici che richiamano alla debolezza dei poteri: economico, politico, etc. Qualche parola su Monti: riconosco la competenza e capacità di aver riprodotto un ruolo del nostro Paese. Ma non bastava un ripristino delle regole formali. Le regole sono come la baionette, servono a tutto tranne a sdraiarsi sopra. Serve un supplemento di intelligenza da parte di tutti, lucidità politica da mettere in campo e trovare un punto di intesa tra tutti. Ricordo quello che ha detto Papa Francesco: non fatevi rubare la speranza. Come classe dirigente arenarsi sulle proprie posizioni significa togliere la speranza. Le persone la stanno perdendo rispetto al futuro e ai tempi difficili, i politici devono impegnarsi a ricostruire processi di speranza anche tra diversi, questo é il terreno possibile. La politica deve legarsi ad un valore: la speranza. Oltre ai problemi economici serve ricostruire l’aspetto morale della politica.
Insomma, Violante ha preferito non entrare nel merito delle posizioni attuali, non ha criticato le rigidità, anche se invita a superarle.
Ostellino: Io sono “uno dei quattro gatti liberali in Italia”. Fin quando la democrazia ha funzionato (De Gasperi / Einaudi) era perché faceva i conti con la realtà effettuale (Macchiavelli). Ma abbiamo avuto un potere ibrido, che ha prodotto mostruosità come il fatto che le rette universitarie o il costo del biglietto del tram, non pagano i costi resali del servizio, per cui si crea l’assurdo che i poveri con le loro tasse pagano l’università ai ricchi. La nostra fiscalità e la nostra socialità mostrano il compromesso della nostra Costituzione,uno stato che campa sulla pretesa di conciliare socialismo e capitalismo. La cultura liberale cerca di governare il popolo per quello che é. Non si pone il problema di educare il popolo. Parliamo dell’Europa: per ovviare all’inconveniente della devoluzione di sovranità l’Europa é la brutta parodia dell’Unione Sovietica, esempio la fissazione delle quote di produzione di zucchero e latte. Io sarei per una Europa in senso fortemente federalista.
A questo punto il dibattito diventa viziato dalla pretesa di far valere la sua cultura liberale come criterio di tutto, ma questa cultura non comprende neppure come si forma il popolo.
Mauro: contesta la visione di Ostellino e ricorda gli scenari non solo in Europa ma nel resto del mondo relativamente al percorso dell’Unione Europea. Analisi, statistiche, processi e strategie rilevano che siamo di fronte ad un Europa al bivio con scelte decisionali per far crescere ulteriormente. Europa va pensata come un condominio: se brucia qualcosa spegnilo non per solidarietà ma perché rischi di bruciare anche il tuo appartamento. Tensione finanziaria, lavoro, crescita, produttività sono stati i dolorosi interventi del governo Monti. Ora tutti fanno risalire a tale governo la crisi economica del Paese. Segno che domina la falsità. Non é l’Europa che ci detta le regole e ci impone le strategie; é pura speculazione artificiale, faziosa. Sono gli stati che hanno da fissare le loro regole e l’Europa li sollecita. La dimensione europea non é una delle opportunità ma l’opportunità più grande.
E si conclude l’incontro, con l’amaro in bocca per il fatto che volevamo sentire un soggetto politico, invece abbiamo sentito premesse, interessanti, ma la battaglia politica è tutta da fare.