La solenne cerimonia di inaugurazione dell’Anno Accademico 2012-2013 dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, che si è svolta ieri a Milano è stata occasione propizia sia per il benvenuto della comunità universitaria al nuovo Assistente ecclesiastico nazionale, il vescovo Claudio Giuliodori, che ha presieduto la celebrazione eucaristica in una Basilica di S. Ambrogio gremita, sia per consentire al nuovo Rettore Franco Anelli di dettare le linee programmatiche del suo mandato quadriennale. Assenti, causa riunioni delle Congregazioni in vista dell’elezione del nuovo Pontefice, i cardinali Angelo Scola, Arcivescovo di Milano e presidente dell’Istituto Giuseppe Toniolo di Studi Superiori, e Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, che avrebbero dovuto tenere, rispettivamente, il saluto e la prolusione. I porporati hanno tuttavia testimoniato il loro affetto e attaccamento all’Università trasmettendo i testi scritti delle loro relazioni, che sono stati poi letti nell’Aula Magna.



Un omaggio non formale al ruolo dell’Ateneo fondato da padre Agostino Gemelli è venuto da mons. Giuliodori che, all’inizio del suo nuovo ministero pastorale, ha confessato di essere rimasto molto colpito nel vedere nei cortili e nei corridoi dell’Università tanti giovani sorridenti e si è augurato di poter contribuire “alla crescita e allo sviluppo di una università che è l’espressione più significativa dell’impegno culturale dei cattolici italiani. Dall’Università Cattolica sono venuti contributi determinanti per il bene della Chiesa e della società in Italia e da essa oggi, in conformità con la sua storia e la sua vocazione, ci si attende ancora molto, soprattutto in questi anni in cui la Chiesa italiana ha posto al centro del suo cammino la sfida educativa”.



Il card. Scola ha incentrato il suo saluto agli studenti, ai docenti e al personale amministrativo della Cattolica, sulla figura del Pontefice emerito Benedetto XVI: “La rinuncia di Benedetto XVI al ministero petrino e l’attesa orante del nuovo Papa domandano a tutti noi uno scatto di verità e di responsabilità”. Secondo il Card. Scola è oggi il momento “di rinnovare con forza la consapevolezza dell’identità e dell’orizzonte cattolico dell’Università e della sua missione accademica ed educativa”. L’arcivescovo di Milano ha ricordato come Benedetto XVI non abbia mai cessato di invocare “il rispetto dell’ampiezza della ragione, articolata nella pluralità delle sue capacità e funzioni, e quindi né arbitraria, né indifferenziata, pena la caduta nella frammentazione del senso”. Ne deriva, concretamente, l’esigenza di comunità accademiche capaci di far diventare questa invocazione esperienza reale di ricerca, insegnamento e studio. “È necessario, infatti, che l’Università sia veramente una communitas docentium et studentium in cui sia possibile “imparare” questa ampiezza della ragione perché la si contempla all’opera”.



Anche il card. Tauran, nella sua prolusione su “Il dialogo interreligioso: una risorsa per la società”, ha ricordato lo sforzo del Papa emerito che, in quasi otto anni di pontificato, ha consentito di passare dalla tolleranza all’amicizia in campo ecumenico. Il card. Tauran ha poi in premessa puntualizzato come il dialogo interreligioso “non è il dialogo tra le religioni, non è un esercizio intellettuale di teologia o filosofia. E’ un dialogo tra credenti, persone concrete che si confrontano con gli stessi problemi. Inoltre, “dialogo” non significa necessariamente accordo, ma implica che ognuno possa affermare ciò che crede, a patto che rispetti l’altro”.  

Andando poi più in profondità sul dialogo interreligioso, il card. Tauran ha ricordato come lo stesso “diventa fonte di mutuo arricchimento per chi lo pratica, e contribuisce all’armonia delle società. Per questo, per noi credenti, il dialogo interreligioso è non solo una sfida, ma soprattutto un’occasione da cogliere”. Nel concludere in una prospettiva di grande speranza e fiducia la sua prolusione, il presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso ha indicato come il dialogo tra le religioni possa aiutarci “a passare dalla ricerca umana attraverso la mutua collaborazione per la costruzione della società alla possibile scoperta della verità nel nostro camminare insieme e nella nostra testimonianza”. 

Di grande visione e spessore anche il primo Discorso inaugurale del nuovo rettore Franco Anelli. Dopo aver sinteticamente ricordato i molti importanti avvenimenti che hanno caratterizzato l’ultimo anno, a partire dalle circostanze che portarono il precedente rettore Lorenzo Ornaghi ad assumere responsabilità di governo nell’esecutivo tecnico di Monti e a cessare anzitempo l’esercizio delle funzioni del suo terzo mandato rettorale, Anelli si è soffermato sulla visita di Benedetto XVI alla sede romana dell’Ateneo e sulla partecipazione del Presidente Napolitano ai lavori del Convegno su “Tradizione cristiana, unità italiana e identità culturale”. Il Rettore ha poi elencato i molti significativi risultati raggiunti dall’Ateneo di Largo Gemelli nel corso dell’anno appena trascorso, a partire dal numero degli studenti, dall’ampiezza e dallo spessore dell’offerta formativa, dai progetti di ricerca e dai finanziamenti conseguiti.

Ma cosa bisogna aspettarsi da una relazione inaugurale? Lo spiega Anelli con acume e saggezza nella parte più evocativa delle sue riflessioni: “Una relazione inaugurale di un anno accademico non segna né un inizio né una fine. E’ una pietra miliare lungo un cammino di un’istituzione, che è a sua volta costituita e animata da tanti percorsi, esperienze, vite individuali, che per un tratto breve o lungo della loro parabola si intrecciano con quella dell’istituzione stessa, la animano, la alimentano, la fanno progredire”. Viviamo tempi di grande difficoltà e incertezza. Le strutture portanti del mondo europeo occidentale si stanno progressivamente scomponendo e la questione del ruolo del sistema universitario si pone in tutta la sua attualità e urgenza. 

Appare certo però che di fronte alla “liquefazione” della società le università non possono restare come rocce inanimate e ottuse: sarebbero destinate ad una progressiva erosione per effetto proprio del fluire dei fenomeni sociali che scorrono attorno a loro”. Sono domande ineludibili ma che non si prestano a risposte semplici e immediate. C’è poi la questione giovanile, sempre più drammatica nei suoi risvolti morali, sociali ed economici: “Anche ai nostri giorni si avverte l’innescarsi di un conflitto tra le generazioni; un conflitto che nasce da un declino economico e che si gioca sul terreno della distribuzione delle risorse presenti e future”. 

In un contesto così complesso, secondo Anelli l’Università ha delle precise responsabilità e non può sottrarsi al proprio compito “di formazione piena e autentica della persona”. Ma per una università come l’Ateneo dei cattolici italiani le responsabilità sono ancora più forti e si sostanziano nella necessità di “far crescere persone colte e capaci, grazie alla complessità e completezza della loro formazione, di affrontare i cambiamenti. Ciò che una preparazione circoscritta all’acquisizione di una tecnica utile in un ristretto orizzonte contingente non consente”. 

Nella visione di Anelli, in piena continuità con l’impostazione originaria di padre Gemelli, serve, oggi più che mai, una Università Cattolica in cui sia viva e forte la consapevolezza “del compito alto di un luogo di elaborazione culturale connotato dall’essere uno studium generale, non luogo di addestramento settoriale, e dall’essere cattolica e dunque chiamata, in forza di quella sintesi, a proiettare lo sguardo lontano”. E’ l’indicazione di un cammino difficile e con un risultato incerto. Ma quello che è certo, conclude Anelli, è invece l’impegno della Cattolica nel seguirlo con perseveranza.

Il 92° anno accademico dell’Università Cattolica è dunque cominciato con una cerimonia sobria ma intensa, molto partecipata da studenti, docenti e personale amministrativo, in un’atmosfera di piena consapevolezza delle difficoltà che stiamo attraversando ma anche di grande fiducia verso il futuro. Il che fa ben sperare per le grandi sfide che aspettano il sistema universitario italiano e il Paese tutto.