Caro direttore,
“Non dimentichiamoci di Dio”, il testo del cardinal Angelo Scola presentato ieri a Milano, ha un valore culturale che io, semplice insegnante di una scuola della provincia, non posso minimamente avvicinare, forse riesco a intravederlo in lontananza, ma una sfida nella mia limitatezza l’ho avvertita e spero di poterla reggere: è quella che il cardinale Scola lancia sulla storia dell’occidente.
Nel testo infatti il cardinale di Milano propone un percorso affascinante nel cuore della storia occidentale dall’Editto di Costantino del 313 ad oggi e lo fa confrontando ogni passo con un criterio unico, quello della libertà. È quello che mi ha maggiormente colpito in primo luogo perché ha messo in discussione la modalità con cui oggi si insegna storia, in secondo luogo perché si è preso il rischio di formulare una proposta che sarebbe interessante verificare.
La prima questione mi ha molto colpito, l’autore fa un percorso nel cuore della storia occidentale dal punto di vista della libertà religiosa. È stato un pugno nello stomaco, questo approccio. La questione è semplice: è quella del card. Scola una lettura della storia in base ad una categoria diversa dalle altre categorie che mettono in campo le diverse storiografie? È la domanda che mi son fatto, ed è decisiva, perché che il testo di Scola entri o non entri nelle scuole dipende dalla risposta che si dà a questa domanda.
È stato un contraccolpo per me avvertire che nel testo del card. Scola non sia in gioco una categoria storiografica, che la sua non sia una interpretazione cristiana della storia, quanto mai legittima: no, la questione o la pretesa è un’altra, è che la storia è storia di libertà e quindi qui c’è in gioco qualcosa di più di una interpretazione storiografica, c’è in gioco l’umano, che l’umano si affermi dentro la storia.
Che l’uomo sia libero è la questione seria della storia! Per questo è interessante per me che insegno storia il testo del cardinal Scola, perché mi sfida a guardare la storia non in base a categorie, bensì andando a scoprire l’umano, il suo avventurarsi a capofitto nel tempo.
La seconda questione riguarda la proposta che l’arcivescovo di Milano fa per contribuire ad una storia di libertà. È una proposta quanto mai interessante: prendendo le distanze da qualsiasi tentazione di egemonia e chiarendo che la politica non è l’orizzonte ultimo della vita emerge con evidenza indiscutibile che è la testimonianza il grimaldello con cui si può aprire lo scrigno in cui è nascosto il valore del vivere e quindi della storia.
È quanto mai il tempo della testimonianza e l’educazione è forse il primo ambito in cui abbandonare la pretesa di organizzare la vita per viverla finalmente impegnandosi con tutta la propria umanità, mettendo in gioco la propria sensibilità.
Prendere sul serio la sfida della testimonianza è quanto mai decisivo, tanto è vero che le cose cambiano dove ci sono degli uomini che le affrontano con la positività che viene dal primo approccio con il reale. La sfida alla scuola è lanciata, sarà interessante verificarne l’efficacia. A me interessa farlo, perché in quello che il cardinal Scola ha provocato vi è una promessa di libertà cui io in primis tengo.