“Davvero sono entusiasti questi milanesi, eh!”. Ha saluato così, papa Francesco, con la sua consueta freschezza sempre pronta a non lasciarsi ingabbiare dalla pagina scritta, i giovani del pellegrinaggio della Diocesi di Milano guidato dal Cardinale Angelo Scola, presenti ieri all’udienza generale, nella quale papa Bergoglio ha ripreso le catechesi dell’Anno della fede. Ilsussidiario.net ha chiesto un commento a Stefano Zecchi, filosofo, docente di Estetica all’Università degli Studi di Milano.
In questi giorni è in corso il pellegrinaggio della diocesi di Milano alla sede di Pietro. Con il cardinale Scola ci sono circa 6mila giovani: un segno di speranza per la nostra terra milanese. Cosa ne pensa?
Certamente un grande segno di speranza. E mi pare che il cardinale Scola si stia adoperando parecchio per favorire l’incontro fra i giovani e questo Papa che ha un modo di comunicare molto diretto e immediato. Il messaggio che sta rivolgendo dall’inizio del pontificato, in particolare ai giovani, è per molti aspetti inedito, molto spontaneo e vivace.
I giovani hanno accolto il Papa con grande entusiasmo ma con loro egli ha usato espressioni forti. Ha detto ad esempio che “Il Signore è vivo: portate avanti questa certezza che darà speranza a un mondo un po’ invecchiato per le guerre, la violenza e il peccato”.
I giovani non hanno paura delle parole che ha detto il Papa; essi amano poche parole, chiare, non ideologiche. E molta comprensione. Per questo lo amano.
Da dove nasce il loro entusiasmo?
Credo nasca dalla loro profonda esperienza di fede. Da professore, mi auguro soprattutto che questo entusiasmo permanga e, anzi, cresca. Perché rappresenta un segno di speranza per il futuro.
L’incontro era programmato da tempo, quando era ancora Papa Benedetto XVI. Nel frattempo, al soglio di Pietro è stato eletto Francesco. Ci sono grosse differenze per i giovani?
Con Benedetto XVI i giovani avrebbero forse trovato un papa più “teologo”. Ma non credo avrebbe fatto una grande differenza. Lo testimonia il medesimo calore con il quale sono stati accolti sia Ratzinger che Bergoglio.
Scola ha ricordato ai pellegrini il compito affidato da Benedetto XVI durante la visita dello scorso anno: fare della “Lombardia il cuore credente dell’Europa”. A che punto siamo secondo lei?
Da laico non saprei dire se sono stati fatti passi avanti. Il compito è evidentemente molto ambizioso. Per questo faccio i miei auguri al cardinale Scola che intende farsene carico e portarlo avanti. Personalmente credo che oggi il cuore di Milano sia molto “economico”. Ma se resta solo questo, se la nostra città non recupera il suo vero cuore – che non è fatto solo di finanza, ma anche di cultura e di solidarietà -, non ha davanti a sé un futuro facile.
In questi giorni Milano ha dato l’addio a Enzo Jannacci, uno dei suoi figli più celebri. Secondo lei, nella nostra cultura è ancora presente la Milano cantata da Jannacci?
No, direi di no. La Milano di Jannacci non esiste più. La grande partecipazione ai suoi funerali ha semmai dimostrato che oggi c’è una grande nostalgia di quella realtà.