Nel corso dell’ultima riunione con l’Assessore al Bilancio, Francesca Balzani, e i rappresentanti dei gruppi consiliari, l’ex eurodeputata del Pd ha reso nota l’intenzione della Giunta di congelare 30 milioni di euro destinati a servizi alla persona. Cifra che contribuirebbe a portare i tagli alla spesa a quota 200 milioni, riducendo lo “spareggio” tra entrate e uscite a 240 milioni. Meno dei 437 iniziali, ma sempre drammatici per una città come Milano. Quel che più ha disturbato chi, come il sottoscritto, sedeva intorno al tavolo è stata la motivazione con cui si sono annunciati i congelamenti alle risorse destinate a strumenti come il sostegno al reddito per adulti in difficoltà, piuttosto che l’assistenza domiciliare a malati e anziani. La Balzani, infatti, ha dichiarato che l’intento è quello di arrivare a “far male” ai cittadini per far capire al governo centrale cosa comportano i tagli ai trasferimenti da parte dello Stato. Insomma l’intenzione è quella di fare ostaggi. Non che i tagli ai trasferimenti siano sacrosanti. Tutt’altro. Dal 2007 al 2014, secondo l’Anci, il contributo finanziario apportato dai Comuni al risanamento della finanza pubblica è già di oltre 15 miliardi. E la logica con cui Roma si è rapportata alla “periferia” dal 2010 ad oggi penalizza soprattutto i virtuosi. Per esempio: quest’anno i tagli lineari alle risorse destinate ai Comuni fanno sì che Milano, città che ha maggiori flussi di cassa per il semplice fatto che paga i propri fornitori, viene punita più di una città come Napoli, dove l’amministrazione non è stata nemmeno in grado di garantire la benzina ai mezzi pubblici.



Tuttavia tale situazione non giustifica una deliberata ritorsione degli enti locali sui cittadini inermi, che non hanno armi per difendersi dai soprusi del potere. È dunque inaccettabile che si scarichino su di loro le tensioni fra differenti livelli istituzionali. Soprattutto è inaccettabile che, a fronte di 300 milioni di minori trasferimenti negli ultimi 3 anni, la Giunta Pisapia durante tutto lo scorso anno abbia aumentato la spesa di 200 milioni, scaricando già le conseguenze di tale scelta politica sui contribuenti che, in due anni di amministrazione di sinistra, hanno visto aumentare le tasse locali di 654milioni.



E la ritorsione sui cittadini è altresì inaccettabile perché segna la pervicace volontà di non mettere in discussione, proprio in un momento di crisi e scarsità di risorse pubbliche, l’erogazione diretta di servizi da parte del Comune. La Giunta Pisapia sembra dire: meglio nessun servizio alle persone che valorizzare quelli erogati da altri soggetti sociali.

Eppure non mancano margini di manovra per un’operazione diversa. Soffermando, per esempio, l’attenzione sulla realtà dei Centri Diurni Disabili – oggetto di una recente commissione consiliare – si può assolutamente ripensare alla spesa pubblica senza che questo significhi tagliare e ridurre un servizio. I CDD comunali offrono meno posti e sono più costosi dei CDD convenzionati. Nei 15 gestiti direttamente dall’amministrazione si contano 405 posti, ma solo 350 frequentanti (nonostante le liste d’attesa contino 100 persone). Nei 23 privati convenzionati, invece, si ha una disponibilità di 521 posti e si contano 523 frequentanti. Ciò a fronte di oltre 7 milioni di risorse destinate ai CDD comunali (al netto di altre spese quali quelle per il mantenimento delle strutture, i trasporti, ecc.), e 5 milioni e 500 mila euro destinati da Palazzo Marino all’offerta del privato sociale. In sintesi: con meno risorse pubbliche si può valorizzare di più il contributo della società civile e moltiplicare i servizi offerti. Il contrario di quella “violenza pedagogica” annunciata dall’Assessore Balzani, secondo la quale tagliando la “carne viva” dei cittadini si convoglia la rabbia sociale e la si indirizza contro il “nemico” del popolo: lo Stato.