L’arcivescovo di Milano, cardinale Angelo Scola, ha aperto ieri il convegno di Oasis dal titolo “Sul crinale. Cristiani e musulmani tra secolarismo e ideologia”. La prima giornata si è tenuta nell’aula magna dell’Università degli Studi di Milano ed è stata aperta a tutti gli interessati. Oggi invece la seconda giornata, nella sala napoleonica, riservata ai soli membri del comitato scientifico. Ilsussidiario.net ha intervistato il professor Francesco Botturi. Per il cardinale Scola, “il nostro continente rischia di non reggere il paragone con questa nuova fase della storia”.



Che cosa ne pensa di questa affermazione?

Come ha sottolineato l’arcivescovo di Milano, la situazione attuale della cultura europea è quella di una grande incertezza, salvo una certezza ostentata di un certo lato della cultura contemporanea che è quella di stampo più chiaramente laicista. Il programma sembra essere quello di reimpostare l’Europa in modo che emargini definitivamente la tradizione religiosa e cristiana in particolare. A parte la durezza che esclude da un progetto comune un fatto così importante per la realtà dell’Europa come la dimensione religiosa, ciò cui stiamo assistendo è a una grande incertezza e a una scarsa creatività anche da parte del mondo cattolico. Dal momento che tutti i parametri della nostra civiltà sono in discussione, il rischio è quello di non essere proporzionati all’impegno che si potrebbe o si dovrebbe avere.



Nelle parole dell’arcivescovo, quali caratteristiche presenta il confronto tra l’Europa e le altre culture?

Il confronto tra l’Europa e le altre culture o religioni, nel contesto della grande civiltà mediterranea, presenta una situazione molto variegata. Da un lato abbiamo posizioni che avvertono l’importanza di una fratellanza spirituale, in nome di una dimensione religiosa che porta in sé un’istanza di apertura rispetto a un senso e a un’origine più grande di sé. Dall’altra abbiamo posizioni di forte contrasto o addirittura di forte inimicizia nei confronti della tradizione occidentale e dei suoi esiti più laicizzati, quando non addirittura nichilisti.



Che cosa ha inteso sottolineare il cardinal Scola?

Lo sforzo del cardinale è stato quello di cercare tutti gli spazi possibili per istituire luoghi di confronto e di dialogo. Il tema della secolarizzazione e dei suoi esiti contemporanei, che sono fondamentalmente nichilisti, è un fenomeno tipicamente occidentale ed europeo. L’occidentalità si è diffusa però in giro per il mondo, e quindi anche le società islamiche sono segnate profondamente dalla secolarizzazione, sia pure in modo indiretto. A essere a rischio, tanto nei Paesi europei quanto in quelli arabi, è la tenuta di una religiosità realmente vissuta, che sia fermento anche per la società. Spesso le forme più intransigenti dell’islamismo rivelano una debolezza intrinseca, che tenta di ritornare alla purezza originaria dell’Islam con l’imposizione e non invece con la diffusione di una vita culturale, sociale e religiosa pacificata e creativa.

 

Il cardinale ha citato il brano coranico sul giovane Abramo, in cui il profeta afferma: “Non amo ciò che tramonta”. L’Europa è giunta al suo tramonto?

L’Europa in quanto Occidente è sinonimo di “terra del tramonto”. A partire dalla pubblicazione de “Il tramonto dell’Occidente” di Oswald Spengler, c’è la consapevolezza che l’Occidente sta compiendo una parabola, e che una certa spinta propria della “seconda modernità” sta terminando, anzi di fatto è terminata. Le forme di convivenza elaborate in Europa negli ultimi tre o quattro secoli sono giunte al termine. Nello stesso tempo però la cultura e la storia occidentale, in modo molto più ampio e profondo, come un fatto che risale agli ultimi 1.500 anni hanno in loro una riserva di senso e di esperienza che può invece essere alimento per una rinascita dell’Occidente.

 

(Pietro Vernizzi)