“Sento le voci, voci cattive”. Erano state queste le prime parole di Mada Adam Kabobo subito dopo il suo arresto. Il trentunenne ghanese, che nel maggio scorso colpì con un piccone cinque persone a Milano, in via Adriatico, uccidendone tre e ferendone due, potrebbe essere presto ritenuto incapace di intendere e di volere. “Non capisce, non parla, guarda nel vuoto, dice solo frasi sconnesse e strane formule nella sua lingua rara”, fanno sapere gli psichiatri incaricati dalla Procura che lo seguono dal 6 giugno. Nonostante le gravissime accuse, di triplice omicidio volontario e lesioni volontarie, Kabobo potrebbe non entrare mai in un’aula di tribunale per il processo e ricevere quella “punizione” più volte invocata dai familiari delle vittime (Alessandro Carolè, 40 anni, Ermanno Masini, 64 anni, Daniele Carella, 20 anni). Se dalla relazione finale dovesse effettivamente emergere che l’assassino è ancora oggi incapace di presenziare consapevolmente al processo, potrebbe essere affidato direttamente a un ospedale psichiatrico.



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