Il Centro Culturale di Milano, che dal 1981 offre a Milano un luogo di dialogo fra le diverse sensibilità del sapere e del conoscere, presenta oggi il programma di quest’anno, con una conferenza stampa che avrà luogo alle 11.15 nella sede di via Zebedia. La nuova stagione prevede più di quaranta eventi, con incontri, mostre, letture teatrali e corsi di approfondimento di arte e politica: già nei prossimi giorni inizierà l’attività, quando Domenico Quirico, giornalista de La Stampa, sequestrato per cinque mesi in Siria e liberato una settimana fa, racconterà l’esperienza della prigionia. Oggi il direttore Camillo Fornasieri presenterà il lavoro dei prossimi mesi insieme al ministro della Difesa Mario Mauro, al giornalista Salvatore Carrubba e a Franco Loi, scrittore e poeta. E sempre camminando su un filo rosso scolpito nel titolo di quest’anno, che attinge alle parole di Czeslaw Milosz, a dieci anni dalla sua scomparsa: “Desta dunque un uomo, in un posto qualsiasi della terra […]/ E permetti che guardandolo io possa ammirare Te”.
Il programma del Centro Culturale di Milano tocca molti punti di attualità, dalla crisi della democrazia passando per la riscoperta dell’Europa – discutendone limiti e nuove prospettive – fino ai suoi confini orientali, da cui tornano le parole di Vaclav Havel e della sua opera Il potere dei senza potere, oggetto di un incontro a cui parteciperanno Sergio Belardinelli, Mauro Magatti e Wael Farouq.
Il viaggio del Centro Culturale di Milano arriverà anche oltreoceano, per portare a Milano le note e i testi di Johnny Cash (nel decimo anniversario della morte), oltre alle riflessioni di Angelo Panebianco, Francesco Forte e Marta Cartabia sugli scritti di Alexis de Tocqueville sulla democrazia negli Stati Uniti, e agli scatti di Lewis Hine, grazie a una mostra di Enrica Viganò in collaborazione con il Consolato americano e con l’American Chamber. L’anno che si apre sarà anche l’occasione per riscoprire le parole dei poeti e degli scrittori che hanno raccontato la Grande Guerra, nell’anniversario dei cento anni. E ad accompagnare il lungo itinerario, oltre a molti altri appuntamenti da non perdere, sarà sempre un occhio di riguardo per l’evoluzione e la vita di Milano, da sempre uno dei temi al centro dell’attività del CmC.
Dottor Fornasieri, cosa esprime il titolo scelto per quest’anno?
Se l’anno scorso l’accento era stato sullo stupore, quale sorgente della certezza, quest’anno vorremmo sottolineare la necessità di riscoprire che l’esperienza di tutti gli uomini sia il luogo dove accade la vita. Essendo un momento dove si cerca di ripensare il vivere, a fronte di una crisi che – ormai molti lo ammettono – non è solo economica ma anche antropologica e sociale, accorgersi che le risposte vanno date all’esperienza umana, che non creiamo noi e che porta dei desideri e delle attese proprie, è sembrato per noi il primo tentativo da approfondire.
In che modo pensate di portare avanti questo tentativo?
Vorremmo mostrare esempi e riflessioni su come la vera risorsa sia il legame della persona con l’infinito. E poter mostrare che il fatto cristiano è bello, proprio perché mette in primo piano l’esigenza dell’uomo di fronte a tutto e non si accontenta di una scorciatoia di mezzi per sopravvivere.
Che necessità c’è ancora di uscire di casa, per incontrarsi e ascoltare?
Tutto non si esaurisce nei social network o nell’informazione personale: occorre riscoprire il senso di una comunità umana che vive insieme, per rischiare le proprie domande “in diretta”. Questa è la forma del centro culturale, che da più di trent’anni vede la partecipazione di migliaia di persone, interessate a indagare un punto di unità possibile, nelle contraddizioni che il tempo presenta.
(Luca Maggi)