Tre cose colpiscono di questo piccolo, intenso volume dal titolo Cosa nutre la vita? Expo 2015. La prima è che chi scrive è una persona che desidera comunicare un messaggio che rallegra l’intelligenza e il cuore. Si parla della realtà materiale – del creato – con una enorme gratitudine per il dono ricevuto, ma con la consapevolezza che le realtà materiale parla di un oltre, di un più a fondo che sollecita gli esseri umani a rispondere, a prendere posizione non astrattamente, ma nella concretezza delle loro decisioni materiali. “…i protagonisti del rapporto uomo-cosmo non sono semplicemente due – la comunità degli uomini e la terra – ma tre … è Dio a mettere in relazione l’uomo e il cosmo(pp. 16-17).



Così, nella concretezza del sue scelte su come usare i beni della terra, l’uomo di fatto risponderà: col lavoro che fa fiorire la terra come un giardino, nella gratitudine per il semplice fatto che la realtà c’è; oppure con l’appropriazione, con lo sfruttamento fino all’esaurimento di quel che c’è. Questa risposta libera dà forma alla storia e alla geografia del mondo, con tutta le loro ambivalenze.



Perché questo messaggio rallegra intelligenza e cuore? Perché è realistico. Dove potremmo trovare buone ragioni per difendere l’ambiente, per gestire i conflitti sull’uso di risorse preziose e scarse, per rispondere ai bisogni materiali di tutti gli esseri umani, se non dentro l’accoglienza di questo messaggio, antico e sempre nuovo, della benevolenza di un Creatore che, riempiendoci di doni, ci chiama a guardare “oltre” il dato materiale?

Seconda osservazione: quel messaggio incoraggiante di una presenza reale che ci precede e ci interpella nella concretezza dell’esistenza materiale è capace di riconciliare la dimensione “micro” e la dimensione “macro” del problema economico/ecologico. Troppo spesso le grandi questioni globali dello sviluppo e della tutela del creato sono affrontate in un contesto politico dove prevale un’impronta di tipo tecnocratico falsamente “neutra”, la cui efficacia è comunque visibilmente scarsa. Il volumetto, parlando della tragedia della fame (p. 28), del ruolo ambivalente delle politiche di aiuto internazionale (p. 34) e delle politiche nazionali (“sovranità alimentare”, p. 37), ricorda che nessuna politica può essere “buona” – ossia realmente efficace nel superare in modo sostenibile la malnutrizione e le emergenze alimentari – se trascura il fatto che per gli esseri umani la vita materiale, incluso il prendere cibo, non è mai esclusivamente materiale.



Le piccole decisioni famigliari e le grandi decisioni politiche sono accomunate dalla grande questione, terribilmente concreta, del senso. Ogni azione nel tempo e nello spazio afferma il suo senso, le sue ragioni, la direzione che persegue; così l’agire umano micro e macro trasforma tempo e spazio. Poiché ognuno desidera “fare conoscere e avere di più, per essere di più” (Populorum progressio, 6), la risoluzione sostenibile dei problemi economici e ambientali non è mai solo tecnica. “L’effettivo prendersi cura del creato e provvedere affinché ciascuno abbia accesso agli alimenti … si verifica proprio a livello dell’esistenza quotidiana di ogni persona e delle decisioni elementari di lavoro, di consumo, di investimento“. (p .47). Creatività, innovazione, investimento, sviluppo … sono tutte parole che esprimono l’attrattiva del “di più”.

Così veniamo alla terza cosa che vorrei segnalare, la frase sul retro della copertina: “In verità nutre la vita solo ciò che la rallegra“. L’azione per “nutrire il pianeta” risponde alla grande attrattiva del “di più” a cui tutta la realtà materiale allude; ecco la vera “energia per la vita”. Come dice Papa Francesco, “è la gioia che si vive tra le piccole cose quotidiane, come risposta all’invito affettuoso di Dio nostro Padre: «Figlio, per quanto ti è possibile, trattati bene… Non privarti di un giorno felice» (Sir. 14, 11.14)” (Evangelii gaudium, 4).

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