Secondo Gad Lerner, come scrive in un suo articolo pubblicato da Repubblica, c’è una “divaricazione” sempre più evidente tra Dionigi Tettamanzi e l’attuale capo della Chiesa ambrosiana, il suo successore Angelo Scola. Tettamanzi, dice Lerner, era rimasto fedele continuatore della linea del suo predecessore, Martini, mentre non starebbe succedendo la stessa cosa adesso. Lo si capisce, dice ancora, osservando l’andamento del sinodo dei vescovi e anche dopo la recente polemica sui matrimoni gay all’estero tra il sindaco di Milano e il ministro Alfano: “La reazione critica del Servizio famiglia della Diocesi, giunta perfino ad accusare il sindaco di privilegiare i diritti delle coppie gay rispetto al sostegno delle famiglie regolari bisognose, è assai rivelatrice” scrive il giornalista. Scola, dice ancora Lerner, evidenzia una volontà “di resistenza” sulla questione matrimoni gay ma anche in materia di sacramenti ai divorziati: no a deroghe dottrinali, sarebbe la sua posizione. Invece proprio negli stessi giorni Tettamanzi si è espresso in modo opposto, secondo Lerner, “sollecitando dal Sinodo una pastorale coraggiosa, rinnovata nel segno dell’inclusione”. Lerner poi insinua vecchie diatribe, ad esempio la lettera che avrebbe sponsorizzato Scola presso il papa da parte di Comunione e liberazione per ottenere il posto di arcivescovo ambrosiano proprio quando, scrive, scoppiava lo scandalo Formigoni: “In estrema sintesi, la personalità intellettuale di Scola tende a caratterizzarlo come guida che esercita la sua autorevolezza soprattutto nell’ambito dell’establishment: una figura di conservatore che si muove ad alto livello nell’ambito della classe dirigente, imprimendovi una visione teologica e culturale preoccupata di riscrivere la tradizione. Ben diversa dall’impostazione popolare e pastorale del predecessore Tettamanzi, di accresciuta sintonia con le irrequietezze dei fedeli, disposta a navigare controcorrente anche quando ciò implicava scontri con l’establishment milanese della sua epoca”, conclude.