Da sempre subisco il fascino dei negozi dove si vendono libri e quando ne vedo uno grande, ben organizzato, luccicante di novità non so resistere ed entro per “dare una occhiata”.
Negli ultimi anni, circondata dal dono di cinque nipoti, mi soffermo spesso sulle novità per i più piccoli e tra queste qualche giorno fa mi ha colpito un libricino dal titolo accattivante: “Benvenuti in famiglia” di Mary Hoffman e Ros Asquith, ed. Lo Stampatello, 2014. Ho incominciato a sfogliarlo con interesse, colpita dalla buona qualità delle immagini e da una grafica semplice e comunicativa .
Dopo le pagine iniziali in cui si inneggia alla accoglienza dei bimbi in famiglia, sia naturali che adottati, il testo si sofferma sui vari tipi di famiglia esistenti, da quella con due mamme a quella con due papà plaudendo con entusiasmo alla moltiplicazione di figure genitoriali. Cito testualmente: “In alcuni paesi due donne o due uomini che si amano possono fare una famiglia adottando o prendendo in affido dei bambini…”.
Il testo continua passando ai modi con cui si può nascere: in provetta, da cellule di varia provenienza, da uteri in affitto e così via. Il libro è scritto con toni allegri e leggeri fino ad arrivare al finale con cui si inneggia ad un “benvenuti in famiglia…comunque ci siate arrivati!”.
A quel punto ho chiuso il libro colpita da tanta subdola disinvoltura che mi pare mascheri, in realtà, un forte relativismo per cui “tutto è uguale, tutto va bene : nessuna persona è unica, tutti sono intercambiabili e i figli si producono come cose”. Tra l’altro, particolare non indifferente, la lettura è consigliata a bambini a partire dai 6 anni!
Disorientata dalla lettura del libricino apparentemente innocuo ma in verità ispirato da una precisa ideologia del genere, ho avuto l’occasione di partecipare ad un incontro di una neonata Associazione denominata Nonni 2.0 in cui si invitano i nonni ad essere protagonisti del loro tempo non limitandosi ad essere baby sitter dei nipoti ma trasmettitori di sapienza e di cultura. In particolare, gli interventi di due emeriti professori dell’Università Cattolica, Mauro Magatti ed Eugenia Scabini, mi hanno illuminata aiutandomi a giudicare il libro in questione e non solo.
Mi limito a due flash dei loro interventi. Il prof. Magatti sosteneva come “oggi siamo immersi in una società in cui il micidiale miscuglio di individualismo e tecnica conduce ad uno sconvolgimento antropologico su chi è l’uomo, da dove venga e dove vada alimentato da un uso spregiudicato di tecniche manipolative”.
La prof. Scabini, parlando di passaggi tra le generazioni, sottolineava come “il patrimonio simbolico della vita dei nonni può diventare presente e vivo, può essere trasformato se si crede nel valore del tramandare una memoria, solo così si può essere ancora generativi”.
Le due relazioni (alla cui interezza rimando, al di là dei brevi cenni) e l’intervento del parlamentare europeo Massimiliano Salini, che denunciava la totale assenza di attenzione alle problematiche familiari in Europa, mi hanno chiarito non solo il giudizio su quanto avevo letto ma anche su come oggi si affrontano temi importanti come la denatalità, la famiglia, il rapporto tra generazioni e via dicendo. A quel punto mi sono tornate in mente le lezioni del mio Professore di religione al liceo nelle quali citava spesso la famosa frase di san Paolo “vagliate tutto e trattenete il valore” ( 1TS 5,21) ed educava ad una posizione umana di apertura verso la totalità del reale accompagnata da una coscienza critica che aiutava a comprenderla.
Ed è proprio a tale proposito che i nonni di oggi, non più attanagliati dai mille impegni quotidiani della vita dei figli, dotati di un maggior lasso di tempo, di agio mentale ed esperienza di vita sono abilitati al paziente lavoro di osservare, comprendere la realtà e testimoniare ciò che vale in accordo a quanto natura, cuore, ragione e fede suggeriscono.
Ben venga dunque una compagnia fraterna di condizione e di destino che ci aiuti ad essere nonni affettuosi e servizievoli ma anche capaci di un giudizio in grado di rompere gli schemi di un “pensiero unico” in cui la modernità vuole rinchiuderci, senza timore di essere nonni liberi, politicamente scorretti e, perché no, anche pacificamente sovversivi.
(Marinella Senn)