“Quello che si è scoperto con questa storia è che tra i poteri del capo della Procura c’è anche quello di far sparire i fascicoli delle inchieste”: a dire così Frank Cimini, cronista che segue le indagini della magistratura di Milano da molti anni, a proposito di Edmondo Brunti Liberati. Il fatto di cui ilsussidiario.net ha parlato con Cimini è quella dello scontro tra magistrati, tra Bruti Liberati e Alfredo Robledo. A quest’ultimo, dopo un dissidio durato mesi è stata adesso tolta la delega di capo del pool anti-corruzione, con un metodo mai usato in precedenza. Per Cimini in tutta questa faccenda emerge chiaramente “come la magistratura è coinvolta con la politica e come i poteri dei procuratori oggi siano più forti che mai”.



Lo scontro era in atto da mesi, lei riteneva che si potesse arrivare a questa clamorosa esclusione di Robledo da capo del pool anti corruzione?

Diciamo che non lo si poteva proprio escludere.

Che succede adesso?

Liberati, che andrà in pensione il 31 dicembre 2015, in pratica si tiene il dipartimento anti-corruzione fino ad allora ed è un qualcosa di molto significativo, anzi direi decisivo. A questo punto Robledo non si può tecnicamente opporre alla decisione, può solo mandare le memorie al consiglio giudiziario e al Csm, che faranno le loro valutazioni, ma sono tempi molto lunghi.



I giochi sono dunque fatti, è così?

Abbiamo tutti visto cosa ha detto Napolitano su questa faccenda, che non c’è fretta di decidere. Quella di Liberati è una mossa importante anche se non sappiamo se definitiva, però mette un punto fermo.

La revoca di Robledo è stata definita inedita nei metodi e nel modo.

E’ certamente insolita, è la prima volta che si procede in questo modo, ma è tutta la storia che è insolita.

Perché? Ci faccia capire esattamente cosa è successo.

Questa storia è importante perché ha scoperto degli altarini, ha fatto venire fuori nero su bianco che i giochi di potere della politica non sono estranei al comportamento dei magistrati. 



Sarà musica per le orecchie di Berlusconi…

A questo punto non è più possibile sbandierare nei convegni della magistratura, nei comunicati e nelle interviste principi sacrosanti che poi vengono messi in discussione dalla stessa magistratura. E’ una storia che lede anche l’immagine di inchieste delicate che sono in corso.

Tra le quali anche quella sull’Expo, che come sappiamo è quanto di più importante oggi ci sia in Italia.

Bruti Liberati ha fatto tre mosse. Prima ha escluso Robledo da alcuni interrogatori di Expo, poi gli ha tolto Expo e Mose e tutte le inchieste importanti. Da ultimo gli ha tolto tutto il dipartimento. 

 

Tutto questo è ben di più che scoprire degli altarini, no?

Possiamo dire che oggi i poteri dei procuratori, che erano già aumentati, siano ancora maggiori, nonostante ci sia un fatto in questa storia che è clamoroso.

 

Quale?

Un fascicolo molto sensibile per la giunta di Milano riguardante l’inchiesta su Seat. Per sei mesi è andato perso ed è arrivato sul tavolo di Robledo sei mesi in ritardo. Ma di questo nessuno ne parla.

 

Che significa questa sparizione?

La verità è una sola: che tra i poteri del capo della Procura ci sia anche quello di far sparire un fascicolo per sei mesi mentre i fascicoli su Berlusconi non sono mai spariti. 

 

Tutto molto inquietante.

Certo che è inquietante. Non c’è dubbio che Berlusconi sia uno che i guai se li va a cercare, però perdono un fascicolo sulla giunta di centrosinistra che in pratica ha significato l’insabbiamento dell’inchiesta stessa, ma nessun fascicolo su Berlusconi.

 

Perché l’inchiesta Seat sarebbe stata insabbiata?

Lei capisce che se l’inchiesta parte sei mesi dopo, quando la gara d’asta è stata fatta e quando gli indagati sanno di essere indagati e quindi non possono essere intercettati, l’inchiesta non si può praticamente fare. Però nessuno lo dice.

 

Che sviluppi vede nella Procura di Milano?

Probabilmente si seguiranno i tempi fisiologici aspettando che Bruti vada in pensione; sarà bandito il posto per il capo del dipartimento corruzione, poi quello di capo della Procura, e questa volta per la prima volta dopo decenni il nuovo capo arriverà da fuori Milano.

 

Perché?

Perché tutti capiscono con il buon senso che deve essere uno fuori dai giochi, certo non possono diventare capi della Procura Bocassini o Greco che in questa storia si sono schierati con uno o con l’altro. 

 

La politica dunque è dentro la magistratura, è così?

La politica fa il suo gioco, ha mandato Bruti a fare il capo del Procura il quale si è scontrato con Robledo dapprima perché aveva iscritto nel registro degli indagati Podestà, il presidente della Provincia, per la storia delle firme false della lista Formigoni e poi si sono scontrati perché il fascicolo sulla Seat è scomparso. Bruti è stato eletto per garantire la politica e poi ha un potere che va al di là della sua persona.

 

Cosa intende?

Basta osservare il ruolo del presidente della Repubblica in tutta questa storia. Napolitano è stato costretto ad accettare il secondo mandato presidenziale perché non si riusciva a eleggere un capo dello Stato. Ha accettato ma ha messo in chiaro che avrebbe fatto quello che voleva fare, si è preso delle libertà che neppure Cossiga si era preso.

 

Quando la politica è debole tutte le istituzioni ne risentono?

Quando la politica non riesce a eleggere un capo dello Stato val bene il vecchio motto: chi è causa del suo male pianga se stesso. Il livello dei politici negli ultimi anni si è talmente abbassato che quelli della prima Repubblica ci sembrano oggi dei Leonardo da Vinci.

 

(Paolo Vites)