Sabato 27 dicembre ore 11 in San Fedele a Milano. La chiesa stracolma. L’onorevole Alberto Garocchio è alla sua ultima presenza corporale. Ma tutta la sua vita e la sua storia scorrono attraverso la presenza, tanta e diversa, come ha detto il celebrante, di persone rese amiche dalla profonda personalità cristiana di Alberto. 



Un grande momento di unità fra tante persone che fanno politica a Milano. Da Gambitta a Gallera, da De Carolis a Formigoni, dal ministro Lupi al senatore Mario Mauro, da Basilio Rizzo a Peppino Zola, da Alberto Mattioli a Andrea Fanzago. E potrei citare con rispetto almeno altri cento. Dalla sinistra alla destra.

Rivedo Sandra, Cristiano, Chiara, Edoardo, Valeria, i loro congiunti e figli. La commozione è grande perché la nostra era amicizia fra famiglie, siamo stati ospiti suoi all’isola d’Elba, a Cervinia, e abbiamo condiviso le nostre reciproche tribolazioni. Eppure io e Alberto eravamo tesi nei rapporti inerenti la politica, avevamo origine e natura diversa, lui ci sapeva fare con il potere, io avevo  capacità aggregative, eravamo in competizione, che a volte oscurava l’amicizia. Ora è accaduta la piena pacificazione, perché abbiamo l’occasione di stare di fronte all’Essenziale. E questo era molto evidente nell’abbraccio che ho avuto dai suoi figli.



Come è bello e difficile per i cristiani far politica. Il cuore si riempie incontrando amici cristiani che sono su posizioni politiche opposte alle nostre ma che commemorano con noi Alberto. Ci rimanda all’unità politica dei cattolici, che la fine della Dc ha reso impossibile nella quotidianità, ma che permane sulle grandi questioni, di modo che si può davvero dire che le diversità politiche nella democrazia non sono scontri fra nemici, che si deve vedere l’opportunità che l’altro ci può offrire, per impegnarsi nel bene comune. Si può dire che l’unità politica dei cattolici è la ragione del poter parlare di bene comune, come scopo del far politica.



Nell’area moderata e popolare ha avuto un peso molto negativo l’individualismo, confuso con il contenuto della libertà. Essere liberali è diverso dal comunitarismo che vive in modi vari nelle formazioni politiche di sinistra. Ma non vuol dire essere individualisti. E questo lo abbiamo visto oggi in chiesa. Amicizia fraterna che ha mosso i molti che sono venuti. E come nell’esempio che facevo fra me e Alberto, si vede che partire dall’io, come ci insegna il cristianesimo, è l’avvio del dialogo con l’altro da sé. La libertà è libertà di incontrare, di comporre le ragioni, di fare una società composta da uomini liberi. Ma bisogna dire che nei recenti venti anni l’individualismo ha introdotto una competizione per affermare il più forte. 

Avevamo riposto la fiducia in un imprenditore che ci sembrava potesse rompere le consorterie corporative che dominano il Paese con privilegi e garanzie che hanno irrigidito la vita sociale e indebitato lo Stato, sino all’attuale fallimento dello statalismo. Ma non avevamo considerato che l’imprenditore non sapeva far politica, anzi ha introdotto l’antipolitica, con i continui riferimenti al “teatrino della politica”. Per questo l’individualismo nella nostra area ha prevalso sull’amicizia. A volte ci siamo fatti del male reciprocamente, e abbiamo isolato molte ragionevoli presenze. 

Ecco la lezione tutta attuale del funerale di Alberto Garocchio, far politica è diverso dal praticare le logiche di potere, far politica è comporre la complessità. Nella nostra area ci volevano maggiori momenti di democrazia e di confronto, ma tutti erano in lotta con tutti per farsi valutare dal capo. Non è così che si forma una classe dirigente, non è così che si producono le generazioni di funzionari pubblici che devono essere l’anima del cambiamento e del progresso della società. 

Dunque adesso chi può convochi, metta insieme, unisca, mostrando di sapere far politica. Ma ci vuole gratuità e umiltà, per mettere insieme si deve accettare che i migliori vadano avanti, si deve accettare che gli interessi di gruppi e categorie siano componibili, rappresentandoli con trasparenza, senza corporativismi o sotterfugi. Solo così non si ripercorre la brutta strada di mettere insieme il diavolo e l’acquasanta per fare una maggioranza di governo. Deve nascere un partito popolare che mostra il carattere vincente dell’unità fondata sull’incontro di persone da riconoscere e rispettare. Vi prego amici, mettiamoci insieme!