Come sarebbe il Duomo di Milano senza le sue magnifiche vetrate? E San Satiro senza la finta abside del Bramante? E se Leonardo non avesse dipinto la Vergine delle Rocce, la sua prima opera milanese, la città quanto avrebbe perduto del suo genio?

Sono solo tre esempi di cosa deve Milano al vivace tessuto di confraternite, corporazioni, consorzi di quartiere, luoghi pii elemosinieri, scholae, società di mutuo soccorso e club che l’hanno arricchita dal medioevo ad oggi. La storia di queste realtà ed il loro censimento sul territorio sono filoni di studio che negli ultimi anni sono notevolmente cresciuti, mettendo in luce un fenomeno in passato ingiustamente trascurato. Domani mattina all’Università Cattolica del Sacro Cuore sarà presentato Milano e le sue associazioni. Cinque secoli di storia cittadina (XVI-XX secolo) (Scalpendi editore): un volume che vuole riepilogare i risultati di tali studi. È infatti il primo frutto di un impegnativo progetto di mappatura e ricostruzione della storia delle realtà associative del capoluogo lombardo lungo i secoli, promosso dal Dipartimento di Storia dell’economia, della società e di scienze del territorio Mario Romani dell’Università Cattolica, dall’Azienda di servizi alla persona Golgi-Redaelli e dalla Fondazione Cariplo.



Dal 2010 ad oggi un’équipe di storici e ricercatori ha ricostruito temporalmente, iconograficamente e spazialmente il panorama associativo milanese degli ultimi cinque secoli. Il libro infatti è diviso in tre sezioni, una storica, una iconografica ed una dedicata alle fonti. Legata a quest’ultima sarà accessibile dal sito dell’Università Cattolica un database che permetterà attraverso la consultazione di diverse mappe di Milano lungo i secoli, digitalmente sovrapposte, l’apertura di schede sulle confraternite, le associazioni e i club della città a partire dai luoghi più significativi della loro storia. In queste schede sarà possibile scoprire la storia e l’evoluzione dell’associazionismo milanese, avendo immediatamente a portata di click le fonti e la produzione letteraria, artistica, iconografica legata a queste realtà della vita cittadina.



La loro storia dal medioevo ad oggi viene agilmente riassunta nella prima parte del volume. Marina Gazzini ricostruisce le vicende medievali di un moto aggregativo che stava alla base del concetto stesso di cittadinanza e all’interno del quale, esclusivamente, venivano riconosciuti i diritti dei singoli.

La città nella prima età moderna conobbe una forte continuità con i secoli precedenti. Danilo Zardin attraverso alcuni esempi conduce il lettore dentro la molteplice realtà di quelle che potevano essere ad un tempo confraternite religiose, corporazioni di mestiere e luoghi di incontro e scontro politico, a volte anche perdendo la loro originale vocazione. Proprio in questo ambito Carlo Borromeo agì con decisione, per «rimettere (o mettere forse per la prima volta?) al centro della grande massa di scholae e confraternitates esistenti quella vocazione religiosa che, sul piano ideale, ne contrassegnava la natura costitutiva». 



Ciò non ha significato una chiusura delle confraternite nella sfera religiosa, perché se è vero che «si occupavano di liturgia», pure dovevano «assicurare la protezione dell’individuo contro le avversità dell’esistenza e difenderlo dal rischio di sprofondare nella solitudine di fronte alle incognite del destino».

Uno scopo perseguito con impegno fino alla fine del XVIII secolo, come illustra Paola Vismara. In quel frangente la diffusione capillare delle confraternite fu messa a dura prova dalla «azione sistematica delle autorità civili»: prima Giuseppe II e poi i rivoluzionari francesi unificarono o soppressero molte confraternite, auspicando «una religiosità individuale e priva di espressioni esteriori, nel quadro di una riduzione della visibilità della Chiesa». Una vicenda simile fu quella che toccò alle confraternite artigianali, le cui vicende sono analizzate nel saggio a cura di Vesna Cunja. Nonostante ciò, dopo la tempesta rivoluzionaria, quelle confraternite religiose dotate di forze fresche e di viva devozione rinacquero, per «sacralizzare nuovi spazi, a cominciare da quello del cuore». 

I moti liberali del 1848 e il processo di unificazione italiana portarono Milano ad essere la “capitale morale” del nuovo regno, grazie alla sua centralità nella vita del nuovo Stato. Questa posizione era dovuta anche alla fervente attività popolare e associativa, in cui la componente religiosa iniziava a lasciare sempre più spazio a quella laica. L’associazionismo di mestiere, culturale ed educativo, ricreativo, politico, mutualistico e caritativo, come illustra Paolo Valvo, conosce una grande fioritura, contribuendo così a perpetrare una vivacità che, secondo forme sempre nuove, è una delle maggiori risorse della città.

Risorsa che questo libro ha il grande merito di focalizzare con precisione scientifica, dando uniformità e chiarezza a un panorama di studi spesso confuso o lasciato nell’ombra, con l’esito di renderlo accessibile pure a coloro che non sono addetti ai lavori. Grazie anche all’ottimo impianto iconografico ed alla mappa multimediale viene illustrato un patrimonio che la città di Milano ha sempre saputo riguadagnare e recuperare attraverso le svolte e i cambiamenti della sua storia e che oggi, in una società sottoposta a forti stress, dove spesso l’associazionismo viene visto come il preambolo di un’attività quantomeno losca se non esplicitamente dannosa, ha più che mai bisogno di essere conosciuto in tutta la sua utilità per il bene comune, perché possa riceverne nuovo slancio e superare le difficoltà del presente.


“Milano e le sue associazioni. Cinque secoli di storia cittadina (XVI-XX secolo)”, Scalpendi editore, 2014 sarà presentato domani, venerdì 14 febbraio, Università Cattolica del Sacro Cuore (cripta dell’Aula magna), Largo Gemelli 1, ore 10. Partecipano: Maria Bocci, Rodolfo Masto, Lorenzo Ornaghi, Giangiacomo Schiavi, Lucia Aiello, Marco Bascapè, Daniele Bellettati, Paolo Valvo, Danilo Zardin.