Caro direttore,
vorrei raccontare un’esperienza che si è dimostrata importante, non solo per me e gli altri che la vivono, ma anche per la realtà in cui si svolge.
Qualche anno fa verso sera, tornando a casa, mi capitò di “vedere” per la prima volta ragazzi che giocavano su improbabili marciapiedi, senza poter usare un pallone, un monopattino… ragazzi che probabilmente avevo osservato già altre volte, ma che ora “vedevo”. Ragazzi che dopo la scuola non avevano un luogo per sé: o la casa con pc e tv, o la strada confusa e rumorosa.
Nacque così un prorompente desiderio: perché non creare un luogo per loro, che li incontri, li accolga per tutto quello che sono, e che risponda ai loro bisogni senza chiedere nulla in cambio? E perché non chiedere agli amici e agli abitanti del quartiere di creare insieme questo luogo?
Così è nato, sette anni fa, Puntomedie, un’esperienza in un tempo, il nostro difficile tempo, e in un luogo, Porta Garibaldi, quartiere bello e indefinibile.
Puntomedie ha sede nell’oratorio di Santa Maria Incoronata, è aperto ai ragazzi delle scuole medie inferiori e coinvolge circa venti adulti e diciotto universitari, che danno liberamente e gratuitamente il loro tempo nel seguire i ragazzi.
Quest’anno gli iscritti sono 35, 22 italiani e 13 extra-comunitari, di cui 6 femmine e 7 maschi. Essi provengono da vari Paesi: quattro dalle Filippine, tre dal Perù, due dall’Eritrea e poi da Ecuador, Mauritius, Salvador e Ucraina.
Chi entrasse in un’aula di Puntomedie sentirebbe un cicaleccio, non sempre silenzio! Vedrebbe adulti o universitari mescolati con i ragazzi, secondo tutte le combinazioni possibili: peruviano con italiano ed eritreo… Non esiste problema di inserimento, di più, non esiste la parola inserimento. Siamo assieme. E quando, terminati i compiti, i ragazzi possono giocare nel chiostro quattrocentesco, bellissimo, sono assieme in un altro modo: dai piccoli di prima ai grandi di terza con gli universitari.
Puntomedie ha una organizzazione precisa proprio perché non è un semplice “doposcuola”, ma è un luogo dove ci si educa reciprocamente; vi sono quindi delle regole per i ragazzi (puntualità, cellulari spenti, rispetto delle cose e delle persone), ma anche agli adulti è richiesto di essere puntuali, accoglienti, professionali. Questa serietà nasce dal tentativo di uno sguardo di attenzione sui ragazzi che educa in primis gli adulti stessi. Guardare i ragazzi come qualcuno che ci è stato “affidato”, richiede di sapersi guardare e riconoscere i propri limiti come persone.
Insomma, essere assieme in un tempo e in uno spazio crea una storia, non fatta solo di matematica, epica o altro, ma anche di bellezza di sé e delle cose e di verità di sé.
Ma ciò che colpisce chi incontra l’esperienza di Puntomedie (genitori, insegnanti delle scuole da cui provengono i ragazzi e che cercano un rapporto con noi) è che, senza rendersene conto, non esiste il problema dei rapporti tra gli italiani e gli altri, dell’inserimento cui si è accennato prima. Forse, negli anni, qualche problema c’è stato con alcuni islamici, ma ciò non ha cambiato il nostro atteggiamento e quindi la situazione a Puntomedie.
Se dovessimo cercare delle spiegazioni al perché di queste caratteristiche di Puntomedie − l’essere assieme e la mancanza di problematiche di integrazione − si potrebbero individuare sia nel fatto che molti di loro sono nati in Italia, sia che hanno una sufficiente/buona padronanza della lingua italiana, ma soprattutto che non si sentono né giudicati né misurati. Infatti non solo non è una scuola che dà voti, ma si percepisce qualcosa di più: il modo di essere insieme degli adulti fra loro e con i giovani universitari, modo che deriva da una visione comune della realtà e dell’educazione.
“L’educazione è cosa del cuore e le chiavi del cuore le possiede solo Dio”, diceva San Giovanni Bosco. “…È vero, molta gente scrive e parla della gioventù, ma lo fa come se si trattasse di una cosa ora utile, ora fastidiosa, ora dannosa. E intanto la gioventù, quella vera che ci cresce intorno, non ha più dove posare la testa”, diceva don Didimo Mantiero. A Puntomedie i giovani trovano proprio questo: un luogo dove posare la testa.
Anna