“Se c’è un’area geografica in cui abbiamo perso un po’ di passeggeri nell’ultimo decennio è proprio il nord Italia e vogliamo fare di tutto per riconquistarlo”. Sono le parole di Gabriele Del Torchio, amministratore delegato di Alitalia, il quale ha puntualizzato che “abbiamo una presenza molto importante a Linate e stiamo riflettendo per sviluppare anche Malpensa che resta un punto assolutamente fermo per noi, come restano punti fermi Venezia e gli altri scali del nord Italia”. Parole che arrivano in una fase di intense trattative con Etihad, e con la compagnia italiana che ha chiesto altri 40 milioni di tagli. Per Andrea Boitani, professore di Economia politica all’Università Cattolica di Milano, «a frenare Linate e Malpensa non è la concorrenza di Fiumicino, ma il fatto che entrambi gli scali lombardi siano controllati dal Comune di Milano».
Alitalia può essere davvero in grado di rilanciare gli aeroporti del Nord?
Per quanto riguarda le rotte intercontinentali, Alitalia ha una strategia di concentrazione sull’hub di Fiumicino per tutti i voli di coincidenza dal Medio Oriente. Nello stesso tempo la compagnia italiana vuole servire con voli intercontinentali il Nord Italia concentrandosi su Malpensa e sul Marco Polo di Venezia. Entrambi possono essere aeroporti internazionali, ma non hub. Va tenuto inoltre conto del fatto che l’Italia non è un Paese monocentrico ma pluricentrico. Tuttavia anche negli Stati Uniti lo stesso John F. Kennedy International Airport non è un hub, eppure è ricco di voli intercontinentali, per il semplice fatto che New York è una metropoli che attira migliaia di visitatori.
Quale strategia si aspetta che sia adottata da Etihad per quanto riguarda Malpensa?
Dal punto di vista di Etihad è importante avere un hub, che la compagnia araba ha identificato con Fiumicino. Se all’interno di questa alleanza Alitalia vorrà controllare e servire parecchi altri aeroporti italiani, si tratterà di un plus che bisognerà salutare con soddisfazione. A quel punto Alitalia sa che dovrà fare questo in concorrenza con tutti gli altri operatori attivi nel Nord Italia, dai low cost alle compagnie tradizionali che già servono questi aeroporti. Gli scali milanesi potranno continuare a essere internazionali, ma non degli hub.
Qual è la vera differenza tra un hub e uno scalo internazionale?
La parola hub significa “mozzo”, ed è come il perno della ruota di una bicicletta nel quale convergono tutti i raggi. Il ruolo di un hub è quello di essere un luogo di scambio tra i voli di medio-corto raggio e quelli di lungo raggio. Un aeroporto internazionale è invece quello in cui arrivano voli di ogni genere senza necessariamente ridistribuirli verso altre direzioni. Anziché un luogo di scambio è semplicemente un terminale.
Secondo lei qual è la strategia migliore per rilanciare Linate e Malpensa?
Il Comune di Milano dovrebbe vendere uno dei due aeroporti separatamente dall’altro, lasciando poi che la concorrenza faccia il suo gioco. La politica non deve decidere a priori quale sia lo scalo su cui puntare, la cosa migliore è lasciare decidere al mercato. Ciò che “inquina” tutto è che due dei tre principali aeroporti lombardi (il terzo è Orio al Serio) sono di proprietà di Sea, che se aumenta i ricavi da una parte li riduce dall’altra. All’interno di una stessa azienda non ci può essere concorrenza.
Maroni ha rivendicato l’importanza di salvare Malpensa. Lei che cosa ne pensa?
Questo è un approccio privo di senso. Il valore di una regione non si giudica da quanti aeroporti ha e da quanto sono valutati da parte di una singola compagnia aerea come Alitalia. A contare è piuttosto quanto quella regione riesce ad attrarre in termini di turismo estero e nazionale, nonché il livello del suo Pil. Il Prodotto interno lordo della Lombardia è il più alto d’Italia, ma dal punto di vista della politica di attrazione turistica la nostra regione è un po’ carente. È questo uno dei problemi che sono all’origine della scarsa frequentazione di un aeroporto come Malpensa.
(Pietro Vernizzi)