Iniziamo dalla dichiarazione di Maroni a seguito della lite con Pisapia incentrata sulla crisi che colpisce la dirigenza di Infrastrutture Lombarde: “Con Pisapia, il governo e l’amministratore delegato di Expo Giuseppe Sala siamo uniti nella volontà di concludere tutte le opere previste, in tempo utile perché l’esposizione universale sia un successo“. Il governatore fa un passo in più, spiegando che non di lite si è trattato ma di una “divergenza di opinioni“. E assicura che si tratta solo di “criticità, ad esempio sulle vie d’acqua“. Il commissario di Expo Giuseppe Sala ha fatto appello al senso di responsabilità di tutti. E ha raccolto (insieme a una rinnovata fiducia del sindaco) il sostegno del ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi e del ministro dell’Agricoltura Maurizio Martina.



Per quanto concerne l’inchiesta giudiziaria su Infrastrutture Lombarde Maroni ha detto: “L’inchiesta non riguarda l’Expo e non vengono contestati appalti ma solo l’affidamento di consulenze legali. Io ho conosciuto Antonio Rognoni, qualcuno dice che è un formigoniano ma a me non interessa, ho ritenuto che fosse la persona giusta e l’ho confermato, me ne assumo la responsabilità“. Lunedì la Regione provvederà a nominare il nuovo direttore del lavori per il l’Expo. La lite con Pisapia parte dalla dichiarazione del sindaco di Milano che dice di aver avvertito tempo fa Maroni sulla criticità del personaggio Rognoni.



E Maroni spiega che “intanto, io non sono di quelli che scaricano le persone: la presunzione di innocenza è principio giuridico di civiltà, è scritto nella Costituzione e vale per tutti. E poi mi viene un po’ da ridere: mi ha avvertito che Rognoni era chiacchierato? Beh, aveva anche un avviso di garanzia. Ma non decido sulla base del chiacchiericcio. Se poi la magistratura ci dirà che Rognoni ha commesso scorrettezze, non posso che prenderne atto. Io valuto in base alle competenze e all’efficienza. Con me Rognoni ha avuto un atteggiamento di correttezza, mi ha aiutato a risolvere i problemi e ha aiutato Expo: se non ci fosse stato lui i lavori non sarebbero a questo stadio di avanzamento. Detto questo, prendo atto di quanto avvenuto, ho sostituito le persone e attendo che la magistratura faccia rapidamente il suo corso“.



Ma il vero disaccordo con Pisapia riguarda le infrastrutture. Maroni dice: “Durante il vertice di venerdì ho contestato al Comune che le opere che doveva fare non le sta facendo: la parte nord delle Vie d’Acqua, assegnata alla Regione, è in corso di realizzazione. Quella a sud, del Comune, non è ancora partita. Lo stesso per la linea 4 della metropolitana, che non sarà pronta per l’Expo. Sulle Vie d’Acqua non accetterò mai il principio che le cose non si fanno perché c’è qualcuno che protesta: se un’opera serve ed è buona, e anche Sala e Pisapia confermano che lo sia, si fa. Se ci pieghiamo di fronte ad un piccolo gruppo che protesta, domani non faremo neppure la Rho-Monza, la Pedemontana e la Tem. Comunque: le Vie d’Acqua erano state volute dal Cda di Expo: se vi si rinuncia, bisogna passare dal Cda“.

Nella sua torre d’avorio, dove si è esenti da inchieste giudiziarie, il sindaco Pisapia risplende per la sua mancanza di slancio verso l’evento dell’Expo: non lo si vede veramente impegnato, non discute apertamente sulle opere, sulla tempistica. Non si preoccupa di fare in modo che la città di Milano ottenga il massimo possibile da questo grande investimento. Qualche segno in più di impegno lo si vede nel direttore Giuseppe Sala.

Avremo le infrastrutture che, grazie all’Expo, sono state messe in previsione? Certo Pisapia appartiene ad una visione politica che è contraria a nuove supestrade e in genere a sveltire il traffico automobilistico. Quella cultura che tiene Milano da venti anni nel cerchio di ferro delle tangenziali intasate nelle ore di punta, e che non pensa di scaricare la pressione su strade di attraversamento veloce a nord di Milano. La Rho-Monza, la Pedemontana, la Tem. Per fortuna sono opere a responsabilità della regione, però sono gravate da comitati di contestazione.

I nemici della gronda nord sono militanti che hanno trent’anni di impegno per impedire la strada di attraversamento interno alla città per i quartieri a nord, quella strada che esiste per i quartieri a sud, anche se interrotta in alcuni incroci. Sono gli stessi che hanno interrotto la costruzione dei parcheggi interrati. Ma dovrebbero almeno credere nei mezzi pubblici, e invece sono anche quelli che non si pongono il compito di velocizzare la costruzione delle metropolitane, e che contestano la via d’acqua che deve collegare il Villoresi alla Darsena passando dall’Expo. Noi avevamo approvato con entusiasmo la proposta della Moratti che ha fatto ottenere l’Expo a Milano. Eravamo contenti sia del grande tema dell’alimentazione visto nella globalizzazione del mondo, sia delle grandi opere che finalmente venivano messe in previsione, così urgenti per la nostra città.

La sinistra, che idealmente si riferisce ai lavoratori e alla centralità del lavoro, è dominata da ambientalismo ideologico che preferisce sempre non fare opere e conservare le vecchie cose. Ecco perché non si vede l’entusiasmo del governo cittadino per l’Expo: hanno paura di perdere consenso in certa sinistra conservatrice. E poi si dovrebbe dire dell’inchiesta giudiziaria. Sino ad ora non si vedono i motivi degli arresti. Non sono questioni che riguardano l’Expo, ma intanto quello che è stato messo agli arresti era direttore dei lavori nell’Expo. Vorremmo capire se la magistratura ha il senso di responsabilità di fare in modo che gli effetti collaterali delle indagini non mettano in crisi le opere che ora si devono fare a velocità stellare.

E se fra i magistrati prevalesse un giudizio negativo sull’Expo? Certa cultura di estrema sinistra è forte nella magistratura milanese, il Leoncavallo è sempre salvo malgrado la sua illegalità, mentre i criminali sono visti con la lente della critica politica. Ecco, il Leoncavallo ha detto molto spesso che l’Expo è spreco di denaro pubblico. Riusciremo egualmente a fare una grande esposizione universale? La risposta alla domanda non c’è ancora.

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