Riportiamo la lettera che Paola Bonzi, direttore del Centro di Aiuto alla Vita Mangiagalli, ha inviato al governatore lombardo Roberto Maroni e all’Assessore alla Famiglia Maria Cristina Cantù affinché non vengano modificati i criteri di accesso al fondo Nasko, voluto da Roberto Formigoni per aiutare migliaia di donne a portare a termine la gravidanza.
Presidente Maroni, Assessore Cantù,
Vogliamo fare presente alle istituzioni che Voi rappresentate il fortissimo disagio del Centro di Aiuto alla Vita Mangiagalli dopo la decisione di modificare i criteri di assegnazione del Fondo Nasko:
1. Nonostante lo stanziamento a bilancio preventivo del luglio 2013 pari a 4.200.000 euro finalizzati a mantenere attivo il Fondo Nasko, la cifra proposta dall’assessore Cantù per il 2014 risulta essere più che dimezzata;
2. Nell’anno 2013 le persone aiutate dal nostro servizio tramite Fondo Nasko sono state 341;
3. Per l’anno 2014 il numero di nostre utenti che potranno usufruire di questo sussidio sarà all’incirca di 80;
4. Sono stati cambiati i parametri per usufruirne:
A. Cinque anni di residenza in Lombardia invece che uno;
B. Dichiarazione di reddito ISEE inferiore a 7.700 euro (nella precedente disposizione risultava 12.000 euro)
5. E’ stato fatto notare come non etico l’assegnazione del Fondo stesso ad una grande maggioranza di donne extracomunitarie (75%).
Questi nuovi criteri portano ad una discriminazione chiaramente iniqua, che va contro la legge 194/78 art. 5 “Il consultorio e la struttura socio-sanitaria, oltre a dover garantire i necessari accertamenti medici, hanno il compito in ogni caso, e specialmente quando la richiesta di interruzione della gravidanza sia motivata dall’incidenza delle condizioni economiche, o sociali, o familiari sulla salute della gestante, di esaminare con la donna e con il padre del concepito, ove la donna lo consenta, nel rispetto della dignità e della riservatezza della donna e della persona indicata come padre del concepito, le possibili soluzioni dei problemi proposti, di aiutarla a rimuovere le cause che la porterebbero alla interruzione della gravidanza, di metterla in grado di far valere i suoi diritti di lavoratrice e di madre, di promuovere ogni opportuno intervento atto a sostenere la donna, offrendole tutti gli aiuti necessari sia durante la gravidanza sia dopo il parto”.
Il risultato sarà uno solo: una forte riduzione di donne che chiedono aiuto, o peggio ancora l’impossibilità di aiutare donne che vorrebbero tenere il loro bambino ma saranno costrette ad abortire per motivi economici. Siamo vicini alla follia. Noi siamo rispettosi della legge 194 ma al tempo stesso siamo nati per impedire a donne di qualsiasi età, di qualsiasi provenienza, di qualsiasi classe sociale, di abortire per motivi strettamente economici. I nuovi parametri che verranno approvati a giorni, di fatto, ridurranno il numero di donne da aiutare.
Sostenuti da più di 20.000 firme raccolte contro questi provvedimenti, chiediamo con forza il ripristino delle condizioni precedenti, che nel 2013 hanno permesso a 1.359 donne di portare avanti la gravidanza, di cui 341 segnalate direttamente dal nostro servizio.
Presidente Maroni, assessore Cantù, mettetevi una mano sulla coscienza. Lasciate tutto così come è oggi. Istituzioni e volontariato insieme riusciranno a fare un fronte comune. E’ una richiesta semplice, possibile. Voi che amministrate il bene comune andate oltre ai numeri freddi dell’amministrazione e puntate sul buon senso, sulla vita nel rispetto, lo ripetiamo, della legge vigente sull’interruzione di gravidanza.