“La Lombardia ha pienamente diritto a chiedere di essere riconosciuta come Regione a Statuto speciale, sulla base di criteri più forti rispetto a quelli che sono stati fatti valere nel febbraio 1948 per le altre cinque Regioni autonome”. Lo sottolinea Stefano Bruno Galli, capogruppo della Lega Nord in Regione Lombardia e professore di Storia delle dottrine politiche all’Università di Milano. Matteo Salvini, segretario federale della Lega nord, ha annunciato l’intenzione di promuovere un referendum per l’indipendenza della Lombardia.



Galli, dopo il referendum in Veneto anche la Lombardia promuoverà la stessa iniziativa?

Il fatto che due terzi degli elettori attivi abbiano partecipato al referendum in Veneto va letto in chiave anti-Stato e pro-indipendenza. Il governo centrale impone al Veneto una forma di schiavitù fiscale che ormai è insostenibile per effetto della crisi. E’ una situazione del tutto equiparabile a quella che si verifica in Lombardia, la quale ha tutto il diritto di ambire a forme di autonomia politica e amministrativa che esulano dalla sua attuale collocazione come Regione a statuto ordinario. Particolari forme di autonomia politica e amministrativa sono connaturate alla Regione Lombardia.



Per quali motivi?

Nel febbraio 1948, quando furono concessi gli Statuti speciali, ciò avvenne per due ordini di ragioni. Da un lato l’autonomia del Trentino-Alto Adige fu sancita a margine della pace di Parigi con l’accordo De Gasperi-Gruber. Dall’altra gli Statuti speciali furono stabiliti per ragioni di tipo linguistico, etnico, culturale, storico ed economico-produttivo.

La Lombardia ha queste caratteristiche?

Oggi di fronte alla crisi la diversità della Regione Lombardia nei confronti del resto del Paese è addirittura superiore rispetto alla diversità linguistica, etnica e culturale di allora. Il Pil della Lombardia è superiore al 21% dell’intero Paese. Il residuo fiscale, cioè la cifra che la Lombardia deve pagare ogni anno allo Stato centrale, è pari a quasi 60 miliardi di euro. Ogni cittadino lombardo dai 14 ai 65 anni lascia a Roma tra i 18 e i 20mila euro l’anno, e ciò vuol dire per fare un esempio che potrebbe comprasi l’auto nuova, ma è costretto a circolare ancora con quella vecchia perché quella nuova la lascia allo Stato di Roma.



A essere svantaggiata è solo la Lombardia o anche le altre Regioni del nord?

Anche altre Regioni del Nord sono penalizzate. Il Veneto e l’Emilia-Romagna hanno ciascuno un residuo fiscale di oltre 20 miliardi, pari a un terzo di quello lombardo. Il Piemonte e la Toscana hanno un residuo tra i 3 e i 4 miliardi. Sommando però il residuo fiscale di queste quattro Regioni, si raggiunge comunque una cifra inferiore a quella della Lombardia. La nostra è dunque una Regione fortemente penalizzata di fronte a questa crisi, e quindi le ragioni economico-produttive che valsero al momento della formazione delle Regioni a Statuto speciale nel 1948 devono per forza di cose valere ancora adesso.

 

Insomma, lei ritiene che la Lombardia possa ambire a essere come il Trentino?

Sì. Senza dubbio. Moody’s poche settimane fa ha riconosciuto un titolo di merito creditizio per la Lombardia equiparabile a quello delle Province Autonome di Trento e Bolzano, e superiore a quello dello Stato italiano. Non si capisce quindi perché la Lombardia non possa ambire allo Statuto speciale come il Trentino-Sud Tirolo, visto che le sue performance sono le stesse.

 

Invece di chiedere che anche la Lombardia diventi una Regione a statuto speciale, non avrebbe più senso equiparare tutte le Regioni per evitare discriminazioni?

Questo non è possibile. L’esistenza delle Regioni a Statuto speciale, pur apparendo in alcuni casi superata per motivi storici, è comunque un istituto giuridico irrevocabile. La sua abolizione comporterebbe una procedura di revisione costituzionale aggravata. Ma soprattutto, l’autonomia di alcune realtà come il Trentino-Alto Adige è vincolata a trattati internazionali. Il carattere speciale del Sud Tirolo è tra l’altro riconosciuto anche dall’Onu. Non potendo “declassare” le realtà autonome che sono tutelate dagli accordi internazionali, non si possono toccare neanche le altre tre Regioni a Statuto speciale, in quanto queste ultime poi si sentirebbero discriminate.

 

(Pietro Vernizzi)