Tornano i fantasmi di Mani Pulite? E’ quanto oggi si dibatte in quella che già viene chiamata “nuova tangentopoli” o “nuova questione morale”. E’ certo comunque la si pensi che vedere rispuntare dal nulla nomi come Gianstefano Frigerio o Primo Greganti fa impressione: perseguiti, condannati, dopo aver giurato ai tempi che non avrebbero più fatto politica, li ritroviamo di nuovo con le tessere di partito in tasca e di nuovi coinvolti in uno scandalo corruzione. Greganti in particolare riapre ferite mai del tutto chiuse nella sinistra italiana. Uno che, seppur giovane ai tempi, c’era in quella sinistra che si chiamava ancora Partito comunista è Marco Rizzo, intervistato da il sussidiario.net. Per Rizzo essere di nuovo davanti a questo tipo di situazione è paradossalmente normale: “Fino a quando la società sarà basata sul valore del denaro come valore primario, ci sarà sempre la corruzione”. E a proposto di alternative, scarica subito Grillo: “Non spaventa questo sistema perché ne è funzionale, il sistema va aggredito con una ipotesi alternativa di società”.



Che cosa significò ai tempi di Mani Pulite per la sinistra italiana il coinvolgimento di Primo Greganti in tangentopoli?

Va contestualizzato quel particolare periodo storico. Io, allora molto giovane, insieme ad altri facevo parte nel Partito comunista di quella che veniva chiamata corrente filo sovietica. Una corrente che criticava la linea maggioritaria del partito e dunque avemmo gioco facile ad attaccare il partito stesso per quanto stava accadendo.



In che modo?

Quando scoppiò lo scandalo Primo Greganti, noi avevamo chiaro cosa stava succedendo, e lo dicemmo apertamente: a furia di mischiarvi con gli altri, a furia di restare pragmatici, alla fine si diventa come tutti gli altri.

Intende che si finisce a rubare come tutti gli altri?

Ricordo che all’epoca ci furono reazioni diverse. Intanto ricordiamo che non fu Greganti ad aprire la ferita, perché a Torino c’era già stato il caso Novelli, l’ex sindaco della città.

Ce lo ricordi.

Novelli già nei primi anni ottanta aveva denunciato certe situazioni all’interno del partito, al punto che lui, uomo integerrimo che aveva denunciato lo scandalo con la famosa frase “c’è del marcio” paradossalmente fu lui a pagare venendo estromesso dalla direzione della giunta. Ne fu insomma vittima politica.



Dunque nel Pci c’era da tempo qualcosa che non andava.

Infatti. Tornando a Greganti, nel Pci ci furono due tipi di critica. Noi, che dicevamo avete abbandonato il marxismo leninismo e questi sono i risultati, e la maggioranza del Pci che fece fare un famoso manifesto che presentava una mela rossa con un morso piccolino. Il titolo era: la mela rossa è un frutto sano. Insomma la difesa della diversità comunista che in quel frangente si dimostrava invece non impermeabile a quanto succedeva. Ma c’era anche una posizione nascosta.

Quale?

C’era una difesa più sotterranea, ma che come sempre quando si parla di nascosto si intendono le cose più vere. Non si manifestò mai apertamente, ma facendo riferimento ai socialisti, si diceva: quelli rubano per sé “eventualmente”, forzando bene questo termine, i nostri se rubano rubano per il partito.

Una posizione alquanto presuntuosa, è d’accordo?

Noi ci scagliammo pesantemente contro questa posizione. Ma noi eravamo dei marziani, noi eravamo filo sovietici mentre il Pci di allora aveva digerito tutto: il compromesso storico, la fine della propulsione sovietica, l’ombrello della Nato. Per noi quel partito cominciava a diventare un corpo estraneo alle nostre idee, tanto è vero che poi alla Bolognina nacque quella corrente che avrebbe dato vita a Rifondazione comunista. 

 

Torniamo a Primo Greganti oggi. In molti si chiedono come è possibile che un politico condannato e incarcerato che aveva giurato di non fare più politica, abbia di nuovo una tessera di partito in tasca, quella del Pd, che tra l’altro lo ha sospeso qualche giorno fa. 

 

Non mi chieda perché fanno questo perché per me sarebbe come sparare contro la crocerossa. Chi difende la troika più di tutti? Il Pd che è funzionale al sistema capitalista europeo.

 

Ma c’è secondo lei una nuova questione morale?

 

C’è questa questione per quanto riguarda la sinistra come c’era allora: quando viene a mancare il fondamento ideale della politica intesa come cambiamento si diventa tutti uguali.

 

Anche Grillo? Non è la risposta che tutti sognano?

 

Mi risponda a questo: il sistema su cosa è basato? Sul denaro, il denaro conta anche nei rapporti personali. Se conta il denaro io non mi stupisco più che ci sia la corruzione. Sono contrario a quelli che dicono come Grillo ripuliamo la società, ma se la società è basata sul profitto sarà sempre corrotta.

 

E allora? Cosa propone?

 

Ci vogliono altri valori, torniamo alle origini della sinistra. L’altra settimana c’era una delle poche notizie importanti sui giornali, che diceva che in Italia ci sono dieci persone che guadagnano quanto 500mila famiglie di operai. Se non si mette in discussione questa cosa, questa distanza fra pochissimi ricchi e tantissimi poveri, se non si aggredisce la vera questione, non cambiamo nulla. Ecco perché Grillo è funzionale a questa società.

 

Ci spieghi meglio il perché.

 

Ridurre tutto a “facciamo una società pulita” non affronta il vero problema. La contraddizione fra ricchi e poveri se non cambiamo il modello della società impostandola su solidarietà e giustizia sociale, non si cambia niente. Lo dimostra la sua battaglia per il reddito di cittadinanza.

 

Non è d’accordo?

 

Il reddito di cittadinanza è funzionale a questo tipo di società, perché se io do 600 euro al mese a testa, queste persone dovranno inventarsi situazioni di lavoro nero per poter comunque sopravvivere. Il reddito di cittadinanza è la consacrazione della precarietà. Sta alla precarietà come il lavoro sta al salario.