Serata raffinata e di alto livello al Centro Culturale di Milano. Un libro, edito da Feltrinelli, presentato dagli autori, Chiara Giaccardi e Mauro Magatti. Il tema è il cammino della libertà nella società contemporanea, e gli autori sono convinti di aver compreso cose molto significative nelle odierne relazioni sociali e dunque anche nella politica, così convinti da chiamare il loro libro: “Manifesto per la società dei liberi“. Interessante è il punto di partenza, che viene espresso con uno slogan: “Generativi di tutto il mondo unitevi”.
Interloquiscono con gli autori Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la Sussidiarietà, e il filosofo Silvano Petrosino.
Io non mi cimento con il riassunto degli interventi, farò una scaletta di cose che mi sono annotato e un mio approccio al tema.
Naturalmente parlare di generatività vuol dire affrontare le questioni della crisi epocale che stiamo vivendo. Si è più volte detto che si tratta di una crisi che riguarda l’antropologia dell’umano, una crisi di impeto e di motivazione nella vita e nel lavoro. Per questo è molto significativo partire dallo sguardo sulle esperienze nella vita e nel lavoro che mostrano di avere una capacità generativa. Si capisce che le persone generative hanno giocato in modo adeguato la sfida della loro libertà. Gli autori dichiarano che con cento interviste hanno colto la grande ricchezza sommersa che caratterizza il nostro Paese, che è anche una grande tradizione che permane.
La generatività è una operosità alternativa all’individualismo, che è invece la forma di appiattimento della moderna idea di libertà. Coloro che costruiscono capiscono che siamo interdipendenti e non astratti titolari di diritti da conquistare, perché la libertà è autodeterminazione, fondata sulla consapevolezza che siamo interdipendenti, che siamo grati per quello che il lavoro umano ci ha dato come punto di partenza e che ci assumiamo la responsabilità del metterci in relazione e “abitare l’alterità che ci abita”, ovvero affidarsi ad un Altro che conosce il nostro destino.
Generativo è andare oltre sé, e secondo questi aspetti: 1, desiderare; 2, mettere al mondo; 3, prendersi cura; 4, lasciare andare.
Si deve diventare figlio, ereditando l’esperienza, si deve decidere di diventare padre, facendo emergere la libertà del figlio.
Ma il punto decisivo per quello che dobbiamo ancora capire della libertà è che bisogna saper essere un “non tutto”, la diversità delle persone e la vita insieme ci insegna l’altro come risorsa, la diversità come contributo, la libertà non come omologazione e come livellamento, ma come ritorno alla valorizzazione di sé nel senso del proprio vivere. Essere un “non tutto” vuol dire portare il proprio originale contributo accettando la propria incompletezza e fragilità, la propria ferita.
Abbiamo bisogno di un’altra epopea della libertà, non fondata sulla liberazione grazie alle conquiste, ma cercandosi dentro di sé, spiriti liberi. Nasce da qui la libertà che ascolta e che dipende dall’Altro.
Questo è quello che ho capito e vorrei aggiungere che è nei testimoni il racconto pieno del cammino nella libertà.
Io ringrazio gli autori del libro perché hanno dato nomi adeguati alle cose che ho vissuto. Ora non aderisco al manifesto dei liberi per la semplice ragione che bisogna aderire alla comunità che si può praticare, e nella relazione di comunità farsi aiutare nella ricerca della libertà.
Nelle cose sentite ci sono tanti spunti, direi che si tratta di una etica adeguata per l’esperienza cristiana nel superamento della crisi della modernità. Ma io riprenderei un punto per volta di questa etica, verificandola con i testimoni, per affidarci alla forza generativa della Presenza di Cristo , che è Lui ad operare accompagnandoci in ciò che di generativo riusciamo a vivere.