Oggi siamo al 11 giugno 2014, ieri il presidente della Regione Lombardia, informato sullo stato dei lavori per l’Expo, ci dice che i lavori sono fermi perché non è costituita l’autorità che deve decidere come proseguire nelle opere, dopo lo scandalo della cupola che controllava l’assegnazione degli appalti. Io sono allibito, stiamo rischiando gravemente di far degenerare la realizza dell’evento, Milano non si merita di diventare simbolo dell’impotenza e della  paralisi della vita pubblica Vediamo i toni della dichiarazione di Maroni: Expo 2015, “rischiamo di andare oltre il 30 aprile del 2015 (l’apertura è prevista per il 1° maggio) senza avere completato le opere”: lo ha detto il presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni, in una dichiarazione fatta al termine del  Consiglio regionale. Maroni ha detto di attendere “fiducioso” il decreto del governo su Expo, annunciato per il prossimo venerdì, e il ministro Lupi ha confermato che questo avverrà. 



Maroni ha aggiunto che “andando avanti così se passano questa settimana e la prossima” il rischio è di non fare in tempo con i lavori. “Lo dico – ha continuato il governatore – non avendo la responsabilità diretta perché è del commissario di governo, ma lo dico con preoccupazione perché io ho le informazioni, come tutti, e i tempi sono questi”. Maroni ha concluso invitando “il governo a darsi una mossa, altrimenti siamo qui bloccati, Expo è bloccata, i lavori sono bloccati e francamente non trovo un motivo”.



Perché il Governo non ha ancora preso questa decisione? Forse Renzi deve ancora tener conto di relazioni dei partiti con la cupola, nella quale uomini del Pd stanno insieme a uomini di Berlusconi. La magistratura ha fatto la sua parte, in ritardo rispetto alle cose sapute. Ma dopo spettava alla politica agire subito, e non è accaduto.

Se si dice che il lavoro è la madre di tutte le battaglie, l’evento Expo produce lavoro, allora è veramente necessario portare a compimento i lavori per dare  tutto il tempo necessario all’uso degli spazi da parte dei partecipanti. 

Una riflessione viene da fare sul futuro di Milano. Non possiamo accettare che Milano sia ridotta a provincia dell’Impero, ovvero dipendente dai partiti nazionali e dai loro processi di lotta interna per il potere. Milano ha bisogno di una suo progetto e una sua alleanza politica costruita sul “progetto Milano”. Grandi risorse e grandi capacità di iniziativa possono essere messe in moto dalla comunità milanese, purché si senta comunità e agisca di conseguenza. Chiedo a tutti di decidere la priorità del progetto Milano come vera sfida alla globalizzazione, perché Milano senza il vecchiume della burocrazia italiana, può competere al più alto livello dell’offerta di qualità e creativa nel mercato mondiale.



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