Una misura inevitabile, che porta gli inquirenti milanesi a un “monitoraggio costante” su possibili nuovi gruppi jihadisti. Un fascicolo, aperto qualche tempo fa, che vede indagati alcuni siriani, in vista dei reclutamenti che stanno avvenendo anche in Europa. In una relazione della Procura milanese si legge che sono in corso “complesse indagini” che riguardano il terrorismo internazionale, si tratterebbe per il momento di accertamenti. Ne parla il “Corriere della Sera”. Tra gli indagati ci sono quattro siriani, tra cui Haisam Sakhanh, un siriano che ha vissuto per oltre dieci anni a Cologno Monzese, e di cui si sono perse le tracce da oltre due anni. L’uomo, dopo aver reclutato combattenti, sarebbe partito per la Siria. Il procuratore Edmondo Bruti Liberati ha dichiarato i possibili riflessi che questo potrebbe avere nel capoluogo lombardo “delle tensioni sovranazionali in Siria, Iraq, Libia ed Egitto, in relazione “ad attività o movimenti di persone”, che sarebbero legate a gruppi terroristici. Proprio a Milano ha operato, quando era da poco cominciata la guerra in Afghanistan, Abu Omar, l’imam egiziano che è stato rapito nel 2003 dagli uomini della Cia e che è stato torturato. Lo stesso che poi è stato condannato lo scorso gennaio a 6 anni di carcere con l’accusa di aver reclutato combattenti nel capoluogo lombardo. Al momento, spiegano dalla Procura, non sono state segnalate situazioni “gravi o allarmanti”.  Le attività di analisi di inquirenti e investigatori si stanno concentrando sulla “radicalizzazione via web” delle persone di origini straniere ma cresciute in Lombardia e che si sono date alla causa della jihad. (Serena Marotta)



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