Mettiamo caso che – a Milano, Lombardia – tutto improvvisamente acceleri: allora molto di ciò che fino a poco fa sembrava un problema potrebbe diventare un’opportunità. Per esempio, esiste qualcuno più adatto di Giuliano Pisapia a essere il candidato di centrosinistra per la Regione Lombardia? Alzi la mano chi avrebbe il coraggio di rispondere. E comunque, anche se il tutto non dovesse accelerare verso la primavera del 2016, il governatore Roberto Maroni in passato ha detto che non intende ricandidarsi nel 2018. Come del resto Pisapia: fermamente, da mesi – al Comune di Milano.



Al centrosinistra Pisapia darebbe (darà…) una formidabile garanzia: la coalizione più larga possibile con lui regge, anzi si rafforza, perché il sindaco di Milano ha saputo, al di là dei meriti e dei demeriti cittadini, ritagliarsi questo ruolo un po’ da “nuovo Romano Prodi”: un personaggio sinonimo di stabilità e affidabilità, profilo diverso dal renzismo corrente eppure vincente nel centrosinistra, neppure troppo tempo fa.



Per ora, tuttavia, Pisapia è sinonimo di problema nella strategia del centrosinistra: almeno per il premier-segretario. Se poi si candidasse anche Pippo Civati, a sinistra del Pd, il problema-Pisapia diventerebbe guaio, anche serio. Lo stato dell’arte nel centrosinistra dice che si stanno per aggiungere nuovi candidati, già nei prossimi giorni, a quelli già in corsa (Pierfrancesco Majorino, Emanuele Fiano, Roberto Caputo). Chi sono? Molto probabile l’archistar Stefano Boeri. Umberto Ambrosoli – nettamente sconfitto due anni fa da Maroni per il Pirellone – è sempre meno convinto, ma l’ipotesi resta. Il vicesindaco Francesca Balzani ha ricevuto un pre-endorsement dallo stesso Pisapia. C’è poi chi fa notare l’assenza di un candidato più “centrista”, un po’ come fu Letta alle primarie generali del 2007/2008. Ma anche quello sarebbe in arrivo.



Il candidato di Renzi per ora non c’è (resta Beppe Sala il prediletto), ma Boeri è quello che si avvicina più all’identikit del premier, peccato solo che sarebbe il secondo Boeri in campo in tempi renziani. Si può fare? Comunque, nei prossimi mesi, Renzi e i suoi dovranno occuparsi soprattutto di Roma, dunque c’è tempo, le primarie poi sono a febbraio dell’anno prossimo, per ora – è il ragionamento – si può lasciare campo libero alle libere iniziative (ben vigilate).

Nel centrodestra invece si attende che finisca l’attesa nel centrosinistra. Berlusconi sa che alla fine può sempre sfoderare l’arma fine-di-mondo, ovvero Paolo Del Debbio. Ma restano a Berlusconi anche altre ipotesi, sempre in attesa che decida Renzi, in modo da giocare di rimessa. I nomi sono i soliti, ma l’apertura maroniana all’Ncd riporta più vicino al campo di gioco Maurizio Lupi, ex ministro diversamente alfaniano e diversamente berlusconiano.

L’ex sindaco Gabriele Albertini, intanto, ricorda a ogni pie’ sospinto al centrodestra e a Berlusconi che un manager in campo c’è già: Corrado Passera. Le ipotesi più politiche per ora svaniscono sullo sfondo, come sembra difficile convincere esponenti della società civile come il rettore Gianluca Vago a lasciare le loro professioni per un incerto approdo come l’amministrazione di un Comune in tempi di risorse strette. Quindi la successione degli eventi potrebbe essere la seguente: soluzione commissariale per Roma con presupposti renziani per successiva soluzione elettorale sempre romana, poi scelta renziana per Milano, infine, perfezionata la trattativa tra Lega e Forza Italia, scelta salvinian-berlusconiana per il capoluogo lombardo. 

Si vedrà. Ogni mattina – come anche quella di ieri – porta notizie.