Candidati, primarie e alleanze. Le elezioni milanesi sono ancora in alto mare, nonostante la partenza anticipata, nonostante siano l’appuntamento elettorale più atteso del prossimo anno. Dopo la rinuncia del Sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, a correre per un secondo mandato, pur ad un anno dalla naturale scadenza elettorale, è partita la corsa, a destra e a sinistra alla auto candidature, alle dichiarazioni, agli incontri, ai giri nei quartieri, nelle periferie e tra la gente, per provare a trovare un posto al sole della corsa elettorale.
A sinistra si sono succeduti l’on. Emanuele Fiano, gli assessori Majorino (Pd) e Tajani (Sel), il socialista Caputi, il vicesindaco (dimesso) Ada Lucia De Cesaris e il vicesindaco (subentrato) Francesca Balzani, per finire con l’architetto ed ex assessore Stefano Boeri. Il premier e segretario del Pd ha bollato come “sette nani” le persone a vario titolo in corsa per un posto da candidato, ha dichiarato non indispensabili le primarie, salvo poi rimettersi alle decisioni dei dirigenti locali del partito.
Anche a destra, i nomi sui giornali, nei pranzi, nelle cene e alle feste di compleanno si sono sprecati: Giulio Gallera, collezionista di cariche ed incarichi si è candidato da solo, Paolo Del Debbio è invece stato candidato da tutti tranne che da se stesso; Maurizio Lupi (Ncd) è stato indicato da Maroni, mentre Berlusconi ha provato a buttare nella mischia i carneadi Adriano Alessandrini, già Sindaco di Segrate, e il piemontese Simone Crolla, storico assistente di Dell’Utri. Salvini tace, i militanti della Lega si guardano intorno smarriti, nessun segnale dai dirigenti cittadini di Ncd.
Al centro, o dalla società civile, ci sono solo tentativi personali, nomi sussurrati senza seguito e senza entusiasmi: Corrado Passera, sempre più solitario, prova a girare per le zone, in incontri deserti; Claudio De Albertis, dopo essersi detto “disponibile”, sembra invece soddisfatto di aver conquistato la presidenza nazionale di Ance; Ferruccio De Bortoli è stato bruciato dalla minoranza Pd che lo ha candidato contro Renzi alla presidenza Rai. Altri outsider come Francesco Micheli, Manfredi Catella, o Riccardo Azzone si tengono stretti i loro lavori, ben lontani dal voler rischiare del proprio in una competizione incerta.
Come finirà? A contendersi la piazza di Milano saranno persone “di peso”, non certo i comprimari che si sono affacciati alla ribalta in questi mesi. Azzardiamo alcune ipotesi. A sinistra sono due le strade possibili: la prima guarda a Giuseppe Sala, manager reduce al successo di Expo, apprezzato da Renzi, che lo ha benedetto, ma anche a destra (fu city manager con Letizia Moratti), meno dall’ala sinistra della coalizione; la seconda riporta a Giuliano Pisapia, che sarebbe invogliato a far un passo indietro di fronte alla possibilità di un “mezzo secondo mandato” di due anni, per poi dimettersi in occasione dell’elezione del Sindaco della città metropolitana e far vela verso mete più ambite (da lui), come la Corte Costituzionale.
A destra ci sono due politici di alto profilo che ancora non si sono scoperti: il primo è Mariastella Gelmini, già ministro dell’Istruzione (come la Moratti), responsabile lombardo di FI, che ha spostato da due anni da Brescia a Milano residenza e centro di azione; il secondo è quello di Roberto Maroni, che potrebbe correre sostenuto da Lega e Ncd (e a quel punto anche da Forza Italia), lasciano la poltrona di Palazzo Lombardia proprio a Maurizio Lupi: finirà così?