I cosiddetti diritti civili o la regolamentazione legislativa delle cosiddette coppie di fatto anche dello stesso sesso sono tematiche oggetto di discussione quotidiana. Ricorrenti e ciclici sono i dibattiti sul testo Cirinnà all’esame di commissioni parlamentari. Non mancano poi interventi giurisprudenziali o amministrativi e a livello europeo e l’Italia viene criticata per la mancanza di una precisa regolamentazione.
Il dibattito sui cosiddetti nuovi diritti costringe a ripensare il fondamento dei vivere, non solo personale ma anche comunitario, se è vero che la nostra Costituzione riconosce la famiglia e ciò è ancor più urgente se si pensa che viviamo in una società in rapida trasformazione e che è stata definita “liquida” (Bauman). Non può quindi essere ignorato che la discussione sui cosidetti nuovi diritti è connessa anche al tema del bene comune.
Nel dibattito pubblico si ha, tuttavia, l’impressione di rimanere alla superficie del problema, confusi tra slogan ideologici e l’amplificazione o la strumentalizzazione di episodi che la cronaca giornalistica ci consegna con cadenza ormai quasi quotidiana in una esasperata rivendicazione omologante di diritti che dimentica la funzione e l’esperienza della famiglia cosiddetta tradizionale.
Ma cosa sono le unioni civili, e soprattutto a quale esigenza sociale e personale la loro regolamentazione tende a rispondere? E possono essere parificate in tutto alla famiglia tradizionale?
Nel dibattitto sembra prevalere una sempre maggior richiesta di diritti a tutti i livelli: dai diritti più completi ed all’equiparazione delle coppie dello stesso sesso alle coppie di sesso diverso fino ad arrivare anche ad affermare il diritto delle coppie dello stesso sesso alla generazione o all’adozione, con evidenti ed innegabili implicazioni anche sociali che superano il soggetto richiedente. Insomma nella posizione di chi rivendica questi diritti c’è una richiesta di diritti senza alcun limite. Tanto è vero che le parole “autodeterminazione” e “non discriminazione” sono parole chiave di chi rivendica questi diritti. Ma allora quali i sono i limiti di una richiesta di regolamentazione giuridica che sembra indiscriminata? Ma soprattutto, può una sistemazione giuridica ad una moltiplicazione esponenziale di diritti o desideri essere la risposta ai drammi o alle esigenze che traspaiono da queste istanze?
Sono molti gli interrogativi che il tema pone e su queste tematiche Mimpegno ha organizzato oggi, lunedì 5 ottobre, ore 19 in piazza San Marco n. 2 l’incontro “DIRITTI CIVILI: PROSPETTIVE, IPOTESI E RIFORME. Società civile, politica e giuristi a confronto” in cui interverranno e si confronteranno Lorenza Violini (ordinario di diritto costituzionale), Marilisa D’Amico (ordinario di diritto costituzionale), Emanuele Fiano (deputato) e Maurizio Lupi (deputato).
(Giovanni Zagra)