A Milano – intesa come amministrazione comunale in via di rinnovo – due sono i problemi, assodato ormai che chi conquisterà Palazzo Marino vincerà molto più di un sindaco di prima fascia. Primo problema: sia a destra sia a manca il candidato giusto c’è, cioè ci sarebbe. Ma il candidato giusto (per ora) non ne vuole sapere. Il sindaco (auto)uscente Giuliano Pisapia sembra determinato a ribadire il suo “no” alla ricandidatura, nonostante le pressioni del premier Matteo Renzi. Pressioni sempre più forti dopo i tentennamenti del commissario unico di Expo 2015, Beppe Sala. Dall’altra parte del centro, Paolo Del Debbio sembra leggermente meno determinato a ribadire il suo “no” alla candidatura – se proprio lo chiedesse Silvio Berlusconi: ma (per ora) resta non disponibile. E allora che si fa?



Qui subentra il secondo problema. Se infatti non puoi contare sul candidato migliore, devi poter scegliere almeno un candidato “non peggiore. Ma è un’operazione complessa, che implica anzitutto un’informazione: chi corre nello schieramento avverso? Dunque tra Silvio Berlusconi e Matteo Renzi è una partita di scacchi e di spin – fatta di sapienti leak di nomi, di identikit costruiti ad arte e subito smontati, soprattutto di silenzi – con la speranza che sia l’altro a fare la prima mossa, cui far seguire una contromossa.



Matteo Salvini si tiene tatticamente e saggiamente in disparte per ora, dopo aver ribadito: Del Debbio sarebbe il candidato migliore, poi “fate voi”. Semmai il leader leghista tornerà a farsi sentire se e quando la decisione su Milano rientrerà davvero sul tavolo della trattativa sulla futura “Lega Italia” o come si chiamerà la nuova forza-coalizione del centrodestra. In mezzo il posto è occupato da Corrado Passera, dunque Ncd per ora vigila tranquilla. Quando Mariastella Gelmini dice che intanto bisogna coinvolgere le liste civiche lascia aperte più porte e pensa a Noi per Milano di Niccolò Mordegan.



I candidati di riserva, per entrambi gli schieramenti, intanto non mancano, ma per ora ovviamente non si sbilanciano. L’archistar Stefano Boeri continua a professare il suo amore per Milano e sa che solo lui è stato citato da Matteo Renzi alla chiusura della Festa dell’Unità di Milano, sebbene con riferimento ai grattacieli più che al Comune. E i Simone Crolla? Adriano Alessandrini, ex sindaco di Segrate (cioè di Milano Due)? Paolo Romani da premiare per il fedele e leale lavoro? Tanta tattica berlusconiana, che poi si vede se qualcosa di concreto pian piano riguarda qualcuno dei suddetti.

E nel centrosinistra?

Intanto Pierfrancesco Majorino parte con una campagna ben congegnata dal punto di vista della comunicazione e un po’ di movimento in stile Pisapia versione arancione può sempre servire anche in ticket con qualcuno. A Emanuele Fiano farà comunque bene a Roma essersi speso un po’ a Milano. Loro sono quelli che hanno fatto le prime mosse, ma stavolta a Milano pare che si vinca con una contromossa, anche perché, come ricorda un giorno sì e l’altro pure, il Corriere della sera: da Milano passa il futuro delle due coalizioni tradizionali, anche perché a Milano non ci sono un Marino e un Pd spappolato a ingrossare le file del M5S. Almeno per ora.