“Tra Giuseppe Sala e Alessandro Sallusti non c’è partita: vince l’ex commissario di Expo. Se Berlusconi vuole riconquistare Milano deve candidare un grande uomo di cultura come il rettore dell’Università Bocconi oppure del Politecnico”. A rimarcarlo è Nicola Piepoli, sondaggista e fondatore dell’Istituto Piepoli. Nei giorni scorsi Silvio Berlusconi ha lanciato la candidatura del direttore de Il Giornale, Alessandro Sallusti, come sindaco di Milano. Però poi ha aggiunto che la decisione sarà presa “la prossima settimana” e che i sondaggi “sono in corso per tutte le città”. Da tempo Matteo Renzi aveva fatto sapere che il suo candidato ideale è Giuseppe Sala, ex commissario straordinario di Expo.



Piepoli, che cosa ne pensa della candidatura di Sallusti?

Sallusti è un buon candidato: sa tenere bene l’attenzione del pubblico e se la fila con una donna top come Daniela Santanché. Su di lui non c’è nulla da dire. Per quanto riguarda il centrodestra, Sallusti potrebbe più unire che dividere.

Tra Sallusti e Sala chi prende i voti dei moderati?



Sala, in quanto è più moderato di Sallusti.

Quindi Sallusti è un buon candidato ma non vince?

Mica tutti devono vincere, c’è anche chi partecipa e perde. Sala è un buon amministratore e anche un creatore di categorie, come ha dimostrato gestendo l’Expo.

Lei come vede l’M5s a Milano?

Non penso che possa vincere. Alla città i 5 Stelle non dicono nulla, i milanesi vogliono gente seria. Tanto Sallusti quanto Sala sono persone serie, anche se Sala ha una marcia in più.

Quali sono i punti di forza di Sallusti?

Sallusti sa parlare bene, sa convincere la gente ed è ben introdotto nel centrodestra, però rispetto a Letizia Moratti gli manca qualcosa.



Che cosa aveva la Moratti che non ha Sallusti?

La stessa cosa che aveva chi ha creato il Castello Sforzesco rispetto a un plebeo.

Per vincere a Milano ci vuole un aristocratico?

Dipende dalle decadi in cui è stata governata la città. Ci sono state le decadi in cui prevaleva la nobiltà, ed espressione di questo è stato Muzio Attendolo Sforza. Ci sono stati invece decenni in cui ha dominato il popolo, e quindi ha vinto la sinistra. Il problema di Sallusti è che non rappresenta nessuna di queste due anime, né quella signorile né quella plebea.

E’ un pregio o un difetto?

Un difetto. A vincere a Milano è l’alternarsi di questi due archetipi: l’essere signore oppure l’essere podestà eletto dal popolo. Quanti hanno rappresentato la destra a Milano nell’ultimo secolo sono stati dei veri signori. Quanti sono stati eletti nelle file della sinistra come Emilio Caldara, sindaco tra il 1914 e il 1920, e Antonio Greppi, sindaco tra il 1945 e il 1951, erano rappresentanti del popolo. Proprio come Giuseppe Sala che è un buon popolano e un ottimo rappresentante della sinistra intesa in senso archetipico.

 

Ci sono altri nomi nel centrodestra che potrebbero prendere più voti di Sallusti?

Sì. Per esempio il rettore dell’Università Bocconi, Andrea Sironi, ammesso che sia di destra, oppure il rettore del Politecnico, Giovanni Azzone, proprio in quanto rappresentanti della cultura cittadina. Tra Sala e Sallusti invece non c’è partita: in uno scenario di questo tipo vince il popolo, cioè Sala. Sono loro le due anime della città.

 

Quali sono i temi che possono spostare i voti dei moderati?

Prima di tutto la cultura, il logos, il pensiero, la città universitaria, l’essere tra i dotti. E poi la pulizia e l’ordine.

 

Sallusti rappresenta il disordine?

Sallusti è sistemico, rappresenta l’ordine, però non basta. E’ colto, ma non interpreta il logos e il pensiero. Non lo è nemmeno Sala, ma da lui non ci si attende il pensiero bensì l’azione. Al podestà, in quanto eletto dal popolo, si chiedono la giustizia, le strade pulite, la cultura. Viceversa da un signore ci si attende la legge, l’ordine e lo splendore.

 

I milanesi alla fine voteranno per il partito o per il singolo candidato?

I milanesi tenderanno a votare per la loro città, cioè per chi può essere il sindaco giusto in un momento come questo. Non è un momento normale bensì un momento di disordini, di inefficienza, di relativa povertà. Il Pil italiano è inferiore dell’8% rispetto a quello del 2008.

 

Come andrà a finire?

A prescindere da chi vinca le elezioni, la città funzionerà sempre. I milanesi hanno l’orgoglio di lavorare bene, e questo non dipende dal sindaco perché sono i singoli ad averlo nel loro Dna. Milano è una città orgogliosa di sé e del suo futuro. Anche questo farà sì che per Sala sia facile vincere le elezioni, perché l’Expo ha dato splendore alla città.

 

Sala beneficerà del dividendo di Pisapia?

Pisapia sta governando bene Milano non per merito suo, ma perché è la città a funzionare bene. Il sindaco approfitta di questo per la propria gloria, ma è la città che è gloriosa e non il sindaco. Milano e Roma sono città diverse che hanno uno spirito diverso. Basta prendere la metropolitana sia a Roma sia a Milano per comprenderne la differenza. Roma senza sindaco è allo sbando, Milano senza sindaco lavora. Milano è la guida, mentre Roma ha bisogno di essere guidata.

 

(Pietro Vernizzi)