Il dado sembra ormai tratto. La coalizione di centrodestra si ricompone intorno al palco di Bologna, dove la Lega Nord ha ospitato Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi, colui che in genere guidava le danze. Ma ormai è il tempo di Matteo, bisognerà farsene una ragione. Così, dopo la manifestazione nel capoluogo emiliano, accompagnata da contestazioni, centri sociali e fumogeni, è nata la nuova alternativa a Renzi. Una proposta politica che nasce sulle parole d’ordine dettate dal leader leghista: contro euro ed Europa, contro immigrazione e accoglienza, contro la legge Fornero. Le ricette economiche riguardano la flat tax, la moneta nazionale, la legalizzazione della prostituzione; quelle istituzionali la secessione, il federalismo, l’uscita dall’euro; quelle sociali l’aumento delle pensioni, la lotta agli immigrati, i servizi “prima agli italiani”. La proposta politica: no a Renzi, no ad Alfano. Ed è stato proprio il ministro degli Interni a definire la manifestazione di Bologna come la nascita della “Cosa Nera”, per indicarne il carattere di estrema destra.
Su Milano, primo banco di prova della nuova coalizione, si sono subito messi in moto: scartati i candidati moderati, come Lupi o Passera, autoesclusi i molti corteggiati, come Scaroni o Del Debbio, ecco il nuovo volto della destra leghista: Alessandro Sallusti. Giornalista, direttore del Giornale, fidanzato di Daniela Santanchè, la “pitonessa” del Cavaliere, ha subito diverse condanne per diffamazione fino a quella ad un anno e mezzo di carcere, prima sospesa e poi commutata dal presidente della Repubblica in pena pecuniaria. Un profilo fuori dalla politica, che incarna bene il nuovo corso della destra leghista: barricadera, arrabbiata, aggressiva.
La scelta sembra aver fatto felici molti: Salvini che non si vede costretto a scendere in campo in una contesa elettorale dall’esito incerto; la Meloni, che ora gioca le sue carte nella candidatura a sindaco di Roma; Berlusconi, che asseconda una parte del suo partito, ma, soprattutto, si libera dello scomodo direttore del Giornale, attraverso il più classico dei promoveatur ut amoveatur.
Sembrano contenti anche nel campo avverso: nessuna concorrenza sul lato “centrista” al Pd, e una prateria nell’elettorato moderato (se esiste ancora) sembrano spingere la nave di Giuseppe Sala verso Palazzo Marino. Chi era alla ricerca di legittimazione al progetto del “Partito della Nazione” ha oggi a Milano la strada spianata. Il Movimento 5 Stelle ha scelto Patrizia Bedori, consigliere di Zona 3 come proprio candidato sindaco. Una mamma, donna di casa, impacciata nell’aspetto e nell’oratoria, è stata fin da subito bersaglio della satira di Crozza: “ha combattuto una sola battaglia politica in vita sua, quella per togliere i piatti di plastica dalle mense comunali. E l’ha persa”.
Rimangono due piccoli dubbi, dalle percentuali ridotte, per definire la griglia di partenza alle Comunali di Milano 2016: chi guiderà la Cosa Rossa, ovvero se esisterà un candidato a sinistra del Pd, e che cosa faranno Lupi e Alfano. Majorino, assessore Pd alle politiche sociali ha oggi il gradimento di Sel e del movimento arancione, ma non sembra proponibile come alternativa al suo partito. Passera, lasciato solo da tutti, potrebbe trovare l’appoggio di Ncd, ma questo significherebbe rinunciare, con ogni probabilità, ad eleggere rappresentanti in consiglio comunale. E Dopo lo zero totalizzato alle regionali in Piemonte, Emilia Romagna, Toscana e Veneto, forse, non ce lo si può più permettere.