Ci stiamo avvicinando a grandi passi verso l’Expo di Milano. Un’occasione che la nostra città, il nostro Paese, tutti noi non possiamo perdere. Come sempre abbiamo cominciato il cammino in salita. Appalti truccati, tangenti, arresti, le prime pagine dei giornali di tutto il mondo che parlano dell’ennesimo scandalo italiano. I dubbi internazionali circa la capacità di rispettare i tempi e di portare a termine i lavori previsti. I cantieri fermi. Io stessa che faccio spesso la Milano-Torino ho visto per settimane e settimane il nulla. Poi magicamente, come sempre, ci siamo messi in moto. Abbiamo messo da parte i conflitti tra Stato, Regione, Provincia e Comune che per un lungo periodo avevano mandato in stallo la macchina e siamo decollati. E l’attrattiva del nostro Paese è tale che sono già stati venduti oltre nove milioni di biglietti. Mai successo in nessuna delle precedenti edizioni dell’Expo. Come da record è il numero degli espositori: ben 145 Paesi, in rappresentanza del 94% della popolazione mondiale. Le previsioni parlano di oltre venti milioni di visitatori in totale. Ma c’è chi, come Oscar Farinetti, inventore di Eataly, è pronto a scommettere che arriveremo a trenta. “Dobbiamo smetterla di parlare male di Expo – ha detto Farinetti in un incontro pubblico lo scorso dicembre – perché è una grande occasione per tutti. Abbiamo la fortuna di vivere in un Paese che da nord a sud e da est a ovest, garantisce la terra migliore e il clima ideale per tutto il settore agroalimentare. Abbiamo i migliori vini del mondo. Viviamo in un luogo che tutti ci invidiano e Expo sarà un successo straordinario. Dovrà essere per Milano e per l’Italia un’occasione imperdibile come sono state le Olimpiadi invernali di Torino 2006 che hanno segnato una svolta per la città piemontese. Qui possiamo far ripartire il Paese e cambiarlo davvero”.
Il primo atto di questo cammino verso Expo 2015 è la bella mostra, inaugurata il 21 gennaio alla Triennale di Milano, che si intitola “Luigi Veronelli. Camminare la terra”. Resterà aperta fino al 22 febbraio e va vista. E’ un omaggio all’uomo che ha inventato la cultura enogastronomica. Il padre ideale dell’evento che sta per portare Milano al centro del mondo. Curata da Alberto Capatti e Aldo Colonetti, celebra i 10 anni della scomparsa di questo grande italiano che è stato giornalista scrittore, rivoluzionario,filosofo. Un uomo che ha saputo raccontare il nostro Paese come pochi e contribuire a valorizzarlo negli straordinari prodotti della sua terra. Vino e olio in primis. Il percorso espositivo, breve ma intenso, è una full immersion tra idee, scritti, immagini e prodotti straordinari. Veronelli ha anche inventato la comunicazione di questi temi. Articoli, guide, trasmissioni televisive. Tutto ciò che oggi ci sembra normale in questo settore trae origine dalle sue intuizioni. E’ un viaggio tra frasi secche e lapidarie: “la gastronomia è l’atto del giudizio selettivo tra ciò che è buono e ciò che buono non è”. Oppure: “Sono proprio convinto che noi, scrivendo di cucina e di vino, facciamo anche filosofia”. E ancora: “la vita è troppo corta per bere vini cattivi”.
Ma il messaggio più importante, a mio avviso, ce lo lascia proprio nel breve appunto scritto a mano e non datato che ispira la mostra e dovrebbe essere il leitmotiv non solo dell’Expo ma del nostro futuro, se vogliamo provare a costruire un Italia migliore. “Chi cammina la terra – scriveva infatti Veronelli – sa che l’importante non è arrivare, ma procedere, passo dopo passo. Camminare la terra è esprimere il nostro vivere in continuo movimento. Talvolta occorre fermarsi per riposare o per pensare e per gioire o per piangere, e alla fine ricominciare a camminare. Fermarsi anche per ricordare e rivivere la strada percorsa”. Una sintesi perfetta per un programma di governo capace di dare davvero una speranza al nostro Paese. Ci sono già oltre 9 milioni di persone che ci credono e hanno comprato un biglietto per questo. Sono in gran parte stranieri. La sfida principale è convincere i 60 milioni di residenti in Italia. All’estero hanno più fiducia in noi di quanto ne abbiamo noi in noi stessi. Non possiamo perdere questa occasione. Sarebbe un peccato mortale. E Veronelli non ce lo perdonerebbe mai.