L’Economist della neo-direttore “rosa” Zanny Minton Beddoes si auto-invita all’Expo di Milano, con un calembour a doppio, forse triplo taglio. “Mayday in Milan” è il titolo di una corrispondenza con cui l’ultimo numero del settimanale della City ricorda al Lettore Cosmopolita che mancano cento giorni all’inizio dell’Esposizione Universale 2015 i cui legittimi natali sono riconosciuti a Londra 1851 (l’Economist era nato in città otto anni prima).
Certo mayday — nell’inglese globale — significa sì “giornate di maggio” ma è ormai soprattutto il segnale radio internazionale di Sos: viene lanciato da marconisti di navi che stanno affondando o piloti aerei che stanno precipitando. Sono auguri avvelenati quelli inviati da Londra a Milano?
Appare assai più affilata la copertina spedita come una V2 contro la cancelleria di Berlino: “Go ahead, make my day”, sull’immagine di una Venere di Milo armata di una 44 magnum. Cover ancor più sofisticata: è la citazione da un cult movie di Clint Eastwood, entrata anche nell’italiano mediatico (“Coraggio, fatti ammazzare”). Ma a pronunciarla non c’è più l’ispettore Callahan: c’è la bellezza — solo apparentemente morta e mutilata — della Grecia classica a sfidare la Germania di Angela Merkel. E’ il neopremier Alexis Tsipras a minacciare, dalle macerie di Atene, l’ostinata vocazione teutonica all’austerity.
Altra storia: sicuramente meritevole del primo editoriale dell’Economist, una trentina di pagine prima del box sull’Expo. Eppure il my day di avvertimento sarcastico a Berlino e il mayday di incoraggiamento lievemente ironico a Milano non sono legati, sull’Economist, solo dall’eco di un gioco di parole. “No chaos, no party” è la chiusa in fondo benevola dell’articolo: sì vero, c’è stato qualche rumor di scandalo attorno ai cantieri, ma ora, all’inizio del 2015, Milano si attende soprattutto che “from the northwest boundery” (dalla piattaforma Expo, da Malpensa) cali in città un benefico caos. Una folla globale che sia attirata dal mix di gusto, tecnologia ed economia che si estende fra italian food e feed the planet. Un blend che al palato dell’Economist non dispiace affatto. (Al diavolo Frau Merkel: Milano o Atene, facciamo ripartire il Sud Europa).