La città di Milano è al lavoro per ospitare il mondo e mettere in mostra le innovazioni e le ricchezze di Expo 2015. Nella corsa contro il tempo per allestire i padiglioni, sotto i tamburi dell’opinione pubblica che ancora deve farsi convincere della convenienza dell’esposizione universale, il tema europeo continua a fare la sua comparsa nei media di tutta Italia, rubando pagine alle grandi costruzioni di Rho. 

Le domande continuano a moltiplicarsi, dall’assenza di Federica Mogherini al vertice franco-tedesco con Putin per fermare il conflitto russo-ucraino, alla minaccia dell’Isis che si consolida in Medio Oriente. E l’agenda energetica dell’Unione Europea, che da poco ha stabilito un nuovo piano di investimenti che prevede nuovi sforzi nel Nord Africa, ha gettato sotto i riflettori nuovi spunti di approfondimento sul valore della politica europea.

Le società, dall’Italia alla Grecia all’Inghilterra, sono in movimento dentro questa stessa Unione. In queste settimane la Bce ha ridato respiro ai debiti degli Stati, a Est c’è un confine che si spezza, nuovi Paesi bussano o si affacciano a questa comunità in costruzione, mentre fatica a crearsi coesione e solidarietà.

L’appartenenza e gli Stati, i popoli e i governi, realtà che si divaricano pericolosamente in nome dei reciproci diritti all’autonomia e alla “nazionalità” ma senza cercare l’origine della propria responsabilità.

Ma quale comunità stiamo realizzando? Cosa capire, dove cambiare?

E’ quello che in profondità si vuole rilanciare con incontro e dialogo con Moavero Milanesi, già ministro degli Affari europei sotto i governi Monti e Letta, grande conoscitore e capace di critica all’Europa (perché appassionato) e con Lorenza Violini, per entrare nel merito alla luce di un giudizio che, come è per loro, affondi le radici nella dottrina sociale della Chiesa.

Scriveva recentemente Julián Carrón: “l’Europa è nata intorno a poche grandi parole, come persona, lavoro, materia, progresso e libertà. Queste parole hanno raggiunto la loro piena e autentica profondità attraverso il cristianesimo, acquistando un valore che non avevano prima, e questo ha determinato un profondo processo di ‘”umanizzazione’ dell’Europa e della sua cultura”.

Diverse circostanze storiche, economiche e culturali hanno portato a ulteriori consapevolezze, ma proprio mentre si dà vita e continuità al progetto europeo, si assiste al cedimento progressivo di quelle principali comuni evidenze. 

La stessa costruzione economica e i tentativi di coesione sociale e politica implicati risentono, così, se non ne sono espressione stessa, di tale crisi.

Se vi sono cose “da cambiare” l’unico modo per sorprenderle, non in modo non generico e omologato, è farlo alla luce di un giudizio che nasca dalla coscienza di quella libertà e significato che ci hanno portato sin qui. 

Serve sempre ricordare il famoso motto della scrittrice Barbara Ward: “Gli uomini raramente imparano ciò che credono già di sapere“.

E’ il Centro Culturale di Milano a lanciare la sfida al Palazzo del Lavoro di Milano ed è molto interessante che sia questo il metodo per comprendere sia una distanza che sa d’indifferenza e incapacità di giudicare coinvolgendosi, sia l’appartenere al coro degli stanchi e dei delusi d’Europa.

Unico modo per verificare non solo cosa cambiare, ma anche “cosa dobbiamo capire”, per questo si cerca e si offre un confronto con le domande del mondo del lavoro, dell’imprenditoria, della cultura e delle parti sociali che oggi attendono una risposta efficace.

Al centro dell’incontro sarà anche la natura comunitaria dell’Unione, cercando di comprendere lo stato di avanzamento del processo d’integrazione. E da uno snodo centrale come il nuovo piano d’investimenti della Bce promosso da Draghi per fare anche respirare i debiti sovrani, si scaverà in profondità per ritrovare un vocabolario di quella responsabilità che ha articolato la storia europea, talvolta dimenticata, spesso evitata dalle ultime derive tecnocratiche, che hanno reso più difficile il dialogo con le istituzioni elettive, in primis il Parlamento europeo.


Centro Culturale di Milano, “Da Bruxelles a Kiev: si sta realizzando una comunità? Cosa capire, dove cambiare”. Ciclo Quello spazio di libertà chiamato Europa, giovedì 12 Marzo 2015 ore 21.00 Auditorium Palazzo del Lavoro Piazza IV Novembre 5, Milano (MM3 e MM2 Staz. Centrale)