Siamo agli atti ufficiali per la acquisizione al Comune di Milano del palazzo occupato da più di 30 anni da quelli del Leoncavallo, il palazzo sito in via Watteau di proprietà della famiglia Cabassi. E’ stata predisposta una delibera che assegna ai Cabassi delle aree comunali che valgono quanto il palazzo di Via Watteau. A questo punto il Comune fissa l’assegnazione al Leoncavallo con le seguenti prerogative: emergere dall’illegalità; rispetto delle regole sull’uso degli spazi, specie per gli spettacoli; avviamento di un dialogo con l’amministrazione sui programmi delle attività. Nessuna riflessione sul perché una occupazione illegale viene trasformata in assegnazione di spazio pubblico. Là dove tutti le associazioni di Milano devono partecipare a bandi per avere uno spazio assegnato.



Il segretario provinciale del Partito Democratico, Pietro Bussolati, dice solo che finalmente si risolve una situazione che per anni il centro-destra non ha saputo risolvere. A parte il fatto che nel 2004, io da assessore alle politiche giovanili avevo già fatto la proposta che oggi viene adottata. Ma allora avevo posto come condizione che le regola di assegnazione al Leoncavallo diventasse una assegnazione diretta di spazi comunali a tutte le associazioni giovanili attive nei vari quartieri, premiando le reali capacità educative. Cosa questa che fu rifiutata proprio dagli amici del Leoncavallo. Perché la loro filosofia era che si doveva riconoscere che questa associazione è speciale, diversa, meritevole di riconoscimento. Per questo entro nel merito del carattere speciale. Ecco come ragionano i titolari del Leoncavallo: stralci di un pezzo pubblicato sul loro sito, in corsivo, con parole di legame scritte da me (in normale).



La nostra pluridecennale lotta antiproibizionista, le nostre iniziative per la liberazione di intere aree lasciate al degrado, le rivendicazioni di socialità, di lavoro e di cultura. Tutto ciò richiederebbe un’analisi di ben altra natura che non le audizioni che abbiamo dovuto fare di fronte a una commissione comunale che si occupa di edilizia.

Per l’ennesima volta si tenta di dare una soluzione di tipo securitario alla nostra vicenda. Da anni stiamo discutendo al nostro interno e con la città di una regolarizzazione delle nostre attività scontrandoci con una burocrazia che non ci permette di farlo senza titolo di proprietà o di affitto, indipendentemente dai contenuti sociali che offriamo. Da anni pubblichiamo i nostri bilanci e dalle attività rivolte alla città non riceviamo aiuto da nessuno.



(proponiamo di aderire alle regole), pur senza aver la minima intenzione di rinunciare a dire sempre e comunque la nostra. Una destra che tanti danni ha fatto a questa città sta utilizzando in maniera strumentale la nostra storia e questo la Milano che sta risalendo la china del baratro, in cui era precipitata, non può accettarlo.

Per noi è difficile accettare una sinistra che in modo egualmente strumentale tenta di mettere i bastoni tra le ruote alla regolarizzazione. Una sinistra con la quale condividiamo molte delle lotte degli ultimi anni, ma che pare oggi, più che altro, decennalmente attaccata con la colla alle poltrone comunali. Che dai balconi di palazzo Marino tifa per la conflittualità solo quando questa è praticata da altri.

E c’è anche un’altra sinistra, quella che fa le lotte sugli scontrini ( che non si fanno al Leoncavallo) , quella che nelle delibere di urbanistica mette la natura in verticale per poter ricavare più metri-cubi di cemento sulla città o che si occupa di appartamenti di lusso nelle nuove aree residenziali mentre parla di degrado delle periferie.

Ne possiamo dedurre che il valore consiste nella loro ragione libertaria, sono unici e hanno diritto proprio perché loro sono stati veramente contro il degrado, per la socialità, per il lavoro, per la cultura. Ovvero sono stati i buoni. Mentre sugli altri vedete come ragionano, sulla destra: ha precipitato Milano nel baratro, e sulla sinistra, attaccata alle poltrone e desiderosa di favorire le colate di cemento. Ovvero tutti gli altri sono cattivi.

Allora possiamo provocarli: siete veramente liberi? Perché siete arroccati a sinistra della sinistra, liberi dovrebbe voler dire fuori dagli schemi destra-sinistra. Non è forse questa la vera questione del cambiamento? Allora dovreste avere amicizia per tutti coloro che cercano di riaprire la politica dal basso, il confronto libero, il superamento della casta che si è formata nella politica e che riduce il fare politica alla pura conquista del consenso, andando alla coda dei difetti dell’elettorato.

Dove siete cari libertari? Critici-critici, ma la capacità di proposta? Voi sostenete la guerra fra poveri aiutando l’occupazione illegale delle case popolari a discapito di coloro che partecipano ai bandi. Voi esaltate l’arte graffitara, senza aprire il confronto con i giovani artisti, per esempio senza valorizzare la Fabbrica del Vapore. Voi contrastate tutte le grandi opere per una specie di ecologismo da paesello da salvare, senza diventare attori della città contemporanea, delle sue creatività e delle sue imprese. Voi non avete positività da proporre, neppure la buona musica o il buon cibo. Nel clima libertario si sente musica e si beve, ma nella mediocrità della vita alternativa di gruppo.

Al Comune di Milano resta la domanda: se risolvete la situazione del Leoncavallo quali nuovi aiuti e diritti portate per tutto il mondo associativo? Perché state aiutando solo i vostri amici?