Sta arrivando il momento dei primi bilanci per il Governo Renzi e per altre amministrazioni . Per quanto riguarda il governo nazionale bisogna riconoscere che l’inizio del 2015 mostra qualche nuovo segnale di ottimismo. Pur essendo non semplice valutare quanto sia merito dei provvedimenti e dell’azione dell’esecutivo e quanto sia conseguenza di fattori esterni, sembra ci sia qualche miglioramento all’orizzonte. In particolare si aspetta con favore l’applicazione del Jobs Act che pare aver riattivato le assunzioni nel mercato del Lavoro. In generale non si può negare che vi sia una forte leadership e ed un chiaro disegno politico almeno nelle intenzioni. Speriamo quindi che questi piccoli segnali di ottimismo si rafforzino e diventino stabili. Due sono invece i problemi che preoccupano dell’azione di governo: l’atteggiamento un po’ troppo trionfalistico e l’applicazione concreta dei provvedimenti.Sul primo punto il rischio è che il desiderio di evidenziare le buone cose fatte diventi una sorta di atteggiamento di snobismo per le critiche e i suggerimenti e una forma di arroccamento e di chiusura.



Se infatti è evidente lo strapotere politico del governo e l’assenza quasi totale di un alternativa politica credibile a livello nazionale , il pensiero di poter governare indisturbati sino al 2018 non deve diventare occasione per ‘rilassarsi’ e ‘chiudersi nel Palazzoì. Secondariamente, sarebbe forse meglio non presentare tutti gli interventi legislativi del Governo come rivoluzioni quando, per il momento, sono solo buone correzioni di rotta. Continuare a gridare alla rivoluzione può servire a mantenere il consenso nel breve periodo, ma rischia di diventare un boomerang se poi questa ‘rivoluzioneì nei fatti non si vedesse.I casi delle difficoltà di Garanzia Giovani, dell’alluvione di Genova , del Fisco e delle Partite Iva dovrebbero consigliare più prudenza.Il secondo punto è che una volta annunciate e approvate le Riforme, spesso, il risultato di queste, non viene ‘scaricato a terra’, ma si perde nella mancata emanazione dei decreti attuativi, nella resistenza di chi non vuole perdere potere, nella confusa interpretazione di norme sempre più intricate e nella sovrapposizione dei livelli istituzionali.



Due sono i fattori che vanno segnalati e che impediscono alle idee del Governo e alla leadership di Renzi di diventare realtà rapidamente: il sistema dei capi di gabinetto e dei vertici amministrativi di agenzie, ministeri ed enti locali non è cambiato (http://www.lavoce.info/archives/33214/renzi-anno-dopo-fu-vera-rottamazione/), e, dove è cambiato, non si sono scelti sempre i migliori.Secondariamente il sistema di scrittura delle leggi e di emendamento di quelle precedenti continua ad essere farraginoso e poco comprensibile.Su questo punto ricordo chiaramente come all’inizio del Governo Renzi la grande ventata di cambiamento promesso avesse lasciato posto a qualche perplessità quando si sono visti i primi ‘criptici’ e ‘obsoletiì decreti legge, scritti con le solite modalità burocratiche. Si è subito capito che i tempi si sarebbero allungati e sarebbe stata dubbia l’efficacia di questi decreti.La macchina pubblica sembra infatti continuare a non funzionare, di conseguenza non può essere la Soluzione ai problemi, ma diventa il Problema.Si spera quindi di vedere presto qualche novità in merito alla Riforma della Pa e alle Riforme Costituzionali, altrimenti questa volontà di cambiamento rischia di diventare un ondata di rimpianti e di illusioni, vedendosi dilatare la distanza tra realtà e intenzioni.



Sul piano locale è invece ormai maturo un bilancio per la giunta Maroni e Regione Lombardia, che amministrano uno dei territori più importanti e ricchi dell’economia nazionale. Qui il giudizio è meno positivo. Il sistema di potere delle amministrazioni precedenti non è stato sostituito da nulla di coerente e la realtà politica e amministrativa va avanti a strappi e ritirate. Sembra infatti mancare un progetto politico chiaro e una direzione all’attività amministrativa. Un’ onesta gestione è un po’ troppo poco per la regione più importante e moderna del Paese. Il peggioramento di Trenord, i problemi della Sanità, la vicenda Aler e Pedemontana sono solo alcuni segnali di una macchina politica/amministrativa che si è inceppata e i cui problemi sono diffusi proprio perché nascono innanzitutto dal vertice della Regione, che stenta a prendere provvedimenti impopolari o semplicemente non riesce a coordinare progetti e attività in modo efficace.Nonostante il tentativo di cavalcare politicamente i pochi risultati positivi di un amministrazione poco coesa e sfiduciata, dove sono più le paure e i rancori a farla da padrone, non si vedono molti segnali di un miglioramento concreto, anzi.

I pochi risultati positivi derivano dall’architettura costruita nei decenni passati e i nuovi inserimenti hanno sostituito, in molti casi al ribasso in termini di qualità e leadership il management precedente e i vertici delle società regionali. Speriamo che le prossime nomine siano improntate alla logica della qualità e della professionalità e non siano una riedizione della logica fiduciaria o della lottizzazione politica. Se così non fosse la Lombardia sarà destinata ad un lento ed inesorabile declino amministrativo. Da questo punto di vista, sia a livello locale che a livello nazionale è arrivato il momento però che la Politica e la Pubblica Amministrazione si confrontino con i migliori esempi di gestione internazionale e del settore Privato invece che limitarsi a confrontarsi con gli esempi non sempre ottimali di casa nostra. Ai cittadini rimane il compito di giudicare dove la qualità dell’amministrazione sta migliorando e dove si sta peggio di prima. I soli buoni propositi ora non bastano più.