Prosciolti perché il “fatto non sussiste” due genitori italiani imputati per “alterazione di stato” per la trascrizione dell’atto di nascita dei loro figli gemelli nati quattro anni fa con il cosiddetto “utero in affitto”, in Ucraina. La quinta sezione penale, presieduta da Annamaria Gatto, ha infatti accolto la richiesta del loro legale, l’avvocato Ezio Menzione. I due coniugi milanesi, quattro anni fa, erano andati a Kiev dove attraverso una maternità surrogata avevano avuto i due gemelli. Poi è sorto il problema quando si sono recati all’ambasciata italiana in Ucraina per richiedere la trascrizione dell’atto di nascita, che era stato redatto dall’ufficiale civile ucraino indicando di essere padre e madre dei due bambini. Secondo il pm, però,”il fatto che l’atto di nascita non sia trascrivibile nei registri italiani non vuol dire che l’atto sia falso o provenga da illecito, ossia si può essere genitori in Ucraina, senza esserlo in Italia”. L’atto non è stato annullato: anche il pm Luisa Baima Bollone aveva chiesto l’assoluzione dei due genitori, ma aveva formulato la richiesta per “l’eventuale annullamento della trascrizione dell’atto di nascita” ucraino in Italia. Tuttavia il collegio ha dichiarato il proscioglimento dall’accusa, senza disporre la nullità dell’atto. E, come ha chiarito il legale della coppia, “i miei assistiti si sono recati in ambasciata a testa alta, hanno detto ciò che avevano compiuto in Ucraina in base alle leggi di quel Paese e che non si poteva compiere in Italia (la maternità surrogata) e lo hanno ammesso con chiarezza, a differenza di ciò che è capitato in altri casi”. (Serena Marotta) 



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