Silvio Berlusconi – dopo tanti anni dovrebbero averlo capito amici e nemici – è un tipaccio molto pratico, molto realista e che alla fine fa sempre la cosa più semplice e nel modo più semplice. Tutto ciò che si legge in queste ore è quindi “spin”, cioè voci interessate, e “controspin”, cioè voci controinteressate, di amici e soprattutto nemici. Si candida sindaco di Milano? Suggestioni degli amici, parte del gioco della trattativa con Matteo Salvini, aspirante da sempre primo cittadino del capoluogo lombardo. Vuole cacciare Tizio, Caio e Sempronio? Controspin dei nemici di Tizio, Caio e Sempronio. Corre da solo verso la bella morte politica? Suggerimenti dadaisti di dardeggianti consiglieri come Giuliano Ferrara. Smania dalla voglia di tornare in campo alla grande e in primissima persona e in primissima linea? “Whishfull thinking” – massì, come ai bei tempi – di aspiranti cercatori di rielezione facile in groppa al solito Cavaliere. Studia il modello Sarkozy per risorgere ancora una volta con un centrodestra neotradizionale? Contestualizzazione di parte alfaniana che fa soltanto ricordare al Cav i risolini del non amico Nicolas ai tempi di quella sciagurata conferenza stampa antiberlusconiana con Angela Merkel.



Nulla di tutto ciò che si legge in queste ore sui giornali è berlusconianamente corretto, ma tutto in fondo è anche berlusconianamente ispirato. Perché tutto fa gioco, il caos innalza comunque il ruolo di motore anche immobile del centrodestra di ieri, oggi e domani che comunque, nel bene e nel male, è incarnato da un imprenditore imprestato, anzi, in comodato d’uso alla politica da vent’anni. Silvio Berlusconi, in realtà, dipendesse soltanto da lui, ha in mente una e una sola soluzione, semplice e per nulla imprevedibile: l’accordo tra Forza Italia, ormai ridotta a una lista personale Forza Silvio, e la Lega nord di Matteo Salvini. Gli altri? Se ci stanno bene, se non ci stanno benone lo stesso. Berlusconi sta soltanto scrivendo il contesto giusto del patto migliore con Salvini, sapendo che per il leader della Lega sul tavolo della trattativa c’è soprattutto Milano. E Milano è la città che ama, Silvio.

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