Stamattina ero in tram in piazza Cinque Giornate, a duecento metri dal Tribunale, quando l’autista ha fatto scendere i passeggeri. La corsa si fermava lì. Sono cose che capitano spesso: il tram è diretto in centro e in centro si svolgono manifestazioni e cortei.
Ma il motivo, questa volta, è diverso. La strada è sbarrata dalla polizia. Dopo pochi minuti si è saputo il motivo: una sparatoria in tribunale, tre morti.
Ho raggiunto la mia meta dopo un lungo giro: attorno la vita continuava come prima. Sul tram richieste di chiarimento sul percorso e sulle fermate, conversazioni al telefono, un gruppo di studenti scherza. Fuori il traffico consueto, forse un po’ di più. E a duecento metri tre morti. Sentivo un senso di oppressione al cuore, qualcosa di simile all’angoscia, che le poche Ave Maria smozzicate qua e là non riuscivano a calmare. Per fortuna mi aspettava un amico per pranzare insieme. Di fronte alla morte non è bene restare soli.
Una morte così., in uno dei luoghi simbolo di questa città, Milano, così amata, così bella nonostante le sue brutture; in uno dei luoghi che si immaginano più sicuri dalla pallottole, anche se tanti fatti hanno insegnato quanta violenza vi alberghi, ma anche quanto lavoro, quanto esercizio dell’ingegno.
L’unico commento, prima che la vita scorresse indifferente, è stato: “Ma non ci sono i metal detector? Come ha fatto a entrare uno con la pistola?”
Fatto sta che è entrato e ha ucciso.
“….di doman non c’è certezza” scriveva a suo tempo Lorenzo il Magnifico per il Carnevale. Entrando nei loro uffici, nessuno poteva prevedere quanto sarebbe avvenuto da lì a poco. Non c’è certezza neanche per l’ora dopo.
Come convivere con una insicurezza così palpabile, in una città che si prepara all’Expo, che si muove attivamente e che desidera, come tutte le città e i paesi, lavorare in pace?
La protezione della Madonnina, certo. La commozione della Pietà Rondanini, certo. La preghiera dei tanti anziani e ammalati che, chiusi nelle loro case, ricordano chi corre e si affanna. La silenziosa presenza che riempie le chiese dai tabernacoli con il loro lume rosso. Tutto questo non viene in genere considerato, eppure c’è.
Ma oggi non è bastato a fermare la mano dell’assassino. E spinge a chiedersi se non ci sia in questa città, il cui cielo oggi è bello proprio come il cielo di Lombardia quando è bello, troppa rabbia, troppa indifferenza, troppa estraneità, troppa fretta.
Quei tre morti così vicini, uccisi in un luogo inattaccabile, forse sono un monito a fare della propria vita qualcosa non solo di privato, ma un’opera civile, l’arte di una compagine di persone che sanno di appartenere alla stessa terra, ricca di tradizione e di bontà. Piccolo e sincero omaggio a un sacrificio così crudo.
Ma oggi non è bastato a fermare la mano dell’assassino. E spinge a chiedersi se non ci sia in questa città, il cui cielo oggi è bello proprio come il cielo di Lombardia quando è bello, troppa rabbia, troppa indifferenza, troppa estraneità, troppa fretta.
Quei tre morti così vicini, uccisi in un luogo inattaccabile, forse sono un monito a fare della propria vita qualcosa non solo di privato, ma un’opera civile, l’arte di una compagine di persone che sanno di appartenere alla stessa terra, ricca di tradizione e di bontà. Piccolo e sincero omaggio a un sacrificio così crudo.