Era abbastanza ovvio che attorno all’Expo si cogliessero i primi vagiti di campagna elettorale per il sindaco di Milano. Così è, anche se siamo ancora prima dei vagiti.

Forse. Mentre il destro-leghista Matteo Salvini non ha fatto mistero di prendere in considerazione l’idea di conquistare Milano e l’ex ministro Corrado Passera parla del capoluogo lombardo e butta l’amo nello stagno del centrodestra tentato anche dall’opzione De Albertis (Triennale), il sindaco in carica, Giuliano Pisapia, ringalluzzito dalla buona partenza dell’Esposizione, rinfrancato dalle molte richieste di ripensarci rispetto all’idea di non ricandidarsi e inorgoglito dalla Milano che ha rimesso a posto Milano dopo il passaggio dei barbari, Pisapia, no, non intende correre e si gode l’ultimo anno “renziano”, ma nell’accezione di un ritrovato spirito – un po’ da bullo – però nel senso buono, cioè di essere “libero da eccessi di condizionamento politico”.



Certo, il sindaco ha scritto un libro che è anche un manifesto, dunque è probabile che, più che ad andare in pensione, pensi un po’ più in grande, che poi sia Regione (attenzione però che lì ci sarà forse un Maurizio Martina expoforte in corsa) o partito alla sinistra del Pd si vedrà. L’assessore Pierfrancesco Majorino correrà – dicono (quasi) tutti – ma per spirito di unità, abbastanza presto, si fermerà dopo aver tastato il terreno. Anche l’ex candidato alla presidenza della Regione Umberto Ambrosoli potrebbe riflettere.



Molti vorrebbero convincere Stefano Boeri, che però non vuole, anche se i suoi comunque si danno da fare. Chi un po’ si defila, ma restando in prima fila a quasi tutti gli eventi cittadini, è il parlamentare del Pd Emanuele Fiano. Ecco, Fiano è dato per certo nella corsa. Però – si diceva – è attorno a Expo che si fanno le prime mosse. E se alla Consob riunita in Expo Fiano era nelle prime file, beh, Giuseppe Sala era sul palco. Ma Sala è un manager, non un politico! – si dice – Difficile trasformarlo in un leader accalappiavoti. Lo si diceva anche dell’avvocato Pisapia, che guarda caso attorno a sé allora aveva la stessa squadra di comunicatori che oggi aiuta Sala ad Expo2015. Ah, Matteo Renzi, infine, chiama Sala “Beppe”.